Il giorno dopo il voto europeo, Matteo Salvini scende nella sala stampa di via Bellerio e parla da 'dominus' dell'esecutivo M5s-Lega. Forte dell'oltre 34 per cento ottenuto dal suo partito, il segretario leghista, pur confermandola "lealtà" al contratto di governo e sostenendo di non avere altre "ambizioni" che rimanere ministro dell'Interno ancora "a lungo", scandisce le priorità che vede dell'immediato futuro: una manovra "coraggiosa" e "improntata al taglio delle tasse", concordata con le categorie produttive, la sigla dell'intesa con le Regioni che hanno chiesto maggiore autonomia e la realizzazione delle grandi opere; Tav Torino-Lione compresa.
"Nessuno ha la golden share in questo governo", garantisce, "dopo la decantazione" necessaria, "da domani si lavora". Ma non è cosi' automatico che i 5 stelle approvino senza colpo ferire il "cronoprogramma" che Salvini dice di avere fissato. Il 'capitano' leghista conferma di aver avuto contatti con Luigi Di Maio solo via messaggi (a causa della stanchezza di entrambi, rimasti fino a tardi a seguire l'esito del voto). Ma lo "sentirò già oggi", assicura.
E da Bruxelles è in arrivo una lettera
"Nervi saldi e testa alta", è l'invito che rivolge all'alleato di governo, che si dice certo "tornerà a crescere". Diversamente da ieri sera, quando era stato duro nel lamentare gli "attacchi quotidiani e vergognosi" subiti in una campagna elettorale in cui la Lega, a suo giudizio, avrebbe combattuto "ad armi impari" avendo "tutti contro", il leader del primo partito italiano sembra oggi non infierire troppo sull'alleato, crollato nei consensi al 17 per cento. In particolare, Salvini chiarisce subito di aver sentito Giuseppe Conte e di avergli ribadito che la "lealtà della Lega non è mai stata messa in discussione".
Gli altri due temi chiave presuppongono un mutamento nei rapporti con l'Unione europea e riguardano la politica migratoria e i vincoli economici imposti da Bruxelles. Su questo ultimo fronte, Salvini dice di sapere che è in arrivo una "lettera al nostro Paese". "Vedremo come sarà. Ma, se fosse alla vecchia maniera, con la richiesta di tagli, allora diremo 'no'", scandisce. A chi gli domandase insisterà nel chiedere uno sforamento del rapporto deficit/Pil al 3%, risponde: "Non ho voglia di sfidare nessuno ma non sto a impiccarmi a un parametro, un numero, a una regoletta. In Europa bisogna rivedere le politiche sulla crescita. Dagli italiani abbiamo avuto un mandato anche a ridiscutere i parametri europei".
Così come sui migranti: "Riace e Lampedusa vedono la Lega primo partito: segno che la richiesta di immigrazione limitata e controllata non è solo un capriccio di Salvini ma la chiedono gli italiani ed è una delle prime battaglie che andremo a vincere nella nuova Europa".
Un'unica frecciata. Sul caso Siri
Unica stilettata agli alleati di governo arriva, però, quando si riserva di ringraziare, sul finale, Armando Siri, di cui Giuseppe Conte e il M5s hanno deciso l'uscita dal governo dopo l'accusa di corruzione. E, proprio con riferimento al caso Siri, aggiunge: "Questo voto dimostra che gli italiani sono un popolo per bene, innocente fino a prova contraria; processi sulla pubblica piazza nel 2019 non appassionano". Frecciata anche al Pd e al suo segretario Nicola Zingaretti che lo hanno accusato di essere il leader "pericoloso" di questo governo: Salvini li definisce "arroganti" detentori di una "presunta superiorità".
Infine, il lavoro per la formazione del nuovo gruppo in Europa. Sentiti già Marine Le Pen, Nigel Farage e Viktor Orban (che però, seppur sospeso, al momento è nei Popolari), Salvini conferma di stimare che il nuovo gruppo dei sovranisti conterà "tra i 100 e i 150 eurodeputati".