Siamo già a fine legislatura? Salvini, forte del trionfo alle Europee, farà subito pesare a Di Maio il risultato e accompagnerà con un 'prendere o lasciare' i dossier più cari alla Lega, come ad esempio il via libera alla Tav e l'Autonomia? O i due vicepremier troveranno un equilibrio capace di traghettare l'esecutivo oltre le secche della sessione di bilancio senza eccessivi contraccolpi, scongiurando almeno per un altro anno le elezioni anticipate?
A Montecitorio, come è noto, il vero lunedì è il martedì, quando il Transatlantico riprende lentamente vita dopo il week-end lungo e attorno ai divanetti si formano i capannelli di parlamentari e giornalisti. Nel day after effettivo delle elezioni, le domande obbligate sul futuro del governo hanno cominciato a risuonare di buon'ora e le risposte degli addetti ai lavori sono, prevedibilmente, diverse.
"Secondo me - dice Goffredo De Marchis, di Repubblica - non si va ad elezioni anticipate. Non mi sento di dire che sarà un governo di legislatura, ma nel breve a mio avviso non ci saranno elezioni. Penso che questo governo farà la prossima legge di bilancio, trovando maggiore ascolto in Europa di quanto crediamo. L'Unione europea - conclude De Marchis - non è interessata a far saltare l'Italia alla vigilia della sessione di bilancio".
La pensa come lui, ma con motivazioni differenti, Pasquale Laurito, decano dei giornalisti parlamentari e animatore della "Velina rossa": "In questo momento - dice - non si va ad elezioni anticipate. Vedo qui in Transatlantico deputati grillini in crisi, che sono in Parlamento da nemmeno due anni e non ci pensano proprio ad aprire la crisi. E meno che mai Di Maio, che però, per coerenza - aggiunge Laurito - dopo quello che disse a Renzi sul dovere di dimettersi dopo la sconfitta elettorale, dovrebbe fare altrettanto come Capo politico di M5s".
Per il vicedirettore dell'Huffington post Alessandro De Angelis "è difficile fare previsioni, ma in linea di massima direi che non si va ad elezioni a breve. Di Maio è spalle al muro ma, con un calo di consensi e una crisi del Movimento che pare irreversibile, dove va se apre la crisi di governo? Non ha alleanze, è in perdita di consensi da un anno, non penso che una formazione in queste condizioni critiche, in termini politici e identitari, possa permettersi una crisi al buio proprio ora".
Sul fronte di quelli che vedono la crisi all'orizzonte c'è Augusto Minzolini, storico notista politico de La Stampa ed ex-direttore del Tg1: "Giugno è andato, ci sono tempi tecnici insormontabili. In autunno si è votato l'ultima volta dopo la guerra di Libia, quindi non mi pare probabile. Credo che la forza propulsiva di questo governo - osserva Minzolini - si esaurirà dopo elezioni importanti come quelle dell'Emilia-Romagna, dove il risultato potrebbe avere un grande impatto, con una regione rossa storica che passa alla Lega. Per cui vedo elezioni nella primavera del 2020".
Su questa lunghezza d'onda si colloca Lina Palmerini, prima firma politica del Sole 24 ore: "Sì, secondo me si vota entro un anno. Io non escluderei l'ipotesi, benchè rara, di elezioni in autunno, anche se ovviamente la data più naturale sarebbe la primavera del 2020. Quello che è certo - aggiunge - è che M5s deve ancora metabolizzare quello che è successo. Sono ancora sotto choc e devono capire il da farsi".
Si chiama fuori, infine, Francesco Verderami, del Corriere della Sera: "Non partecipo al gioco del 'toto-voto', ma posso dire che saranno loro, nei prossimi mesi, a farci giocare...".