Se l'esito della crisi è ancora incerto, un dato appare come acquisito: la "resurrezione" politica di Silvio Berlusconi. C'è molta attesa, infatti, per l'incontro che il Cavaliere dovrà avere a Palazzo Grazioli nelle prossime ore con Matteo Salvini, che ieri si e' affrettato, preso atto del decorso complicato della situazione, a far sapere di voler riannodare i fili del rapporto con Forza Italia.
Alle ultime consultazioni al Quirinale, nell'aprile del 2018, la scena di Berlusconi che mimava le priorità del centrodestra per il governo mentre a parlare era Matteo Salvini, aveva fatto il giro del mondo. Ed era stata utilizzata per una valanga di meme sui social e di commenti, che concordavano su un fatto: il declino politico del Cavaliere.
Sorpassato dalla Lega alla elezioni politiche e - si disse - costretto a fare l'istrione per rubare la scena al leader leghista, l'ex-premier si apprestava a giocare un ruolo subalterno, se non marginale, sulla scena politica dei mesi a venire.
Uno scenario che sembrava confermato dai successivi sviluppi, con la decisione di Salvini di abbandonare gli alleati tradizionali di centrodestra e dare vita all'esecutivo gialloverde, e avvalorato ancora un paio di settimane fa, quando la fuoriuscita di Toti e la "rivolta" di Mara Carfagna sull'azzeramento dei coordinatori aveva fatto parlare di rapida estinzione di Forza Italia.
In pochi giorni, invece, l'innesco repentino della crisi operato da Salvini e le conseguenze che questo ha avuto sulle strategie politiche, con il rischio per il vicepremier di rimanere impantanato nella palude parlamentare, ha restituito al Cavaliere un ruolo cruciale. E questo sia dal punto di vista delle dinamiche interne al centrodestra, con un peso specifico che al momento è superiore a quello di Fratelli d'Italia dati i numeri presenti in Parlamento, sia da quello dei gangli parlamentari della crisi, dove - come si è visto oggi - il ruolo della "fedelissima" Elisabetta Alberti Casellati è fondamentale nella gestione dei tempi.
In quest'ottica, le "stoccate" di oggi dei grillini nei confronti del ministro dell'Interno, che si sono concentrate sul riavvicinamento con Berlusconi e sono culminate con la battuta di Di Maio che ha paragonato Salvini al cane Dudù che torna ad Arcore, suonano come una certificazione della ritrovata centralità.
Le condizioni del Cavaliere e del Capitano
L'ex premier, nella giornata di ieri, ha riunito i 'big' azzurri in via del Plebiscito, da Bernini e Gelmini, da Tajani a Ghedini e Letta. Solo quest'ultimo viene riferito è contrario ad un nuovo 'abbraccio' con il leader del partito di via Bellerio.
Un segnale che il mondo moderato guarda con favore alla possibile nascita di un esecutivo istituzionale o in ogni caso di fine legislatura. Ma Berlusconi per ora appare determinato: "non possiamo dire di no a Salvini, il centrodestra deve restare unito".
Ma non è un sì senza se e senza ma. Sul tavolo ci sono condizioni chiare che dovranno essere inserite all'interno di un patto 'blindato'. E che prevede oltre il tema delle candidature, dei collegi e c'è chi dice anche dei posti di governo (circola la voce nella ex maggioranza - senza alcuna conferma ufficiale - di una offerta di Salvini a Casellati quale ministro della Giustizia e un ruolo anche per Bernini), anche il sì dell'ex presidente del Consiglio in Parlamento.
Non è poi detto che in caso di urne il Cavaliere si candidi, ma intanto Berlusconi stoppa le voci di 'veti'. E in ogni caso - sottolinea un 'big' azzurro - da Salvini non è mai arrivata una tale condizione. Berlusconi vuole dall'alleato 'pari dignita'', ritiene che Salvini debba parlare apertamente di coalizione e se vuole l'appoggio di tutto il partito azzurro non potrà basare le candidature sulla base dei sondaggi attuali.
La discussione è aperta, anche perché il responsabile del Viminale con i suoi è stato chiaro: chi pensa alla vecchia riedizione del centrodestra si sbaglia. Ovvero se alleanza ci sarà dovrà essere 'sovranista'. Con una direzione chiara sui contenuti ma anche sulle alleanze in Europa.
Pesa per esempio l'atteggiamento degli azzurri nelle istituzioni europee. Ma pesa ancor di più il fatto che il Cavaliere al momento - questo il convincimento tra i leghisti - non controlla più il partito.