Al termine di una giornata che era iniziata con un vertice al Quirinale col Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il premier incaricato, Giuseppe Conte, sembra più vicino a realizzare la sintesi tra le istanze di M5s e del Pd per la formazione del nuovo governo. Se ieri sera, dopo il durissimo intervento di Luigi Di Maio al termine dell'incontro di Conte alla Camera, l'ipotesi di un fallimento definitivo e dello scioglimento delle Camere aveva ripreso quota, ora quella di un accordo è tornata ad essere la più plausibile. Lo confermano, oltre le dichiarazioni "in chiaro" fatte dai partecipanti al vertice di Palazzo Chigi tra le delegazioni di M5s, Pd e Conte, anche quelle lasciate filtrare da entrambi le parti in causa.
"Passi avanti", infatti, è stata la formula utilizzata sia in casa grillina che in quella dem per definire l'esito del vertice, con dei ragionamenti che hanno insistito ciascuno sui rispettivi punti programmatici "di bandiera" ma che non hanno messo in discussione l'esito positivo dell'incontro. Se sulla sponda M5s hanno sottolineato che da Conte è arrivato un ok convinto allo stop a nuovi inceneritori, alle concessioni sulle trivelle e alla revisione delle concessioni autostradali e al taglio dei parlamentari, da quella Dem è stato evidenziato che "gran parte" delle proposte del Partito democratico sono state accolte, a partire dal taglio del cuneo fiscale e una nuova legge sull'immigrazione.
L'intenzione di Conte, dunque, è quella di accelerare e di presentare per lunedì il documento di sintesi sul programma di governo. Un lavoro che avanza spedito per la parte riguardante il programma ma, sempre stando a quanto filtra, non avrebbe ancora sciolto tutti i nodi politici, in primis quello del vicepremier e quello della squadra, per i quali ci sarà bisogno di un supplemento di incontri.
Nel pomeriggio, Luigi Di Maio ha riunito lo stato maggiore del Movimento in un appartamento privato del centro di Roma per fare il punto della situazione, ma la questione che più lo riguarda da vicino, e cioè quella della sua eventuale conferma a vicepremier, non potrà che essere sciolta da un vertice a tre con Nicola Zingaretti e il premier incaricato Conte che i più danno per imminente (entro domani) prima che Conte porti a termine il documento di sintesi.
Sempre dal fronte M5s, è arrivata oggi una lunga precisazione, in vista del delicato voto sulla piattaforma Rousseau sul governo giallorosso: 10 punti in cui il blog delle stelle ha "smontato" le accuse di inefficienza sulla piattaforma. Segno che la consultazione che avverrà nei prossimi giorni e' considerata uno snodo decisivo per la nascita del nuovo esecutivo, al netto delle trattative e delle garanzie di Conte. Che, tra l'altro, deve fronteggiare nelle ultime ore il malumore dell'ala sinistra di quella che dovrebbe essere la maggioranza giallorossa: da Leu, infatti, sono arrivati segnali chiari di insofferenza per un ruolo ritenuto finora marginale.
Su tutti, spicca quello dell'ex presidente del Senato Pietro Grasso, che ha accusato Pd e M5s di voler "fare da soli".
Da parte sua, Matteo Salvini, in Trentino, torna con forza a invocare il voto e intensifica gli appelli al Capo dello Stato affinché sciolga le Camere, senza però utilizzare toni particolarmente duri nei confronti dell'ex alleato Di Maio, le cui parole di ieri hanno verosimilmente indotto il leader leghista a una certa prudenza.