La proposta di Matteo Salvini di votare la riforma della Costituzione, che prevede il taglio del numero dei parlamentari, e poi andare in tempi rapidi al voto, presenta chiari ostacoli di ordine costituzionale. In poche parole si tratta di un'ipotesi impossibile da realizzare.
Non ha dubbi Sabino Cassese, giurista e giudice emerito della Corte costituzionale, che in un'intervista all'Agi chiarisce tutti gli ostacoli giuridici e non della questione, sbilanciandosi anche su un suggerimento per il futuro: "Prima di fare proposte" sarebbe meglio consultare "quei grandi esperti di questi temi che sono i prefetti".
Sui tempi del voto della riforma, previsto per il 22 agosto, Cassese spiega che, essendo una modifica della Costituzione, si tratta di un atto molto importante e che "senza un governo in carica, durante una crisi" non si può "procedere alla quarta votazione".
Il giurista non nasconde perplessità nemmeno sulla diminuzione del numero dei parlamentari: "Aumenta il distacco tra elettori ed eletti", sottolinea, e necessita di "modifiche ulteriori" anche per quanto riguarda "l'elezione del presidente della Repubblica".
In particolare sul 'timing' della crisi, e in particolare la proposta di Salvini di votare la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari e poi andare in tempi rapidi al voto, di fatto "congelando" la riforma per tutta la prossima legislatura, Cassese è netto: "Vi sono chiari ostacoli di ordine costituzionale. Infatti, in assenza di una votazione a maggioranza qualificata di due terzi alla terza e quarta votazione, può esser richiesto il referendum confermativo. Questo comporta tempi tecnici necessari, in base alla Costituzione, che impediscono elezioni immediatamente dopo il quarto passaggio parlamentare. Né si può, come pure accennato dal ministro dell'Interno, approvare una riforma costituzionale, metterla poi subito in frigorifero ed applicarla in data differita. Perché il ministro dell'Interno, prima di fare proposte, non consulta quei grandi esperti di questi temi che sono i prefetti?".
Peraltro il 20 agosto si voterà la sfiducia a Conte al Senato, mentre per il 22 è calendarizzato alla Camera il voto sulla riforma costituzionale: "L'esito della riunione del 20 non è noto. Non sappiamo se la mozione sarà ritirata, e se Conte non preferirà dimettersi prima della votazione della mozione. Comunque, come si può procedere alla quarta votazione di un atto tanto importante senza un governo in carica, durante una crisi di governo?".
Quanto all'ipotesi di un nuovo governo M5s-Pd, bollata dalla Lega come "ribaltone", Cassese ricorda: "Alle elezioni politiche del 2018 Lega e M5S andarono in competizione. Solo dopo 89 giorni dalle elezioni, riuscirono a trovare un accordo. Come quello fu un accordo parlamentare, diverso dagli accordi vecchio stampo tra Berlusconi e Bossi, così potrebbe essere cercato e trovato un accordo in Parlamento per un nuovo governo. Non dimentichiamo che le elezioni politiche si sono svolte poco piu' di un anno fa, che la Costituzione prevede elezioni ogni cinque anni, che prima dello scioglimento, per rispetto della volontà popolare, occorre verificare la possibilità di altri accordi di governo. Insomma, non sono i sondaggi che scandiscono i tempi delle crisi e delle loro soluzioni".
Infine, entrando nel merito della riforma sul taglio dei parlamentari, il costituzionalista spiega: "A favore c'è un argomento che mi pare nessuno abbia indicato: da cinquant'anni, vi sono altri venti legislatori (i consigli regionali). Quindi, una riduzione di quelli nazionali ha una giustificazione. Tuttavia, bisogna riconoscere che la riduzione del numero dei parlamentari aumenta il distacco tra elettori ed eletti e aumenta contemporaneamente la dipendenza degli eletti dalle segreterie dei partiti (per rendersene conto, basta fare un confronto con i circa 600 collegi inglesi, nei quali si radica il rapporto stretto tra "Member of the Parliament" e sua "costituency"). Poi, una riforma di questo tipo ha bisogno di modifiche ulteriori. Pensi soltanto alla elezione del Presidente della repubblica, per la quale il parlamento è integrato da 58 eletti dalle regioni. Se il numero dei parlamentari diminuisce, bisognerà anche diminuire il numero degli eletti delle regioni che partecipano alla scelta del presidente".