Lo chiama "quello lì" Di Maio, riferendosi a Salvini. In un incontro a porte chiuse con gli attivisti di Cosenza, il vicepremier M5s non fa mistero della sua irritazione: "L'atteggiamento della Lega è insopportabile. Ogni volta - ha spiegato - che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell'altro là e dobbiamo fare un accordo. Ogni volta". Una sorta di sfogo, anche perché il Mise - ha ricordato - "ha fermato Siri che ha provato sull'eolico a fare business con la mafia". Poi arriva la precisazione del suo staff: "Si è solo concesso un linguaggio più colloquiale e diretto in virtù della circostanza", precisano dal suo staff.
"Mi chiamo Matteo", la risposta ironica del responsabile del Viminale. Nella Lega invitano a tener conto del "silenzio" del Capitano. "Non bastano più le parole, servono fatti". Il minisro dell'Interno resta in modalità "zen" in attesa degli sviluppi politici, alla vigilia della settimana più calda dell'estate, la prossima, con l'arrivo del decreto sicurezza bis al Senato e la discussione della mozione M5s sulla Tav. In una giornata segnata dal funerale del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, cui ha preso parte in mattinata a Somma vesuviana, Salvini ha voluto mantenere il silenzio dei giorni scorsi (a parte note e tweet, Salvini non fa dichiarazioni a voce da giovedì).
"Io non parlo, lascio parlare gli altri, fanno tutto da soli" ha commentato coi suoi, lamentandosi però delle frasi pronunciate dal leader del M5s: "Stamane mi hanno girato dieci dichiarazioni di Di Maio, erano tutti dei 'no': no all'autonomia, no alla Tav". Giancarlo Giorgetti stamane ha derubricato a "fantasie" le indiscrezioni riguardo a un suo piano per un governo di minoranza che traghetti il Paese vero il voto anticipato a primavera. Ma secondo fonti governative leghiste, Salvini non ha ancora deciso cosa fare e tiene ancora tutte le porte aperte, compresa quella della crisi a inizio agosto. Anche se i suoi collaboratori e amici, presenti a Milano marittima, dove è in vacanza con il figlio maggiore, tagliano corto: "Ormai il governo va avanti".
Tanti sono i nodi sul tavolo del governo. È scontro sull'autonomia. Al momento non ci sarebbero stati chiarimenti tra le due forze che hanno contratto il programma, soprattutto sulla questione delle risorse. La Lega si aspetta che il dossier venga portato nel prossimo Consiglio dei ministri, ma il M5s frena. È scontro sulla riforma della Giustizia: la Lega è pronta a bocciare il testo che il Guardasigilli dovrebbe portare nel Cdm di mercoledì. È scontro sulla Tav: per il partito di via Bellerio "è una cosa fuori dal mondo dire che abbiamo cambiato idea". Il capogruppo alla Camera Molinari considera la mozione M5s "un atto ostile" al premier Conte, una dichiarazione di sfiducia. "Sostenete le stesse idee del Pd e della Francia", la replica pentastellata. Ed è scontro soprattutto sulla manovra. Oggi il premier Conte ha presentato alle parti sociali le ricette del governo per rilanciare il sud ma nella Lega si mette al primo posto la flat tax. "Senza potremmo non votare la manovra", ha ipotizzato il capogruppo della Lega al Senato, Romeo.
Il 'casus belli' per rompere il patto di maggioranza potrebbe essere proprio il nodo sul taglio delle tasse. Qualora la maggioranza riuscisse a superare lo scoglio del Senato sul dl sicurezza, la spaccatura tra M5s e Lega, ipotizza un 'big' del Carroccio, potrebbe avvenire proprio a settembre. Con un patto per portare a termine ordinatamente l'iter della legge di bilancio per non provocare un aumento dello spread e poi ricorrere alle urne.
"Così non ce la facciamo a trovare un'intesa, soprattutto a prepararci ad uno scontro con l'Europa", osservano le stesse fonti. Ma ogni scenario è possibile, spiegano fonti parlamentari della Lega. Del resto lo stesso Salvini nelle scorse settimane ha ripetuto che la finestra è sempre aperta, se M5s continua a porre dei paletti. Perché in queste ore - sottolinea un altro 'big' della Lega - Di Maio ha alzato il livello dello scontro.
Quindi i riflettori sono puntati prima sul dl sicurezza. "Ma quali no? Voi bloccate le riforme del Paese", la risposta M5s che punta a calendarizzare per il 15 settembre la riforma del taglio del numero dei parlamentari. Una mossa per 'blindare' la legislatura. "In questo momento il partito unico non vede l'ora di far cadere il governo", taglia corto Di Maio. Domani intanto a palazzo Chigi si discuterà della ricostruzione del ponte di Genova. Si punta alla proroga di un altro anno della struttura di commissariamento ma non è escluso che si parli anche di Gronda e del tema della revoca della concessione ad Autostrade.