"La condanna per me è scattata sette anni fa, quando questa storia è iniziata. Come affronto il processo? Come una scalata col maltempo. Se devo arrivare in cima, ci arrivo". Così al Corriere della Sera il viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, imputato per peculato nell'inchiesta sulle cosiddette spese pazze in Regione Liguria.
"Sono diventato Danzica", afferma, "è surreale. Mi danno già tutti per condannato, sono arrabbiato nero". E sui Cinquestelle: "Vorrei capire con chi hanno parlato. Io confido nella magistratura. Ma lo sapete che a Genova, la mia città, tanti che votavano il Movimento gli hanno tolto il voto per me?".
Dimissioni? "Hanno ragione, ma nel contratto c'era anche scritto che Armando Siri non si doveva dimettere fino al rinvio a giudizio. Per loro era inaccettabile in campagna elettorale e quindi hanno bloccato ogni mediazione. O il contratto si applica sempre, o non si applica. Raggi doveva andare a casa due volte e anche Appendino".
Sulle dimissioni Rixi ha affermato: "Io ho già detto a Matteo Salvini - che deciderà lui, ha la mia massima disponibilità. Faccio quello che decide Salvini, non quello che decide Di Maio". E se fosse Conte a chiederlo? "Non so se è il caso, non possiamo sempre fare passi indietro. Bisogna capire qual è la mediazione. Conte è il mio premier, ma se io sono viceministro è perché lo ha voluto Matteo. Quella legge, fatta ai tempi di Monti, è una roba sbagliata. Non puoi mettere l'esecutivo sotto ricatto. Devi dire di sì a tutti, sennò il primo no che dici arriva uno e ti fa un esposto alla procura".