Resta stretto, per ora, il sentiero della trattativa tra Pd e M5s per la formazione di un governo giallorosso, anche se da Biarritz le parole di Giuseppe Conte sembrano dare fiato a chi, all'interno dei Dem, non chiude a prescindere a un Conte-Bis. La questione della conferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, posta da Luigi di Maio nella cena a sorpresa di ieri sera col segretario Dem Nicola Zingaretti, sembra dunque permanere l'ostacolo principale all'accordo tra le due forze e un potenziale terreno di attrito coi renziani.
Ad Amatrice, dove era presente nelle vesti di governatore del Lazio alla commemorazione per il terzo anniversario del sisma, Zingaretti ha ribadito quanto affermato ieri dopo il faccia a faccia con Di Maio, tenendo il punto sul 'no' al Conte bis e chiedendo alla controparte un governo "in discontinuità" con quello gialloverde.
Fatta eccezione per il nome del premier, Zingaretti non vede problemi irrisolvibili nel merito delle questioni in campo: "Siamo disponibili e aperti ad ogni tipo di confronto - ha scritto su Facebook - e la sede nazionale del Pd è aperta e continueremo a lavorare per cercare di aprire una nuova stagione politica", aggiungendo a voce che occorre "che questa fase vada fatta ascoltandoci e rispettandoci l'uno con l'altro".
La preoccupazione più grande, per il leader del Nazareno, sembra essere piuttosto quella dell'ambiguità dei grillini sul rapporto con la Lega, per il quale i Dem vorrebbero una parola chiara e definitiva di chiusura: "Mi auguro non esista - ha sottolineato Zingaretti - l'ipotesi del doppio forno". Più espliciti sono stati il vicesegretario Andrea Orlando e il capogruppo al Senato Andrea Orlando.
Il primo ha manifestato sui social una certa irritazione per l'atteggiamento degli esponenti grillini: "L'altro ieri c'erano i 10 punti tassativi - ha scritto su twitter l'ex-Guardasigilli - ieri alle 14 il taglio dei parlamentari. Alle 21 Conte o morte (questione non posta alle 14). Cosi' è molto complicato..", prima di rilanciare la polemica rispondendo ad un follower che gli chiedeva cosa ci fosse di male in un Conte bis: "Non c'è niente di nauseante - ha risposto - ci sono cose percorribili e altre no. L'unica cosa - ha aggiunto - che non si puo' fare è cambiare ogni 6 ore le carte in tavola". Quanto a Marcucci, resta la convenzione che un accordo e possibile ma "senza ultimatum e veti".
Il fronte interno nel Partito democratico
L'altro fronte, per il Pd, è quello interno. Pesano come una spada di Damocle sul quartier generale Dem le parole pronunciate da Matteo Renzi nell'audio rubato al Ciocco, in cui afferma che se qualcuno farà saltare tutto "contravvenendo alle regole interne, non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni".
Per ora l'ex-segretario non esce allo scoperto ma nel suo entourage il 'mood' sembrerebbe quello di una disponibilità di massima ad accettare un governo presieduto da Giuseppe Conte. I segnali, in questo senso, non mancano ma potrebbero emergere chiaramente nelle prossime ore, nel caso la maggioranza del partito tenesse il punto sul veto a Conte.
Maria Elena Boschi osserva che "sul 'Conte bis' solo il segretario eventualmente puo' cambiare quella posizione", mentre il senatore Tommaso Cerno va un po' in là, affermando che "chi parla di Conte bis sbaglia. Come fu per De Gasperi - aggiunge - sarebbe un Conte due", per dire che un nuovo esecutivo con la sua guida non sarebbe compatibile col governo di svolta invocato da Zingaretti. Il ragionamento che fa Renzi, si osserva sempre negli ambienti più vicini a quest'ultimo, e che è stato già espresso in tempi non sospetti in più di un'intervista concessa da quando è scoppiata la crisi, è che se per Zingaretti è necessaria discontinuità sia nei nomi che nel programma, per Renzi il problema non è il nome del premier, ma i contenuti del programma del governo e che veti sui nomi sarebbero fuori luogo.
Un ragionamento che coincide con le parole pronunciate a Biarritz proprio da Giuseppe Conte, quando ha detto che "le persone sono secondarie" dopo aver chiuso definitivamente la porta alla Lega. Parole accolte positivamente dai renziani, anche perché la chiusura netta nei confronti di Salvini da parte di Conte sembra andare incontro alle richieste del Nazareno a M5s per uno stop al "forno" leghista. Nodi che dovranno essere sciolti necessariamente prima di martedi' sera: il punto finale sulla trattativa si farà nella direzione che con ogni probabilità si terrà martedì pomeriggio al Nazareno, il giorno prima dell'incontro decisivo col Capo dello Stato al Quirinale.