Inizia ad essere un tratto caratteristico del governo Conte: l'eccessivo intervallo tra la presentazione in consiglio dei ministri di un decreto legge, e la sua effettiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Un problema, ed un abuso delle approvazioni "salvo intese" che ha persino costretto il presidente della repubblica ad intervenire. Nella giornata di martedì infatti il presidente del Consiglio è salito al Quirinale, dove Sergio Mattarella ha evidenziato la criticità di questa situazione. Sul tavolo degli imputati in questo caso sia il decreto sblocca cantieri, presentato in Consiglio dei ministri lo scorso 20 marzo, che il decreto crescita, deliberato da Palazzo Chigi il 4 aprile.
Il Consiglio dei ministri viene utilizzato mediaticamente per le conferenze stampa del governo, ma ne escono raramente provvedimenti già pronti.
Una questione che avevamo già sollevato nel nostro report sui primi 6 mesi del governo Conte, e che abbiamo più volte ripreso nel nostro aggiornamento mensile dell'Osservatorio legislativo. L'esecutivo giallo-verde non solo come i suoi predecessori sta abusando del decreto legge per legiferare, ma lo fa utilizzando lo strumento in maniera farraginosa e poco lineare.
I provvedimenti vengono presentati in conferenza stampa, ma poi spariscono dal radar del pubblico, e dopo molti (troppi) giorni arrivano al Quirinale. Una situazione che rende poco comprensibile il processo legislativo, e soprattutto poco trasparente.
L'abuso dei decreti
Escludendo i 4 decreti che sono decaduti, passano in media 10 giorni dalla presentazione di un decreto alla sua pubblicazione in gazzetta ufficiale. Con il decreto sblocca cantieri il governo ha raggiunto un nuovo record, essendo già passati 28 giorni dalla sua deliberazione "salvo intese". Pure per il decreto crescita il dato è preoccupante, essendo passati già 13 giorni da quando il problema era già emerso, in ordine di tempo: il decreto dignità (11 giorni di attesa), il decreto Genova (15 giorni), il decreto fiscale (8 giorni) e non per ultimo il decreto reddito di cittadinanza e quota 100.
Il ruolo del Quirinale
L'intervento di Mattarella nel caso specifico è giustificato dal suo ruolo, così stabilito dalla costituzione. L'apporto dal presidente della repubblica alla qualità della produzione legislativa riguarda quindi anche i decreti legge.
Non solo per assicurarsi che vengano rispettate le caratteristiche di urgenza e necessità, ma anche per evitare che l'abuso dei decreti sia anche accompagnato da un iter di gestazione legislativa poco trasparente. Il problema è anche strettamente collegato al ruolo del consiglio dei ministri, organo che deve deliberare il provvedimento, e quindi sancire l'accordo tra tutte le parti del governo.
L'escludere completamente l'istituzione governativa dall'approvazione "formale" dell'atto definitivo, rappresenta quindi un problema. Un tema molto ricorrente in questa legislatura, soprattutto sui provvedimenti più spinosi e complessi, e su cui l'accordo tra i due partner di governo spesso manca. Appare poi che le riunioni del consiglio dei ministri vengano utilizzate mediaticamente per le conferenze stampa del governo, raramente producendo sui testi più corposi dei provvedimenti pronti e definiti. Si predilige quindi la comunicazione politica alla produzione legislativa.
Cosa monitorare
L'intervento di Mattarella, in quanto garante della costituzione, deve essere un segnale importante per il governo Conte. Il presidente della repubblica, quando interviene sulla qualità del processo legislativo, non lo fa a cuor leggero.
Non solo, l'approvazione di decreti "salvo intese" è sempre più ricorrente e questo è testimonianza di sempre maggiori spaccature all'interno della maggioranza di governo. Certamente un tema da monitorare nei prossimi mesi, sia per l'importanza di un processo legislativo che deve essere il più comprensibile possibile, sia per un esecutivo che con difficoltà riesce a trovare una quadra su determinati temi.