Il ministro dell’Interno lancia il concorso #VinciSalvini, che consentirà a chi interagisce maggiormente con le sue pagine social di prendere un caffè con il leader della Lega. A presentare l’iniziativa è stato quattro giorni fa lo stesso Matteo Salvini che, svestite le uniformi delle forze dell’ordine o le sue celebri felpe, si improvvisa presentatore di quiz televisivi per spiegare le regole e i premi in palio in un video pubblicato sul web.
“Più mi piace metti ai post sulla mia pagina Facebook, più veloce sei, più punti accumuli -, annuncia il vicepremier -. Da quest'anno guadagni punti anche con i like su Instagram e con i ‘retweet' su Twitter. Cosa si vince? Soldi? Zero. Ogni giorno un post con la tua foto che diffonderemo ai 6 milioni di amici. Per i più fortunati una chiacchierata al telefono con me”.
Strategia che vince non cambia: giunto alla seconda edizione, il concorso replica quello tenuto in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Come allora, la chiamata è rivolta ai sostenitori della Lega che sperano di poter interagire con “il capitano”, come lo chiamano i suoi fan. In cambio, lo staff del ministro potrà avere informazioni più precise sul coinvolgimento della propria base in vista delle elezioni europee, che si terranno il prossimo 26 maggio.
Cosa cambia con le nuove norme europee sui dati
Tuttavia, a differenza della prima edizione, stavolta la campagna #VinciSalvini deve fare i conti con il Regolamento generale per la protezione dei dati (Gdpr), entrato in funzione nel frattempo, che obbliga i titolari del trattamento di dati a dare conto in modo molto più preciso di come verranno utilizzate le informazioni raccolte.
Così è possibile leggere che l’utente acconsente alla trasmissione di informazioni quali il proprio nome, cognome, sesso, indirizzo di posta elettronica, Stato, comune di residenza, numero di cellulare, riferimento account Instagram e riferimento account Twitter. Dati che, assicura il privacy disclaimer del concorso, “saranno conservati per il periodo di tempo necessario per il conseguimento delle finalità per le quali sono raccolti e trattati e, in ogni caso, non oltre il 31 maggio 2020”.
Meno fortuna avevano avuto le informazioni raccolte nella prima edizione della competizione: la notte tra l’8 e il 9 febbraio del 2018, un collettivo di hacker si era introdotto nei server della Lega, dai quali aveva trafugato circa 23 gigabyte di email. Tutt'oggi disponibile su alcuni siti legati al panorama hacker, l’enorme archivio contiene anche quelle di centinaia di utenti che avevano aderito alla prima edizione di #VinciSalvini, di cui sono quindi ancora reperibili nomi, cognomi e indirizzi email.
Essendo avvenuto prima del 25 maggio 2018 (giorno in cui è diventato pienamente effettivo il Gdpr), il furto di informazioni aveva avuto conseguenze limitate. In merito era stata avviata un’istruttoria da parte del Garante per la privacy, che non aveva potuto far altro che prendere atto della disattivazione dei sistemi informatici presi di mira dagli hacker.
Ma come saranno utilizzate le informazioni raccolte?
Un primo obiettivo, si legge nell’informativa sulla privacy del sito, consiste “nell’elaborazione di statistiche per promuovere lo sviluppo e le attività del Movimento”. Dunque ancora la profilazione degli utenti, che ha fatto la fortuna di aziende e partiti politici nell’epoca dei big data. Anche se non meglio precisata, l’elaborazione potrebbe infatti consistere nell’archiviazione e sincronizzazione delle informazioni raccolte tra i vari profili che l’utente è invitato a sottoporre all’attenzione del concorso.
Per fare più punti è necessario totalizzare un alto livello di interazioni: incentivo affinché l’utente metta a disposizione della campagna sia il profilo Facebook sia quello Twitter e Instagram (novità rispetto all’edizione passata). I dati così raccolti potrebbero quindi essere elaborati dalla Lega per Salvini Premier, dando allo staff del ministro dell’Interno una grande quantità di informazioni sui propri sostenitori.
Eppure ancora non si può parlare di big data: al pomeriggio del dieci maggio, la classifica dei partecipanti al concorso conta meno di 6.500 utenti. Tuttavia, sembra che il sito stia raccogliendo anche alcune informazioni di chi si collega pur senza accedere al profilo o avere un account.
Sulla pagina infatti risultano presenti cinque cookies - dall’inglese “biscottini”, piccoli file che i siti web memorizzano sul computer del visitatore - di cui solo uno necessario per il funzionamento del servizio.
Gli altri quattro, individuati grazie a strumenti automatici che ne consentono l’identificazione, risultano essere cookie destinati alla raccolta di informazioni statistiche da parte di Google Analytics. Ma questa tipologia di traccianti, secondo quanto previsto dal Gdpr, “deve essere autorizzata espressamente e con un gesto positivo da parte dell’utente”, come ha spiegato ad Agi Giovanni Battista Gallus, avvocato esperto di diritti digitali e membro del Circolo dei Giuristi Informatici. Ogni volta che si accede a un sito conforme al Regolamento si è infatti chiamati a prestare il proprio consenso alla raccolta di informazioni, che non può avvenire in modo implicito per il solo fatto che si sta navigando su quella pagina.
Ma diversamente da quanto prescritto dal Gdpr, nell’informativa sui cookies del concorso si precisa la possibilità per l’utente di porre il rifiuto “di usare i cookies selezionando l’impostazione appropriata sul vostro browser, ma ciò potrebbe impedirvi di utilizzare tutte le funzionalità di questo sito web. Utilizzando il presente sito web, voi acconsentite al trattamento dei Vostri dati da parte di Google per le modalità e i fini sopraindicati”.
Un meccanismo dunque automatico e per il quale non è richiesto che l’utente esprima esplicitamente il suo consenso. In una prova, Agi ha riscontrato l’installazione di 3 cookies in soli quattro minuti dall’accesso, senza che venisse richiesta alcuna autorizzazione. Informazioni che “verranno trasmesse e depositate presso i server di Google negli Stati Uniti” - come si legge nell’informativa -. Compreso il vostro indirizzo IP”.
Un'iniziativa accolta con scetticismo
In anticipo su critici e “rosiconi”, nel suo video il vicepremier si rivolge direttamente “ai giornaloni, agli intellettualoni, ai professoroni, agli analisti, ai sociologi”, intuendo il tenore delle critiche che sarebbero arrivate di lì a poco e rivendicando il diritto suo e dei suoi elettori a utilizzare la rete liberamente. Ma anche se l’hashtag #VinciSalvini è diventato virale in breve tempo, a una prima lettura i commenti sembrano rivelare molto più sarcasmo che sostegno.
Probabilmente meno attese, critiche dello stesso tenore hanno popolato i commenti sotto il tweet dal quale Salvini ha lanciato l’iniziativa: a fronte di circa 4.700 like e 900 retweet, la gran parte dei 4.500 commenti sembrano essere molto critici verso il concorso, accusato alternativamente di “svilire la politica” o di essere un’iniziativa “pietosa”.
Non una novità, dal momento che già da mesi si parla di un crollo dei consensi di Salvini sui social, come anche riportato lo scorso inverno da Tpi. È forse questa la ragione per la quale lo staff della Lega ha voluto inaugurare una nuova raccolta di informazioni sui sostenitori del ministro. Anche se finora sembra aver avuto più successo con i dati di curiosi e “rosiconi”.