David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento europeo. L'esponente Pd, a Strasburgo nel gruppo dei Pse, è stato eletto con 345 su 667 imponendosi sul conservatore ceco Zahradil, la verde tedesca Keller, 42 la "sinistra" spagnola Rego.
Ma a favore di Sassoli hanno giocato anche gli equilibri, sempre importanti quando si tratta di incarichi europei: la Germania fa il pieno ottenendo la presidenza della Commissione e la Francia ottiene la presidenza della Banca Centrale Europea.
Cosa ha detto nel discorso dell'elezione
L'emergenza climatica, il rilancio dell'economia sociale di mercato, l'attenzione per la parità di genere e l'importanza dei valori fondanti dell'Unione europea: il discorso di insediamento del neoeletto presidente ha affrontato questioni di ampio respiro e soprattutto alcuni dei temi più scottanti dell'attuale fase storica per il vecchio continente.
In particolare, Sassoli si è rivolto ai giovani che manifestano da mesi sulle piazze di tutta Europa per difendere il futuro del pianeta: "A voi diciamo: aiutateci a essere più coraggiosi nell'affrontare le sfide del futuro, considerate il Parlamento come un vostro punto di riferimento".
Ma il presidente ha anche fatto un richiamo al Consiglio: "Non rinviate le decisioni - ha detto riferendosi in particolare alla riforma del regolamento di Dublino approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento nella scorsa legislatura e ferma davanti ai 28 - e non date adito alla domanda dei cittadini, dov'è l'Europa?".
Chi è David Sassoli
Dai primi passi nei quotidiani locali al Parlamento Europeo: quella di David Maria Sassoli, nuovo presidente dell'Europarlamento, è una storia umana e politica legata in maniera indissolubile al Partito Democratico.
Occhio ceruleo, mascella volitiva, Sassoli sembra perfetto per un incarico di anchorman in una Tv americana. Gli esordi da giornalista lo vedono però impegnato lontano dai riflettori dei media mainstream, nelle testate locali e nelle agenzie di Firenze, dove Sassoli nasce nel 1956.
L'upgrading avviene con il passaggio alla redazione romana de Il Giorno dove, per sette anni, racconta la politica e non solo. Il 3 luglio 1986, a trent'anni, diventa giornalista professionista. Nel 1992 entra in Rai come inviato di cronaca del Tg3.
Il suo volto entra nelle case degli italiani che imparano a conoscerlo anche per la collaborazione con l trasmissione Il Rosso e il Nero, di Michele Santoro. Nel 1996 gli viene affidata la sua prima trasmissione, Cronaca in Diretta, un contenitore di Rai 2 e, poco tempo dopo, passa a condurre Prima, rotocalco quotidiano del Tg1.
Passa a condurre il Tg1 delle 13.30, poi quello delle 20 e infine, con Gianni Riotta alla direzione, diventa vice direttore della testata della rete ammiraglia del servizio pubblico.
L'incontro con la politica avviene grazie a un sindaco di Roma che si mette in testa di fondare un partito, mettendo insieme le due grandi tradizione della politica italiana, quella di sinistra del Pci-Pds-Ds e quella cattolica e popolare della Dc poi confluita nella Margherita: è uno dei primissimi 'nativi dem' visto che aderisce al partito non appena Walter Veltroni tiene a battesimo la propria creatura politica. Lo fa candidandosi con successo alle elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009 come capolista nell'Italia Centrale e raccoglie la bellezza di 412.500 preferenze, un record che gli frutta il 'titolo' di primo eletto nella sua circoscrizione oltre a quello di capogruppo del Pd all'Europarlamento.
Sulle ali dell'entusiasmo annuncia di voler dedicare "tutta la sua vita" all'attività politica. Tre anni dopo, però, Sassoli fa in conti con una prima, bruciante, delusione: è il 2012, a Roma si vota dopo cinque anni di governo di centrodestra. Il Pd sente in mano la vittoria, ma è anche atteso alle primarie per la scelta del candidato sindaco.
Allo start sono in tre: David Sassoli, Paolo Gentiloni e Ignazio Marino, il chirurgo genovese passato per un incarico come senatore del Pd. Per Sassoli, fiorentino adottato dalla Capitale, è l'occasione per il grande salto. Ma a vincere sarà proprio Marino, seguito da Sassoli e da Paolo Gentiloni che, cinque anni dopo, diverrà presidente del Consiglio.
Si ricandida alle elezioni Europee nel 2014, quelle del 40,8% del Partito Democratico. Le preferenze per lui, ancora candidato nell'Italia centrale si dimezzano, ma il suo lavoro tra i banchi di Bruxelles e Strasburgo è riconosciuto dai compagni del Pse - nel quale il Pd è confluito per scelta dell'allora segretario Matteo Renzi - e dagli avversari.
Il 1 luglio di quell'anno diventa vice presidente del Parlamento Europeo con 393 voti, risultando il secondo più votato in quota Pd-Pse. L'ultimo capitolo della sua carriera è storia recente: alle elezioni di maggio ottiene 128.533 preferenze, ottenendo la terza elezione.