Tutti lo invocano ma Sergio Mattarella prosegue nella sua linea di presidente notaio, tutt'al più arbitro, anche in questa concitata crisi agostana. A fronte delle diverse invocazioni giunte da più parti ad assumere decisioni per dirimere l'intricata situazione seguita alla scelta della Lega di ritirare la fiducia al governo Conte, il capo dello Stato intende mantenere il suo profilo istituzionale.
Una distanza, per ora, resa plasticamente dalla scelta di concedersi qualche giorno di relax all'Ammiragliato della Maddalena: una manciata di giorni di vacanza in attesa di entrare in campo, se sarà necessario. Ieri mattina il capo dello Stato ha assistito alla messa nell'oratorio militare, poi nel pomeriggio ha fatto un breve in giro in barca con alcuni familiari. Oltre alle poche telefonate ricevute, il presidente ha letto i giornali, informandosi così sugli ultimi sviluppi e domani attenderà le decisioni della conferenza dei capigruppo del Senato per capire i tempi della crisi.
Tanti scenari, nessuna certezza
Solo dopo lo svolgimento del dibattito sulle comunicazioni del premier Conte e dopo le decisioni dei partiti, e un eventuale voto, il presidente Mattarella potrà avere un quadro chiaro della situazione.Molte sono infatti le incognite, oltre alla preoccupazione per la tenuta dei conti pubblici, che il Presidente dovrà valutare e, solo in base a come si comporranno le decisioni degli attori in gioco, potrà decidere il da farsi.
Ci sarà un voto di sfiducia o Conte si dimetterà prima del voto? Sarà pronta una maggioranza alternativa o i voti necessari a dar vita a un governo di scopo saranno distanti dalla maggioranza? Qualcuno proporrà un governo elettorale per evitare che gli attuali inquilini di palazzo Chigi, premier e vicepremier, conducano il Paese al voto o non ci sarà intesa nemmeno su quello? Chi invoca il voto e chi non lo vuole hanno la forza parlamentare per imporre le loro scelte?
Tutte variabili non indifferenti davanti alle quali è ora impossibile ipotizzare un iter preconfezionato. Iter preconfezionato che comunque Mattarella non vuole apparecchiare: sono ben diversi i tempi rispetto al 2011 quando il suo predecessore, mentre l'Italia era sotto attacco degli speculatori, condusse in porto l'operazione Monti.
Il Presidente della Repubblica seguirà quindi l'evolversi istituzionale della crisi. Attenderà quindi di vedere se Conte si dimetterà o sarà sfiduciato e solo dopo un passaggio di tal genere indirà le consultazioni. A quel punto tutto dipenderà dalle scelte dei partiti e dai numeri che i loro leader porteranno al Colle.
Il governo di scopo a cui lavorano M5s e una parte del Pd avrà i voti necessari? Le dimissioni di Conte saranno irrevocabili? Al momento, quel che si registra è ancora una forte incertezza da parte di diversi protagonisti, troppi i punti interrogativi per avere un quadro chiaro. Dopo la capigruppo di oggi si comincerà a diradare un po' di nebbia e solo dopo il dibattito in Senato il Capo dello Stato potrà convocare tutti al Quirinale per chiedere loro cosa intendono fare.
Si sa che non sempre le dichiarazioni pubbliche corrispondono a quelle rese nel clima riservato dello Studio alla Vetrata durante le consultazioni e solo una volta ascoltate le 'confessioni' di premier e leader di partito il pallottoliere, che insieme alla Costituzione, guida le scelte del Capo dello Stato, darà il responso su come uscire da una crisi alquanto anomala.