Ogni giorno la sua pena. Il tira&molla è finito. I conti vanno peggio del previsto e non ci sono più margini per soddisfare i desideri di chicchessia. Il titolo esemplificativo lo fa Il Fatto: “Il Def è vuoto”. Insomma, sotto le lenzuola niente. Sulla stessa linea c’è anche la Repubblica, per la quale “Le chiacchiere stanno a 0,2%”. Prossime al nulla.
In una situazione dove “Tutto è peggio del previsto” come titola Il Giornale. Dunque, la sintesi la tira il Corriere per il quale c’è il “Sì al Def ma nel governo si litiga” mentre Il Sole 24Ore fotografa sa situazione generale: “Il Pil vola al 132,8%. Crescita ferma a +0,1%. Flat tax, solo parole”. Anche se il titolo-verità appare quello de La Stampa: “Ecco il Deficit che ammette la crisi”.
Per il governo oggi è, dunque, l’amaro giorno della verità. Quello del risveglio non dal ma nell’incubo. Quello che smonta promesse, ipotesi, desideri, congetture. Le conseguenze di tutto ciò le immortala ancora l’altra metà del titolo di apertura de Il Fatto, perché se “Il Def è vuoto”, “Tria fa urlare Salvini e Di Maio”. Ovvero “nel governo si litiga”, come scrive il Corriere, e “i ministri Salvini e Di Maio si sono scontrati con Tria anche perché nel documento finale la flat tax, cara al mondo leghista, è finita in una parentesi. Sono sparite inoltre le due aliquote (con fasce di prelievo del 15 e del 20%) contenute nella prima bozza. Anche se c’ è l’impegno a tagliar e l’Irpef per il ‘ceto medio’”. Il quadro è più che chiaro. Resta, semmai, solo da aggiungere che – sempre ieri – il Fondo monetario ha tagliato le stime di crescita: 0,1% nel 2019”.
La domanda a questo punto è: come si fa a governare in questa situazione. Neanche si può tirare a campare. Urgono provvedimenti. E urgenti dopo una giornata drammatica. “Servono un vertice di governo di tre ore e un Consiglio dei ministri per accertare che flat tax e aumento dell’Iva restano terreno di scontro nella maggioranza”, racconta il Corriere. “Lega e M5S faticano a trovar e l’intesa sul taglio delle tasse per il ceto medio, tanto che l’ipotesi di flat tax con due aliquote del 15 e del 20% viene per ora accantonata. Sul blocco dell’Iva resta la tensione tra il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e i ministri del M5S. In serata una nota di Palazzo Chigi indica l’approvazione del Def e i capisaldi che l’esecutivo seguirà nel corso dei prossimi mesi, in vista delle legge di Bilancio. Confermati i programmi di governo: nessuna nuova tassa e nessuna manovra correttiva”.
Il quotidiano di via Solferino racconta anche “però, Salvini, su un punto è nettissimo e convinto: ‘Il fatto positivo è che non in uno ma in due passaggi del documento è confermato l’impegno a proseguire sulla linea della tassa piatta. Non voglio nemmeno più chiamarla Flat tax, all’inglese preferisco l’italiano: ci sarà una tassa unica, minima, piatta’”. Come dire? Buon viso a cattiva sorte.
Tuttavia la Repubblica mette in dito nella piaga, perché proprio “Il Def certifica crescita zero”. E ciò ha un riflesso immediato: “Ancora in sospeso il decreto banche, nonostante lunedì il sottosegretario all’Economia Bitonci avesse assicurato che nel Cdm sarebbero state approvate le modifiche alla legge di Bilancio necessarie per permettere il varo dei decreti attuativi così come concordato con la Ue e approvato dalla stragrande maggioranza delle associazioni dei risparmiatori”. Aspetto che sta più a cuore ai grillini.
Così se il Corriere della Sera scrive che se nel Consiglio dei ministri “le voci si alzano almeno in un paio di occasioni, la tensione è un basso continuo che si fa sentire. Ma, alla fine, il Def viene messo nero su bianco. Alla fine, a Luigi Di Maio e Matteo Salvini tocca trangugiare bocconi non graditi, il Documento di economia e finanza lascia aperti interrogativi importanti e li rinvia a ottobre, alla manovra finanziaria vera e propria”, la Repubblica riferisce che Tria mette in allarme i suoi vice, avvertendoli che “Se tagliamo l’Irpef deve salire l’Iva”. È un gioco di compensazione.
