Un decreto legge d’urgenza per consentire ai bambini non vaccinati di restare a scuola: è quanto chiesto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in una lettera invitata alla titolare della Salute, Giulia Grillo in vista della scadenza del 10 marzo.
Entro quella data i genitori dei bambini iscritti al nido e alla scuola dell’infanzia devono presentare alle scuole la prova delle avvenute vaccinazioni finora solo autocertificate, pena l’esclusione dei loro figli dalla frequenza.
Quella chiesta da Salvini, dunque, sarebbe un’ulteriore proroga per far slittare la piena attuazione dell'obbligo vaccinale, oltre a quella già varata dalla ministra a inizio anno scolastico prevedendo l’autocertificazione.
Questa volta la proroga non ci sarà: Grillo ha bloccato la proposta e rimandato la decisione al Parlamento.
Cosa chiede Salvini
“L'intento del procedimento - ha dichiarato Salvini - è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia".
Per il vicepremier leghista, è necessario evitare “traumi ai più piccoli” attraverso “l'allontanamento e la decadenza dalle liste scolastiche dei bambini essendo ormai giunti alla conclusione dell’anno".
Come? Con “il differimento degli obblighi in scadenza al 10 marzo prossimo contenuti nella legge Lorenzin". L’intento “comune” - è la risposta della Grillo - è di “superare il decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori, una legge che noi riteniamo abbia alcune importanti lacune”. Poi ha aggiunto che “come è giusto che sia, sarà il Parlamento a superare quella legge”.
Il riferimento è al fatto che in Parlamento è in corso la scrittura di una nuova legge, quella del famoso "obbligo flessibile” che scatterà solo quando si verificheranno emergenze sanitarie o ci sarà un significativo scostamento dagli obiettivi di copertura fissati.
In tutti gli altri casi, basterà rispettare le raccomandazioni degli organismi sanitari internazionali.
"Sono convinta - ha aggiunto la ministra - che riusciremo ad approvare alla Camera probabilmente entro aprile, per avere una nuova legge che supererà il decreto Lorenzin”.
Proprio l’ex titolare della Sanità ha commentato così la proposta: “Salvini, invece che ‘evitare traumi’, pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi”.
Questi ultimi “non possono andare a scuola e a come verrà garantita la salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare, mettendone a rischio la salute”, ha attaccato Beatrice Lorenzin.
Cosa prevede la legge Lorenzin
La legge Lorenzin prevede dieci vaccini obbligatori per l'iscrizione a scuola da 0 a 16 anni.
Approvata in via definitiva a luglio 2017, è tutt'ora in vigore, con l'aggiunta dell'emendamento apportato dal Milleproroghe che sposta al marzo 2019 l'obbligo di presentazione del certificato vaccinale.
Il rischio, in caso di inadempienza, è la non iscrizione fino ai 6 anni, e il pagamento di multe per i genitori dai 6 anni in poi.
È previsto l'obbligo di vaccinazione anche per i minori stranieri non accompagnati. Intanto - spiega Repubblica - i presidi si dicono contrari alla proposta di Salvini: "Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di frequentare la stessa scuola”, sottolineano.
Non ci possono essere “bambini di serie A e di serie B. C'è un tema di salute pubblica per cui non possiamo essere d'accordo", ribadisce il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli.
"E ai traumi dei bambini che i vaccini non li possono fare", e se contagiati "rischiano di morire, chi ci pensa?", dice il virologo Roberto Burioni.
"Mi stupisco che il ministro Salvini faccia una simile richiesta. Vuole davvero assecondare il peggio del nostro Paese?”, si chiede, “Vuole proprio guadagnare i voti dei pochi cavernicoli perdendo quelli delle persone per bene, che sono la grande maggioranza? Perché non sente uno dei tanti medici leghisti e capaci prima di uscirsene con simili sparate?”.
Cosa prevede il Piano di eradicazione del morbillo
La lettera di Salvini, osserva il Fatto Quotidiano, arriva nel giorno in cui Vittorio Demicheli, coordinatore del tavolo indipendente sui vaccini voluto dalla ministra della Salute, illustra i dettagli del “Piano di eradicazione del morbillo”.
Sono circa 2,5 milioni gli adulti e i giovani adulti da vaccinare, “quelli rimasti fuori dalle campagne di immunizzazione iniziate negli anni ’80, ma eseguite in maniera non ottimale, e che oggi rappresentano i ‘serbatoi’ suscettibili della popolazione, in cui si verificano tutti quei casi di malattia di cui sentiamo parlare e che spaventano”. Il documento andrà alla conferenza Stato-Regioni la prossima settimana, con una riunione tecnica l’11 marzo e l’esame dei presidenti il 14. “Con l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione scolastica – spiega l’esperto – è migliorata la copertura vaccinale nelle fasce pediatriche, anche se non arriva ancora al 95% nemmeno nei nuovi nati”.
Ma “quello che vogliamo sottolineare con questo piano è che occorre arrivare a coperture alte non solo nei più piccoli, ma anche fra i 30-40enni”.
Il piano straordinario prevede che per un paio d’anni si vaccinino, con una promozione attiva e senza coercizioni, quanti più giovani adulti possibile: “E per farlo dobbiamo sensibilizzarli ogni volta che entrano in contatto con un’istituzione pubblica”.
Con i bambini “è più facile, basta entrare nelle scuole”, continua Demicheli. “Per i più grandi, abbiamo pensato che ogni volta che si iscrivono a un concorso (per ora solo per entrare nelle Forze armate), a un Erasmus, a una società sportiva, o in tutte le occasioni in cui si ha un contatto con il Servizio sanitario nazionale o si dona il sangue, si informino le persone sulla possibilità di vaccinarsi”.
Insomma, “non è che non si potrà partecipare a un concorso se non ci si vaccina – precisa Demicheli – solamente verrà richiesta la documentazione dello stato vaccinale e in caso non si sia stati immunizzati contro il morbillo, si farà presente la possibilità di vaccinarsi”.
L’obiettivo, ribadisce Demicheli, “è che in tutte le occasioni possibili si abbia la percezione che la comunità vuole che ci si protegga dal morbillo. Soprattutto in età adulta, quando il rischio è più alto”.
Certo, il target di 2,5 milioni di persone da vaccinare “è arduo da raggiungere e mi riterrei soddisfatto se riuscissimo a raggiungere un milione di persone in due anni”.
Secondo l’esperto, “l’obbligo vaccinale non ha fatto il miracolo, eppure tutta l’attenzione è stata rivolta a questo tema”.
C’è stata “una sorta di ‘ebbrezza obbligo’, ci si è occupati solo di quello non pensando che erano i giovani adulti il vero problema. Con i bimbi piccoli si è raggiunto un buon risultato, ma ora si cambia registro. Senza pensare a multe o simili, ma solo raggiungendo e convincendo le persone”.