Matteo Salvini ha indicato ieri mattina, in una telefonata a Giuseppe Conte, i nomi dei leghisti candidati alla poltrona di commissario europeo. Poco prima dell'incontro con la presidente del futuro esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, il segretario leghista ha fornito al premier l'elenco. Massimo riserbo sulla 'rosa' dei prescelti, da entrambi partiti, M5s e Lega, considerato che oggi si è solo iniziato un negoziato delicato che prevede diversi incroci e incastri.
I nomi forniti da Salvini - sui quali però non vi sono conferme ufficiali - sarebbero quelli del vice ministro all'Economia, Massimo Garavaglia, della titolare alla Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, e del responsabile dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio. Tra i nomi che circolano restano anche quello di Lorenzo Fontana che, appena insediato agli Affari europei dalla Famiglia, dovrebbe traslocare nuovamente.
Ma negli ambienti di via Bellerio e nei palazzi romani circola anche il sospetto, o forse il desiderio, che possa tornare in gioco, a sorpresa - nel caso in cui l'Italia si aggiudichi il portafoglio ambito della Concorrenza - il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che si è tirato fuori dalla partita una decina di giorni fa.
Giorgetti potrebbe davvero rientrare in gioco?
Il sospetto è stato alimentato dalle dichiarazioni di Salvini ieri in un'intervista a Skytg24: a chi gli chiedeva se Giorgetti sarebbe rimasto al governo, ha risposto dando un limite temporale, "Per ora sì". Quel che è certo è l'impegno di Conte. Il presidente del Consiglio crede ancora nella possibilità di ottenere la Concorrenza - spiegano da Palazzo Chigi - e pretende un Commissario con "deleghe piene e caratura politica". "Come già si è speso per Giorgetti quando la sua candidatura era in campo, il premier sta conducendo, con lealtà questa battaglia per la Lega", viene fatto notare. Nell'incontro con von der Leyen il negoziato è stato solo avviato - viene spiegato - e non si sarebbero fatti nomi ma solo ragionato sul profilo del candidato.
Conte - si insiste - vuole un Commissario dal profilo politico, non un tecnico, cui sia affidato un portafoglio economico importante. Il che significa - si aggiunge - un portafoglio tra Concorrenza, Commercio o Industria, con preferenza per la prima che "rimane comunque sul tavolo".
Von der Leyen insiste molto sul fatto che l'esecutivo che guiderà dovrà mantenere un equilibrio di rappresentanza di genere. E questo influirà anche sulla scelta del Commissario italiano, che dovrà essere scelto in incastro con quelli indicati dagli altri 27 Paesi. Ma l'ex ministra tedesca non avrebbe al momento chiesto a Roma di avanzare due nomi, quello di un uomo e quello di una donna, come preannunciato dopo la sua elezione.
A von der Leyen - viene ricostruito - Conte ha chiesto quindi un portafoglio economico, e che "non ci sia uno svuotamento o spacchettamento delle deleghe". Il presidente del Consiglio - si insiste - è fortemente impegnato affinche' "l'Italia ottenga il Commissario che merita".
"Rivendichiamo un portafoglio economico di primo piano, perché riteniamo che un portafoglio del genere sia adeguato alle ambizioni e alle responsabilità che vuole assumersi l'Italia", ha affermato il premier, incontrando la stampa a Palazzo Chigi. "Siamo disponibili a proporre e concordare il profilo di un candidato il più possibile adeguato per competenze e disponibilità a questo ruolo, nell'interesse dell'Italia e dell'Europa intera".
I dubbi di Salvini
Nel partito di via Bellerio, invece, c'e' molta diffidenza nei confronti di quanto accade a Bruxelles, dopo che la Lega è l'unico partito europeo che non è riuscito ad aggiudicarsi neanche una vicepresidenza di commissione a Strasburgo. Salvini non è per niente convinto che l'Italia riuscirà ad aggiudicarsi la Concorrenza e teme che qualsiasi suo uomo sia respinto al mittente dal voto del Parlamento.
"È assurdo che le istituzioni dell'Unione Europea non capiscano che è necessario ascoltare anche le istanze che porta avanti la Lega, partito più votato d'Europa e di un Paese importante come l'Italia - lamenta il ministro Fontana - È bene che si parli di riforma di Dublino, ma la prima questione è agire sulle cause che generano i flussi, invece mi pare che l'Africa sia stata lasciata fino ad oggi agli interessi di Paesi come la Cina. Mi chiedo inoltre se, nell'affrontare la questione del libero mercato, si terrà conto delle nostre piccole e medie imprese o, piuttosto, come troppo spesso fatto in passato, si guarderà solo agli interessi delle multinazionali che ci hanno abituato a gravi pratiche di elusione fiscale, dumping salariale e concorrenza sleale proprio a danno delle pmi. Il tema ambientale è importante, ma lo sono anche il lavoro, le nostre produzioni, la nostra agricoltura".
"Su questi e su altri temi - conclude - sarebbe il caso di aprire al dialogo con noi, che abbiamo idee e proposte, ma vista la partenza temo che anche questa sarà una commissione non dissimile dalla precedente, che non porterà il cambiamento atteso in Europa".