La cosiddetta 'regola della culla' è la regola - non scritta ma entrata ormai a pieno titolo, e da molto tempo, nella prassi istituzionale e parlamentare - che prevede, in caso di sfiducia al governo, che il presidente del Consiglio si presenti nell'Aula che per prima gli ha votato la fiducia, alla nascita dell'esecutivo. Ecco perché la sfiducia a Giuseppe Conte sarà discussa al Senato, ed è al Senato infatti che la Lega ha presentato la mozione di sfiducia: fu proprio a Palazzo Madama che il premier, il 5 giugno di un anno fa, incassò il primo via libera del Parlamento al suo governo, con 171 voti favorevoli.
Così come la regola dell'alternanza - che assegna una volta alla Camera e quella successiva al Senato la priorità di ascoltare il programma politico del nuovo governo - il principio della culla è una delle regole non scritte alle quali, tuttavia, si sono sempre attenuti i presidenti dei due rami del Parlamento.
Come per tutte le regole, in effetti, un'eccezione c'è stata, nel febbraio 1988. I due presidenti di Camera e Senato - allora, Nilde Iotti e Giovanni Spadolini - decisero di invertire l'iter e fecero avviare il dibattito sulla sfiducia al governo Goria a Montecitorio, anziché a Palazzo Madama. A spingere i due presidenti a infrangere la regola della culla, rileggendo i resoconti di quelle giornate, furono i motivi che diedero il via alla crisi, cioè i ripetuti attacchi dei 'franchi tiratori'. Visto che gli episodi si erano succeduti tutti alla Camera, Iotti e Spadolini decisero di spostare il dibattito sulla crisi dal Senato alla Camera, per evitare che i deputati insorgessero vedendosi 'recapitare' solo un discorso scritto.