Mentre da ormai quarantott’ore va in scena la disfida diretta Di Maio-Salvini, con dichiarazioni, frizioni, gesti e atti pubblici dei due leader, fuori e dentro anche il piccolo schermo (ieri sera Di Maio da Fazio su Raiuno, Salvini da Giletti su La7) e i quotidiani si attardano ancora stamane a registrare i toni e la qualità delle invettive, delle distanze e delle differenze, con corollario di retroscena ricchi e abbondanti, è in verità in edicola che stamane i consuma lo scontro tra i due vicepremier lega-stellati.
Ieri Luigi Di Maio ha preso carta e penna per scrivere una lunga lettera a Salvini per interposto Corriere della Sera, che la pubblica oggi con evidenza in prima e in terza pagina, e questi gli risponde con un’intervista dalle colonne di Libero. E c’è molta materia.
Pur rivolgendosi al direttore di via Solferino, Luigi Di Maio circa a metà dell’articolo, scrive: “Caro Matteo, grazie. Grazie per il sostegno che hai offerto a l cambiamento che abbiamo avviato. Certo, siamo diversi”. L’incipit, però è un altro, ed è dettato dall’esigenza di Di Maio “di fare un po’ di ordine, anche alla luce degli ultimi sviluppi politici e mediatici che hanno lasciato trapelare una tensione all’interno del governo”. Per aggiungere subito dopo che “da parte del M5s, e dunque del maggiore azionista dell’esecutivo, non c’è alcuna tensione. Ritengo invece opportuno esprimere soddisfazione per il lavoro svolto fino ad oggi”. Il riferimento è a provvedimenti come il reddito di cittadinanza o come la pensione di cittadinanza, lo sblocca cantieri piuttosto a misure a sostegno della famiglia “nonché alla storica firma della via della Seta” di cui il vicepremier 5 Stelle di dice “son certo sancirà una ripresa concreta del nostro export indicendo favorevolmente sulla valorizzazione del made in Italy”.
Ma Di Maio scrive che di questi passi: “Sia chiaro, potrei rivendicare la paternità, ma non ho questa esigenza e non ce l’ha la forza politica che rappresento”, ma gli piace pensare invece che sono stati compiuti “assieme, come squadra”. E segue l’elenco dei risultati, dal decreto Dignità al Revenge porn, passando “per il dl Crescita, portato a casa con il ministro Tria”. Da qui il “caro Matteo grazie” per il sostegno “offerto al cambiamento che abbiamo avviato”, per questo “considero importante il supporto fornito dalla Lega a queste misure”. Per aggiungere: “Ribadisco: nel M5s non ci alziamo al mattino con l’ansia di dover cercare la nostra firma sotto qualche decreto, siamo certi del nostro lavoro”.
Ma da qui in poi parte il lungo elenco delle priorità: “Alleggerire il carico fiscale”, “riduzione del cuneo”, “agevolazioni per far ripartire la crescita” e “della flat tax, di cui si discute accesamente, condividiamo i termini e lo scopo. Ne parla il contratto e sarà uno dei punti che occorrerà raggiungere, associandovi, a mio parere, comunque un principio di proporzionalità per fare in modo che il beneficio stesso sia distribuito con criterio verso le famiglie e il ceto medio”.
Di Maio si dice anche conscio che “ci sono delle diversità tra il M5s e la Lega, è evidente, ma per questo c’è anche un accordo di base, una road map che culminerà al termine del naturale corso della legislatura”. E anche consapevole che “sono molte le sfide che ci attendono e a giugno questo governo compirà il suo primo anno”. E per questo che guardando alle Europee di maggio il vicepremier 5 Stelle si aspetta “una sana e leale competizione tra i due contraenti del contratto durante la campagna elettorale”, sicuro anche che “alcune diversità di cui sopra, inevitabilmente, riemergeranno”.
Perciò, scrive Di Maio, “Trovo ad esempio paradossale, è la mia opinione, un’alleanza europea con quei governi che rifiutano di accettare la ridistribuzione dei migranti che arrivano in Italia. Sarebbe un controsenso lamentarsi con l’Ue perché non accetta le quote e poi stringere intese partitiche con gli stessi Paesi (penso ad Orbán) che sono causa della nostra emergenza. Paesi tra l’altro che ci ignorano e ci snobbano, violando le regole, mancando di rispetto all’Italia e agli italiani”. I 5 Stelle vogliono “dar vita ad un progetto nuovo, che cambi l’Europa dall’interno, che abbia al centro della propria agenda le imprese, il lavoro, la democrazia diretta, i diritti e l’ambiente”. In chiusura un omaggio al premier Conte “per lo straordinario ruolo di mediazione ed equilibrio che sta svolgendo”.
