"Ti comunico la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita": lo scrive il deputato dem, Luca Lotti, in un post su Facebook in cui si rivolge direttamente al segretario del partito Nicola Zingaretti, rispondendo alle richieste di autosospensione giunte da alcuni dirigenti alla luce dell'inchiesta sulle nomine alle procure.
"Lo faccio non perché qualche moralista senza morale oggi ha chiesto un mio passo indietro. No. Lo faccio per il rispetto e l’affetto che provo verso gli iscritti del Pd, cui voglio bene e perché voglio dimostrare loro di non avere niente da nascondere e nessuna paura di attendere la verità", aggiunge Lotti.
Il contrattacco dell'ex ministro
L'esponente renziano risponde poi colpo su colpo ai compagni di partito che ne avevano richiesto l'allontanamento. In primo luogo è a Luigi Zanda, senatore e tesoriere del partito, che Lotti guarda quando sottolinea che "fa sorridere" che la richiesta arrivi proprio da chi è stato "coinvolto - a cominciare da una celebre seduta spiritica - in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese". Il riferimento è al caso della seduta spiritica nel corso della quale, nell'aprile del 1978, si cercò di scoprire il luogo di detenzione di Aldo Moro. Zanda era all'epoca collaboratore del ministro dell'Interno Cossiga.
"La verità è una sola e l'ho spiegata ieri: non ho fatto pressioni, non ho influito nel mio processo, non ho realizzato dossier contro i magistrati, non ho il potere di nominare alcun magistrato. Chi dice il contrario mente. Quanti miei colleghi", chiede ancora Lotti, "durante l'azione del nostro Governo e dopo, si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell'ideologia, dell'invidia, dell'ipocrisia?"
Un passo indietro chiesto da molti
Lotti ha quindi ceduto alla richiesta di un passo indietro proveniente dalla maggioranza dem, una autosospensione per il tempo necessario perché si faccia chiarezza su quanto avvenuto nelle cene con l'ex presidente dell'Anm, Luca Palamara, il procuratore al centro dell'inchiesta sul mercato delle nomine che ha scosso la magistratura italiana, e con l'altro eletto del Pd, Cosimo Ferri.
Mercoledì il segretario del partito Nicola Zingaretti aveva rimarcato che "agli esponenti politici protagonisti di quanto è emerso non viene contestato alcun reato" stigmatizzando qualsiasi tentazione di processo mediatico e, tuttavia, aggiungendo che "il Pd non ha dato mandato a nessuno di occuparsi degli assetti degli uffici giudiziari. Il partito che ho in mente non si occupa di nomine di magistrati". Parole suonate alle orecchie di Lotti come un distinguo, una presa di distanza: "Anch'io faccio parte del 'suo' Pd e non ho il potere di fare nomine che, come noto, spettano al Csm".
"Comportamento inaccettabile". L'attacco di Calenda
Molto più duro Carlo Calenda, secondo il quale "quello di Luca Lotti non è affatto un comportamento normale. È al contrario inaccettabile da ogni punto di vista. A quale titolo e con quale scopo si concertano azioni riguardanti magistrati? Il Pd deve dirlo in modo molto più netto rispetto a quanto fatto fino ad ora".
Il timore è che l'inchiesta in corso possa vanificare gli sforzi del partito in direzione di una ripresa dei consensi, anche in virtù delle tensioni sempre presenti nel governo che potrebbero portare al precipitare verso elezioni anticipate. A prendere le difese dell'ex ministro il renziano Michele Anzaldi, che ricorda a Calenda le cene organizzate (e mai consumate) in nome dell'unità del partito: "Prima voleva ricucire, ora da neo eletto Pd polemizza ogni giorno con un collega di partito diverso. Basta qualche anticipazione di giornale per una condanna?"
Le frasi incriminate
"Io strategicamente vi darei il suggerimento di chiudere tra il 27, 28 e 29". "Si vira su Viola, sì ragazzi" sono le frasi attribuite a Lotti e captate dalla procura di Perugia, che indaga per corruzione su Palamara. Frasi che sembrano attribuire un ruolo attivo dell'ex ministro nelle manovre che puntavano a rimuovere il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, titolare dell'inchiesta sui genitori dell'ex premier Renzi, e a scegliere un magistrato 'ad hoc' al posto del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone andato in pensione poco più di un mese fa.
E su Roma Lotti, già sottosegretario di Renzi, ha un interesse personale: rischia di finire sotto processo per il caso Consip: è accusato di favoreggiamento per aver rivelato l'inchiesta a Luigi Marroni, ex amministratore delegato dell'azienda che gestisce gli appalti pubblici. Lotti fu iscritto sul registro degli indagati il 21 dicembre del 2016, il giorno dopo l'audizione, davanti ai pm di Napoli, dello stesso Marroni, che aveva ammesso di aver saputo dall'allora ministro dell'indagine aperta dalla procura partenopea.