Ora al di là delle schermaglie, degli epiteti, delle differenze di vedute, delle contrapposizioni, della tenuta dell’alleanza di governo, delle rassicurazioni, “stai sereno” o meno, una paura prende il sopravvento su tutto: il debito. E la sua insostenibile pesantezza. Il Paese non cresce e si allarga il buco di bilancio. È la fotografia odierna alla lettura delle prime pagine.
“Corsa al Def con un debito da record” titola il confindustriale Il Sole24Ore. “Il Def si adegua alla realtà e ammette: il Pil quest’anno crescerà solo dello o,2%” è l’occhiello del titolo di apertura de La Stampa che invece punta su “Gli industriali del Nord processano il governo: ‘Quota 100 va eliminata’”. Per la Repubblica “Il bilancio è nudo”. Ciò che porta ad un innalzamento della temperatura e della “tensione”, registrata dal Corriere nel rapporto “Di Maio-Salvini”. E che per Libero diventa “Stanchi di convivere”. Mentre Il Fatto Quotidiano stempera: “Poltrone, Def e crac bancari: prove di pace Tria-gialloverdi”.
Repubblica anticipa i contenuti del documento di economia e finanza
“La verità” del Def prova a descriverla la Repubblica che si dice “in grado di anticipare” i contenuti del documento di economia e finanza “a cinque giorni dalla data prevista dalla legge per il varo”. E la fotografia è impietosa: “I l Pil si riduce allo 0,2 per cento, il deficit sale al 2,4 per cento, il debito cresce di quasi 2 punti e si colloca al 132,6 per cento” si legge nell’abbrivio dell’articolo. E per il prossimo anno, “se si vorrà evitare l’aumento dell’Iva, sarà necessaria – secondo le indicazioni del governo – una manovra di 26,4 miliardi”. Per il quotidiano romano “il Documento, approntato dal ministro del Tesoro Tria e dai suoi tecnici, corrisponde all’intento di una operazione verità sui conti pubblici”.
Dunque “il nodo del Pil è il più scottante. La crescita, come è noto, era stata fissata nel dicembre scorso all’1 per cento. Oggi il tendenziale, cioè l’andamento a bocce ferme, scenderebbe allo 0,1 per cento e con i due decreti crescita e sblocca-cantieri, che contribuiranno con un ulteriore 0,1 per cento, sarà programmata allo 0,2 per cento”.
Il risultato è che “il debito pubblico nel 2019 crescerà di 2 punti rispetto alle previsioni: dal 130,7 stimato nel dicembre scorso al 132,6 programmato nel Def «pur includendo i proventi delle privatizzazioni pari all’1 per cento del Pil» (tutte ancora sulla carta). Per il prossimo anno il target si alza al 131,7 (rispetto al 129,2 per cento previsto), nel 2021 sarà 130,7 e nel 2022 del 129,5. Un ulteriore 0,3 di Pil di privatizzazioni viene preventivato per il prossimo anno” scrive la Repubblica.
"Un debito pubblico come ai tempi di guerra", scrive il Corriere
La situazione vista dalle colonne del Corriere della Sera è che il livello record del debito è “come ai tempi di guerra”. Scrive Federico Fubini, che attinge ad uno studio European House-Ambrosetti (stessa fonte del Sole24Ore): “Oggi il debito pubblico italiano è alto come se il Paese fosse appena uscito da un drammatico, prolungato conflitto. Pe r la precisione è del 22% superiore ai livelli immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale (in rapporto al reddito nazionale) e appena del 18% più basso rispetto ai livelli della fine della Grande guerra. La sola differenza a è che il livello di esposizione dello Stato è per l’Italia di oggi il risultato di una sorta di guerra economica con se stessa”. Se lo può permettere questo auto-conflitto? “Ridurre il debito è il solo modo di rimuovere la nube che da troppo tempo pesa ogni giorno sulle scelte di un’intera nazione” chiosa Fubini.
Ma il premier Conte, intervenendo a Brescia al Family Business Festival, fa l’ottimista, come si evince da un passaggio della cronaca de Il Sole24Ore: “Ci aspettiamo una crescita più robusta nel secondo semestre», sostiene, e conferma che se il rimbalzo tarderà a luglio scatteranno le clausole della manovra che bloccano i 2 miliardi di spesa congelati a dicembre. «Se dicono che siamo contro le imprese mi arrabbio”. Mentre il ministro Tria cerca di arginare la diga e di rassicurare l’Europa: “«L’impegno a rispettare le regole per i prossimi anni assunto con l’ultima legge di bilancio è confermato, nel disegno del Def che presenteremo già esiste una compliance rispetto agli obiettivi”.
La politica abbandoni la Luna e torni sulla Terra, chiede La Stampa
Tanto che La Stampa osserva che dopo questa dichiarazione-rassicurazione Tria è “tornato nei panni del garante dei conti anche agli occhi di Bruxelles”. “Ha presentato il piano ai due commissari (uscenti ma tuttora in carica) Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici. I due non hanno formulato grandi obiezioni, a patto che il resto del governo e il Parlamento diano il via libera. ‘È importante che l’Italia sia come minimo sostanzialmente in linea con il Patto di Stabilità’ annuisce Dombrovskis”.
Ma la domanda è anche se ci sia piena consapevolezza dei rischi che si stanno correndo. E sempre sulle stesse colonne del quotidiano torinese, l’economista Mario Deaglio osserva: “Nel mondo della politica italiana, l’economia delle parole ha la meglio sull’economia delle cifre” e a questo proposito “non ha suscitato grande attenzione, ad esempio, l’allarme lanciato qualche giorno fa da Christine Lagarde, al timone del Fondo Monetario Internazionale, sul ‘momento delicato’ dell’economia globale”.
Per concludere: “Questo distacco dalla realtà induce ad attribuire un valore salvifico al ‘prossimo decreto’, al ‘prossimo Def’ che ‘risolverà tutto’. Bisognerebbe che la politica abbandonasse la Luna e scendesse sulla Terra, con un esame più sobrio e meno ‘gridato’ di quanto succede”