Nicola Zingaretti vince le primarie del Partito Democratico. L'affermazione del governatore del Lazio contro Maurizio Martina e Roberto Giachetti è netta oltre ogni previsione, oltre il 68 per cento dei consensi, e legittimata da una affluenza in linea con le ultime primarie celebrate dal partito, oltre un milione e 800 mila persone. Centrati, dunque, i tre obiettivi che Zingaretti si era dato prima della giornata di ieri, ovvero vincere le primarie, vincerle con un margine che gli consentisse di governare il partito al di là delle lotte tra correnti, vedere la vittoria legittimata da una partecipazione importante da parte della base del Partito Democratico.
Ora, il voto dei gazebo sarà ratificato dall'assemblea che si dovrebbe tenere il 17 marzo prossimo. Un appuntamento che, prima della giornata di ieri, era a rischio per l'intero partito: se Zingaretti non avesse raggiunto il 50% più uno dei consensi, sarebbe stata l'assemblea a votare il segretario, con Martina e Giachetti che avrebbero potuto, insieme, ribaltare il risultato delle urne. Ma il dato forse ancora più importante riguarda l'affluenza: quel 1,8 milioni di persone ai gazebo rappresentano la piena legittimazione per un segretario che si troverà a fare i conti con gruppi parlamentari che - almeno fino ad oggi - hanno dimostrato di rimanere fedeli a Matteo Renzi, autore delle liste elettorali alle ultime politiche.
Una vittoria netta
Che la vittoria fosse acquisita lo si è capito poco dopo la chiusura dei seggi, quando Roberto Giachetti su Twitter fa sapere di aver chiamato l'avversario per complimentarsi con lui. A stretto giro, anche Maurizio Martina compone il numero di Zingaretti e, poco dopo su Twitter, assicura di voler lavorare "fianco a fianco" con lui per il bene del partito e del Paese.
Seguono i tweet di Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio che fin dal primo minuto si è schierato con il Presidente della Regione Lazio, e di Matteo Renzi, che invoca lo stop al "fuoco amico" dentro il partito. Prima di twittare, anche l'ex segretario invia un messaggio al nuovo leader dem: "Matteo mi ha scritto", confida Zingaretti, "facendomi gli auguri. Ne approfitto per ringraziarlo. Non ho mai creduto nella scissione, credo che non sia nella testa di nessuno. Penso che questo risultato aiuti a rimanere uniti".
Auguri anche dalla Terza Carica dello Stato: il presidente della Camera, Roberto Fico, scrive infatti su Facebook: "Auguri di buon lavoro al nuovo segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti".
Zingaretti arriva alla domus attorno alle 22, accolto dall'ovazione dei suoi sostenitori e dalle note di Learning to Fly (Imparando a volare, ndr.) dei Foo Fighters, lo stesso brano scelto per lanciare la sua candidatura alla guida del partito, ai primi di ottobre, alla ex Dogana di Roma. "Viva la democrazia italiana che da' lezione ogni volta che può. Sono contento per l'Italia", le prime parole del governatore pronunciate davanti ai suoi sostenitori, riuniti alla Domus Circo Massimo per attendere il responso dei gazebo, prima di lanciarsi in una lunga serie di 'grazie': "Grazie all'Italia che non si piega e che vuole arginare un governo pericoloso: sembra che a queste primarie abbia votato lo stesso numero di cittadini, se non di più, delle ultime. Un dato veramente straordinario. Mi darebbe una percentuale che oscilla tra il 65% e il 70% del consenso. Ringrazio Giachetti e Martina per le telefonate ricevute poco fa e perché credo che abbiano dato una buona immagine del confronto nella battaglia politica".
