La mossa piazzata da Luigi Di Maio al termine delle consultazioni con Giuseppe Conte rischia di far saltare il banco tra Pd e M5s. Il discorso, dai toni ultimativi, con cui il capo politico dei pentastellati torna a minacciare la via del mancato accordo e del voto anticipato fa riavvolgere bruscamente il film della trattativa e riporta il confronto "al via", come detto, in un paragone efficace, dalla vice segretaria del Pd, Paola De Micheli.
La tensione è talmente alta che, dopo le dichiarazioni del capo politico M5s nella sala della Regina di Montecitorio, il segretario del Pd annulla l'incontro che aveva in programma con lui. A Palazzo Chigi, viene convocato un incontro 'riparatore' cui, insieme al presidente del Consiglio incaricato, prendono parte i dem Andrea Orlando e Dario Franceschini, e i capigruppo M5s, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva.
"La delegazione del Pd, indicata dal segretario Nicola Zingaretti - si legge in una nota diffusa dal Pd al termine dell'incontro - ha partecipato oggi pomeriggio ad un incontro richiesto dal presidente incaricato con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle e con lo stesso premier Conte. L'incontro è servito a porre l'esigenza di un chiarimento sulle dichiarazioni di Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni, come precondizione per proseguire nel percorso avviato negli scorsi giorni".
Tranchant la risposta M5s affidata ai due capigruppo, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva: "Noi siamo il partito di maggioranza relativa e riteniamo che in una trattativa le pre-condizioni non facciano bene. Noi oggi in conferenza stampa, dopo aver incontrato il presidente incaricato, abbiamo messo al centro i temi, i 20 punti che per il M5s sono importanti, fondamentali, ed è su questo che vogliamo aprire il confronto con il partito democratico, lo faremo da domani mattina, però è difficile accettare le pre-condizioni. Credo che si possa lavorare in modo costruttivo a partire dai punti che abbiamo messo sul tavolo".
Il negoziato sul programma prosegue
Le due delegazioni si incontreranno quindi di nuovo domani mattina, alle 9:30, a palazzo Chigi, per proseguire il confronto sul programma "condiviso" sul quale eèstato avviato il percorso, come anticipato da Conte, in una nota al termine dell'incontro, in cui ha fatto sapere anche che lunedì proseguirà le consultazioni incontrando una delegazione delle popolazioni colpite dal terremoto e le associazioni dei disabili.
Ma il problema sembra rimanere la dura presa di posizione di Di Maio e i paletti fissati dal vicepremier, anche sui temi come quello dell'immigrazione e del taglio dei parlamentari. O sulla caratura 'super partes' del presidente del Consiglio incaricato. il che equivale a dire, di fatto, che se a guidare Palazzo Chigi non c'è una figura 'targata' M5s, il Movimento può rivendicare la poltrona di vicepremier.
"Oggi si potrebbe dar vita a un Conte bis - ha scandito Di Maio a Montecitorio - uso il condizionale perché sono stato molto chiaro: o siamo d'accordo a realizzare punti del programma o non si va avanti".
Il nodo dei decreti sicurezza
Tutte le dichiarazioni del capo politico M5s sono state improntate a una certa rigidità, almeno nei toni, anche nelle parti non incompatibili con le richieste della controparte Dem. A partire dalla leggi sulla sicurezza, per il quale il Pd ha richiesto sostanziali modifiche che vadano nella direzione indicata nei rilievi del Capo dello Stato: "Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza - ha detto - vanno tenute in considerazioni le osservazioni del capo dello Stato ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti. Ho detto - ha aggiunto - che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo".
"Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto", ha detto ancora. Un irrigidimento, quello del vicepremier, che non ha mancato di suscitare reazioni negative in casa Pd, a strettissimo giro: la prima è giunta con un tweet del vicesegretario Andrea Orlando, che ha definito "incomprensibile" la conferenza stampa di Di Maio, chiedendogli con "chiarezza" se "ha cambiato idea".
"Patti chiari, amicizia lunga"
Poi è intervenuto il segretario Zingaretti, il quale ha chiesto a Di Maio "patti chiari, amicizia lunga". "Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde", ha ricordato. "Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte".
Intanto, sul blog delle Stelle, il Movimento ha smentito le indiscrezioni di stampa in merito alla possibilità che i gruppi votino la fiducia a un governo con il Pd, anche nel caso in cui gli iscritti di Rousseau si pronuncino contro. "I gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle hanno un ruolo importante e stanno lavorando intensamente in questi giorni per definire un possibile programma di governo, nell'esclusivo interesse degli italiani, poi la parola passerà agli iscritti certificati della piattaforma Rousseau e ci atterremo, com'è ovvio, alla loro decisione", è stato chiarito.