Si infiamma la polemica sull'applicazione del decreto Salvini sui migranti. Se il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha salutato con soddisfazione la sentenza che ha dato ragione a due richiedenti asilo che si erano visti negare l'iscrizione anagrafica agli uffici comunali sulla base del "decreto Salvini", ordinando al Comune di iscriverli - e dichiarando inoltre che il Comune l'applicherà senza opporsi - il ministro dell'interno Matteo Salvini l'ha definita invece "vergognosa".
Il vicepremier aggiunge: "Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra - ha aggiunto Salvini - Ovviamente faremo ricorso contro questa sentenza, intanto invito tutti i Sindaci a rispettare (come ovvio) la Legge".
La decisione dei giudici
In mezzo al duro botta e risposta, la sentenza del giudice di Bologna: con provvedimento del 2 maggio il Tribunale ordinario di Bologna ha infatti accolto integralmente il ricorso presentato da una cittadina extracomunitaria richiedente asilo, alla quale era stata respinta la domanda di iscrizione anagrafica presso il Comune di Bologna, in forza del decreto. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Paola Pizzi e Antonio Mumolo, volontari dell'Associazione Avvocato di strada Onlus.
La donna, ospite di una struttura di accoglienza, aveva dichiarato di aver lasciato il proprio paese sentendosi perseguitata a seguito della sparizione del proprio marito e del figlio e di non disporre di una sistemazione alloggiativa stabile.
Il giudice, Matilde Betti, ha riconosciuto la fondatezza della domanda presentata in via cautelare dalla ricorrente e ha quindi ordinato al sindaco di Bologna di applicarla. In discussione, l'ostacolo previsto dal decreto sicurezza e ribadito in una successiva circolare inviata dal ministero dell'Interno a tutti i Comuni, secondo cui il permesso di soggiorno non costituisce più titolo per l'automatico riconoscimento all'iscrizione all'anagrafe.
Per il tribunale bolognese invece, si legge nell'atto, "la norma non contiene un divieto esplicito di iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, bensì evidenzia come il permesso di soggiorno per richiesta asilo non vale a consentire l'iscrizione anagrafica del richiedente in base a tale permesso. La dizione 'non costituisce titolo per la iscrizione anagrafica' - si legge ancora nella sentenza - pone un immediato problema interpretativo, poiché nel quadro normativo non si rinvengono situazioni di fatto o titolarità di documenti che 'costituiscano titolo' per l'iscrizione anagrafica nei registri della popolazione residente".
Per i giudici "tale iscrizione anagrafica è invece l'esito di un procedimento amministrativo bene descritto nel regolamento anagrafico della popolazione residente". Da qui il passaggio a una lettura costituzionalmente orientata della norma all'interno delle previsioni della Carta e del diritto europeo. Per la giudice, rimandare la decisione alla causa di merito comporterebbe dunque per il richiedente "un pregiudizio irreparabile".
Merola: "Smentire la destra con la legalità"
"Smentire la destra significa batterla usando la legge e la legalità democratica - ha scritto Merola sul suo profilo Facebook, commentando la sentenza - Quando ho ridato l'acqua agli occupanti ho agito come autorita' sanitaria e non come delegato del Governo, che è invece il caso dell'Anagrafe. Il ministro Salvini fa propaganda ma i fatti lo smentiscono, è ingiusto - ha concluso il primo cittadino di Bologna - negare la residenza ai richiedenti asilo".
Nell'agone scende anche direttamente il presidente dell'associazione Avvocato di strada onlus, Antonio Mumolo che spiega: "Noi non vogliamo un contenzioso di massa ma lo faremo se il ministro Salvini ci costringe, e i tribunali ci daranno ragione come è già successo". Per Mumolo, che difende anche uno dei due richiedenti asilo per i quali il tribunale di Bologna ha disposto la concessione della residenza dopo che non erano stati iscritti all'anagrafe in virtù del decreto Salvini.
"I sindaci devono rispettare le leggi - ha spiegato Mumolo interpellato dall'AGI - e per farlo devono dare la residenza alle persone richiedenti asilo. Se non dovessero farlo, noi come avvocati di strada faremo ricorso in tutte e 54 sedi nelle città italiane dove siamo presenti".