Ma quello che disegna il segretario in pectore del Pd è un proprio, personale, pantheon che va dai "partigiani" al "movimento femminista" passando per "il Sud lotta contro la mafia". Un intervento lungo, durato quasi 30 minuti, in cui Zingaretti si è soffermato molto sull'impronta che darà al suo mandato al Nazareno: "Io non mi considero un capo, ma il leader di una comunità che dovrà stare in campo. Io penso ai delusi, a coloro che un anno fa non sono andati a votare ma oggi erano in fila ai gazebo, a coloro che ci hanno frainteso, che hanno votato altre forze politiche. Penso a loro perché ho visto in questo enorme risultato un primo segnale: molti sono tornati, stanno tornando. Dobbiamo costruire un nuovo Pd, un campo largo per voltare pagina In questo Paese".
E per entrare immediatamente nel clima, Zingaretti si concede un botta e risposta al vetriolo con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Il leader della Lega, facendo gli auguro al "nuovo segretario" e complimentandosi "per l'organizzazione" sottolinea che, a parer suo, "il dato di oggi è il minimo storico di partecipazione. Non possono non vedere che negli ultimi dieci anni la partecipazione al voto delle primarie del Pd è quasi dimezzata".
"Si vede che gli rode, non si aspettava di vedere quasi due milioni di persone. Quando Salvini fa queste dichiarazioni sono sereno".
Chi è Nicola Zingaretti
La libertà di baciarsi in strada o sul bus per le coppie gay senza temere di essere offese, per i mussulmani di pregare senza subire discriminazioni. E poi la citazione di Aldo Moro, la resistenza partigiana, l'attenzione per i giovani e la loro battaglia in favore della sostenibilità ambientale, il richiamo ad arginare "la cultura dell'odio" e l'attenzione per la scuola, il mondo della ricerca e l'innovazione tecnologica. Nel discorso pronunciato ai supporter radunati nel Comitato elettorale, allestito di fronte al Circo Massimo, c'è tutto il pantheon dei riferimenti politici e culturali di Nicola Zingaretti, scelto da oltre 1 milione di elettori ai gazebo delle primarie come quinto segretario del Partito Democratico.
Nato a Roma 53 anni fa, fratello minore del popolare attore Luca - interprete da vent'anni sul piccolo schermo del commissario Montalbano nato dalla penna di Andrea Camilleri - Zingaretti muove i primi passi in politica a metà degli anni Ottanta con i movimenti per l'antimafia sociale, poi approda alla Federazione Giovanile Comunista. La prima carica elettiva arriva nel 1992 quando diventa consigliere comunale a Roma tra i banchi del Pds, nel 2004 approda al Parlamento Europeo, che lascia nel 2009 quando viene eletto presidente della Provincia di Roma.
Durante gli anni a Palazzo Valentini crea una rete di hot spot per il wi-fi gratuito, lavora sui centri per l'impiego, ma soprattutto guida l'opposizione alla giunta comunale di Gianni Alemanno, tanto che nell'estate 2012 lancia la scalata al Campidoglio. Poi però scoppia lo scandalo dei fondi usati in modo improprio dai gruppi del Consiglio regionale del Lazio, la vicenda che travolge 'Batman' Franco Fiorito e la giunta di Renata Polverini.
Di fronte alle elezioni anticipate il Pd, all'epoca guidato da Pierluigi Bersani, decide di dirottarlo sulla Regione Lazio, conquistata nel 2013 e poi bissata esattamente un anno fa. Nel Lazio Zingaretti ha varato una maggioranza imperniata sul gruppo Pd ma che spazia dalle formazioni di sinistra alla società civile, coinvolgendo membri della Comunità di Sant'Egidio, movimenti per il diritto all'abitare e il mondo dell'associazionismo LGBT.
Quel "campo largo" di cui ha parlato durante la sua campagna elettorale per conquistare la segreteria Dem. Un partito in cui ha avuto già ruoli apicali, visto che nel 2007 è stato eletto primo segretario regionale del Lazio. Sposato, padre di due figlie, sempre attento a proteggere la sua vita privata, ha spesso citato la passione per il libro 'L'Agnese va a morire' di Renata Vigano', romanzo neorealista che racconta la resistenza nelle valli del Po'.