“Non commento le parole di un ex primo ministro o di un senatore della Repubblica italiana”, “avrò il tempo di riflettere sui miei risultati e su quelli dagli altri dopo il 1 novembre”. La risposta di Federica Mogherini alle critiche di Matteo Renzi, ‘pentito’ di avere scelto l’ex titolare della Farnesina alla guida della diplomazia europea, riporta all’estate di cinque anni fa, quando le trattative per la formazione della nuova Commissione si incrociarono, sul fronte italiano, con questione tutta interna al Pd.
La versione di Gozi
La partita, secondo le cronache dell’epoca ritornate oggi d’attualità, avrebbe riguardato anche l’ex premier Enrico Letta, e la sua mancata nomina alla presidenza del Consiglio Ue per scelta proprio del capo del governo. Renzi ha sempre preso le distanze da quel ‘niet’. E secondo Sandro Gozi, già sottosegretario agli Affari europei del governo Renzi e poi Gentiloni, lo stesso Renzi nei giorni delle trattative “non ha mai escluso nessuna ipotesi rispetto alle nomine alle alte cariche europee”: “l’ipotesi di Letta alla presidenza del Consiglio europeo non è mai stata sul tavolo”, ha scritto Gozi al 'Corriere della sera'. La candidatura era “esclusa in ragione della presenza di un italiano alla guida della Banca centrale europea e non fu “mai avanzata né da Merkel né da Hollande”.
Una “amica della Russia”
In effetti la procedura che portò alla nomina di Federica Mogherini al posto di Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue nell'estate del 2014 fu lunga e complessa. Diversi Stati membri espressero riserve, in pubblico o attraverso canali diplomatici, per la mancanza di esperienza dell'allora ministro degli Esteri italiano e per una sua presunta vicinanza alla Russia.
Le perplessità su questo fronte arrivarono in particolare dalla Polonia e dalle Repubbliche Baltiche. In un primo Vertice del 27 giugno del 2014, cedendo alle pressioni dell'Europarlamento che insisteva per rispettare la procedura dello ‘Spitzenkandidat’, i capi di Stato e di governo riuscirono a indicare Juncker come presidente della Commissione (malgrado il voto contrario di David Cameron e Viktor Orban). Ma i leader non riuscirono a concordare tutto il pacchetto di nomine, con la scelta delle altre due cariche in scadenza, il presidente del Consiglio Europeo (all'epoca il belga Herman Van Rompuy) e l'Alto rappresentante (all'epoca la britannica Catherine Ashton).
Rumpoy suggerì Letta, ma ebbe un rifiuto. Dall’Italia
Fu allora – secondo diverse fonti consultate dall'AGI - che Van Rompuy presentò informalmente a Matteo Renzi il nome di Enrico Letta, come suo possibile successore al Consiglio europeo, vedendosi rispondere con un 'no grazie' e la decisione di andare avanti con la nomina dell'alto rappresentante. Anche un secondo vertice, convocato il 16 luglio per chiudere il pacchetto nomine, si concluse con un nulla di fatto.
Van Rompuy, dicono le stesse fonti, fece nuovamente trapelare il nome di Letta a una riunione pre-vertice dei leader del Ppe, ma senza riuscire a far smuovere Renzi dalle sue posizioni. Quella sera la candidatura di Mogherini venne criticata da diversi capi di Stato e di governo dei paesi dell'Est.
“Non siamo ancora al punto in cui possiamo avere una soluzione consensuale su un intero pacchetto di nomine. Continueremo le consultazioni”, disse Van Rompuy, decidendo di rinviare la decisione alla fine dell'estate, con un nuovo vertice straordinario il 30 agosto. Solo allora, vista l'insistenza di Renzi, fu trovata la quadra con il polacco Donald Tusk, particolarmente critico nei confronti della Russia, a far da contrappeso alla posizione considerata all’epoca filo Mosca di Mogherini.