Ed ecco perché il risveglio del governo non è dall’incubo ma dentro: “L’aumento dell’Iva non ha più le sembianze di uno spettro” è l’incipit di una cronaca del quotidiano di Largo Fochetti. “Nel bel mezzo del Consiglio dei ministri in cui il governo vara il Documento di economia e finanza, il ministro del Tesoro Giovanni Tria gli dà corpo e consistenza reale e per la prima volta gli spalanca il portone di Palazzo Chigi. Di più: fa mettere nero su bianco che la crescita non sarà quella “felice” sognata qualche mese fa, ma una ben più modesta dello 0,2 per cento. Quanto basta per lasciar prevedere agli addetti ai lavori il ricorso alla manovra correttiva subito dopo le Europee, a dispetto delle smentite ufficiali. La reazione dei due soci di maggioranza, Luigi Di Maio e soprattutto Matteo Salvini, è rabbiosa. Doveva essere solo l’antipasto della manovra 2020, è stato sufficiente per mandare in tilt ancora una volta il governo gialloverde”.
Ma non finisce qui. Perché in un’analisi di Federico Fubini, ancora dal Corriere, veniamo messi al corrente che “ieri è atterrato sui tavoli della Commissione europea un rapporto che, chiunque sieda a Palazzo Chigi a quel punto, complicherà l’estate del governo”. Ovvero, “prima ancora del Documento di economia e finanza approvato nel pomeriggio – racconta il giornalista -, anche a Bruxelles ieri mattina è stato letto con cura un testo in apparenza meno controverso: l’aggiornamento dell’Istat, l’istituto statistico, sul prodotto interno lordo e l’’indebitamento delle amministrazioni pubbliche’ per il 2017 e i l 2018. Lì si trova il bandolo di ciò che può accadere all’Italia prima ancora che in autunno vengano al pettine i nodi della legge di bilancio”.
Cosa significa? Che “nella Commissione Ue si stanno ancora facendo i conti, ma un risultato sembra assodato: nel 2018 non c’è stato o quasi ‘aggiustamento strutturale’. Nessun miglioramento del deficit, in altri termini, una volta stimate le misure passeggere e l’effetto della situazione momentanea dell’economia. Lo ha del resto notato ieri anche il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo rapporto: vede in Italia un deficit strutturale in peggioramento (seppure lieve) nel 2018 rispetto all’anno prima”. La sintesi è che ci sono dubbi anche sulla chiusura dei conti del 2018 e Roma potrebbe tornare nel mirino della Commissione Ue. Anche se a questo punto, dopo le Europee. Che sono un’incognita. Ma lo scenario non sarà più certo quello di adesso. E gli equilibri potrebbero essere cambiati. Anche in maniera considerevole.
Il quadro si scompone. In un’intervista al Corriere, il Presidente della Commissione Europea Antonio Tajani, Forza Italia, dice che “la Lega non può stare al ricatto dei 5 Stelle” perché così “diventa complice”. Allora l’intervistatore chiede: “La Lega pretende la flat tax. Non lo chiedevate voi?” Risposta: “Certamente sì, ma non in questa forma. Il 15% di tassazione è insostenibile, noi abbiamo sempre parlato di una aliquota al 23%. E l’abbassamento delle aliquote deve riguardare tutti, ceto medio come imprese. Una manovra per abbatter e la pressione fiscale deve essere un elettrochoc per rimettere in moto l’economia. E perché lo sia, deve esser e inserita in una cura a 360 gradi”. Dunque? “E il problema sta proprio qui. Quando ti ritrovi con una crescita negativa, come sarà già quest’anno, non puoi più perderti in rivoli. Non si può esser e liberali e statalisti, per le grandi opere e contro, contemporaneamente». Grande è la confusione sotto il cielo.
E presto si potrebbe aprire un altro fronte, stretto tra aspettative e delusioni, quello del Reddito di cittadinanza. Titola Il Fatto: “Reddito ‘solo’ per 800 mila? No, l’han chiesto in 2 milioni”. Per il giornale diretto da Marco Travaglio c’è un “equivoco sui numeri”. “Le domande riguardano i nuclei famigliari, non gli individui” e “il livello di copertura è già quasi al livello del Rei”. Ovvero, “come nel caso del Rei, anche per il reddito di cittadinanza si inizia a delineare un “tiraggio” (cioè la quantità di richieste effettive) al Sud superiore alle stime”.
Di “Spesa pazza senza copertura” scrive Marcello Sorgi su La Stampa mentre di “Quadro scomposto” tratta l’editoriale del Corriere.