Su Libero, Salvini – intervistato dal direttore Pietro Senaldi all’uscita dal Vinitaly, “dopo nove ore” – in riferimento alle punzecchiature dei 5Stelle di questi giorni si limita a dire: “«Non chieda a me, io sono l’uomo meno litigioso del mondo. Rispetto tutti, a condizione di reciprocità, il che non significa porgere l’altra guancia”. Mentre all’obiezione sulle alleanze internazionali della Lega, tra Orban, negazionisti e nazisti, Salvini risponde: “Quella non l’ho capita. Anche perché l’unico che è andato in giro per l’Europa a cercare alleanze e mettersi in posa per farsi fotografare con chi poi ha bruciato auto in strada e messo a soqquadro le città è proprio Luigi, quando è andato in Francia dai gilet gialli. In questo i grillini mi ricordano il Pd di Renzi nella campagna elettorale persa dello scorso anno, quando i dem continuavano a darmi del fascista perché non avevano risposte concrete da fornire agli elettori e pertanto avevano lanciato l’allarme uomo nero, puntando sulla criminalizzazione dell’avversario anziché sulle loro forze. Com’è finita, si sa”.
Sulle differenze di pelle, cui anche Di Maio accenna nell’intervista al Corriere, Salvini dice che “sicuramente c’è all’interno del Movimento una pesante componente di sinistra che non condivide molte battaglie della Lega e che, per esempio, vorrebbe rivedere la legittima difesa o insiste perché io cambi linea politica sull’immigrazione. Ma il problema non è mio, perché non intendo dare retta a queste persone”. Poi ripete: “Testa bassa e lavorare. Certo, non nascondo che molte cose non sono state ancora fatte perché c’è chi frena, ma non solo a livello politico, anche burocratico, ma chi è al governo non deve avere paura. Se io mi fossi fermato ad aspettare in tema d’immigrazione tutti i via libera dell’Europa, della burocrazia, degli alleati, quest’anno avremmo avuto centomila sbarchi, invece abbiamo risolto il problema”.
E la flat tax che non piace ai grillini? “È nel contratto come lo era il reddito di cittadinanza e come lo era la Fornero, dalla quale non torno indietro neppure se me lo chiede Padre Pio. Bisogna dare un segnale alle famiglie”. Ma per averla, obietta il direttore di Libero, Tria dice che bisogna alzare le imposte sui consumi. “Questa prospettiva non esiste” taglia corto il vicepremier leghista.
Tuttavia in un retroscena, sempre il Corriere della Sera racconta “il mantra che da un paio di giorni frulla nella testa dei vertici del M5s: la verità sulla Lega e su Matteo Salvini, la verità su chi al governo lavora e chi invece, dalle ricostruzioni dei Cinque Stelle, "passa il tempo fuori dal Viminale e da Palazzo Chigi per fare campagna elettorale”. Da qui in avanti sarà un’offensiva. “Gli alleati-avversari del M5s hanno deciso di giocare a chi strilla di più e risponderanno colpo su colpo”, racconta la giornalista. Insomma, un’operazione di trasparenza su chi fa e chi no, perché “Di Maio ha deciso che d’ora in avanti farà il contrappunto alla narrazione leghista”, come ha già iniziato a fare con la lettera al Corriere. Anche perché “nella stanza dei bottoni del Movimento la preoccupazione è che la Lega ‘abbia provato a toccare Conte’ e i sospetti, oltre che Salvini, investono il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti”.
Intanto La Stampa segnala una svolta nei 5 Stelle, che in Europa sembrano tentati di aprirsi al dialogo con i Popolari con Di Maio che “ora guarda al centro”. Mentre Il Fatto rileva che Salvini va “all’attacco di Tria” chiedendogli di mettere “la flat tax nel Def” e chiede rispetto agli alleati così com la Lega lo ha avuto per il Reddito “che non è nel dna della Lega”. Flat tax che per Il Giornale per farla veramente Salvini “deve tornare nel centrodestra”, mentre così com’è la “tassa piatta è soltanto una manovra elettorale” come scrive a commento di direttore Alessandro Sallusti.
Ma tornando ai 5 Stelle e alle loro alleanze in Europa, su la Repubblica la politologa Nadia Urbinati osserva: “I 5 Stelle sono il movimento dei puri che l’esercizio del potere costringe all’impurità; degli amanti della coerenza che piroettano senza troppi patemi d’animo in giravolte morali che lasciano impietriti anche i più scafati realisti. Nell’uscente Parlamento europeo, i pentastellati sono per volere degli iscritti (consultati con referendum online dopo le passate elezioni europee) nel gruppo che riunisce movimenti decisamente di destra: l’Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy Group) raccoglie infatti gli inglesi dell’Ukip, i tedeschi di Alternativa per la Germania, i cechi del Partito dei Liberi Cittadini, i polacchi di Korwin (una costola del partito della Nuova Destra) e i lituani di Ordine e Giustizia. Gruppi di destra ed estrema destra che non hanno scrupoli a negare l’esistenza dell’Olocausto. Eppure oggi i 5 Stelle attaccano Salvini sul negazionismo”.