Dopo tre giorni di silenzio, Luigi Di Maio si fa vivo e trae, in un lungo intervento sul blog delle stelle, le conclusioni della dura esperienza delle elezioni in Abruzzo. In sintesi: il movimento compie una svolta, si apre alle alleanze elettorali (ma solo con liste civiche, sia chiaro) e tenta la strada del radicamento nelle periferie del Paese. Proprio quello che, per scelta o per natura, non aveva fatto in tutti questi anni.
Ma sia chiaro, avverte il capo politico dell’M5S, i problemi sarà lui personalmente ad affrontarli proprio in quanto capo politico. Il che potrebbe essere letto come un avvertimento: nessuno pensi di cambiare cavallo. Forse non è un caso che in queste ore sia stato fatti circolare il testo del regolamento in vista delle elezioni europee del 26 maggio, e qui c’è scritto che sarà il capo politico ha decidere le cose fondamentali in tema di formazione delle liste, e che la base verrà consultata (consultata) tramite la piattaforma Rousseau.
“Abbiamo un problema”
"In questi due giorni dopo le elezioni ho riflettuto. Mi sono chiesto se fosse il caso di dire una verità che tutti nel Movimento conosciamo, ma nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire". Nella sua analisi del voto Di Maio mette in fila i risultati "dopo la Sicilia, dopo il Molise, dopo l’Abruzzo". Ecco la prima ammissione: "Se non siamo riusciti a conquistare una regione con Giancarlo Cancelleri nonostante il 35%, con Andrea Greco nonostante il 38% e con Sara Marcozzi, persone che hanno dato l’anima nel territorio per anni e che hanno fatto l’impossibile, è chiaro che ci sono alcuni problemi di fondo”. Problemi (e qui c’è l’avvertimento) “che come Movimento dobbiamo affrontare. Che io come capo politico del Movimento 5 stelle intendo affrontare".
Signori si cambia. E se non siamo pronti non si parte
Quello che segue ha più il tono dell’analisi di un segretario di un partito vecchio stile, che non della promessa di un leader movimentista. "È necessario arrivare sempre alle amministrative con un percorso che preveda un lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori”, riflette Di Maio, “Non improvvisando come a volte accade".
Non a caso il capo politico M5s aggiunge: "Questo vuol dire pure che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci. Mi ha colpito il fatto che in alcune regioni in questi anni siamo rimasti nella nostra 'zona di comfort', evitando di incontrare categorie importanti come ad esempio quelle dell’imprenditoria e del volontariato. È ora di farlo".
L’apertura alle liste civiche
"Dobbiamo affrontare il tema dell’organizzazione nazionale e locale, dobbiamo aprire ai mondi con cui sui territori non abbiamo mai parlato a partire dalle imprese, dobbiamo decidere se guardare alle liste civiche radicate sul territorio”, prosegue. Un inciso, quello sule liste civiche, che sa tanto di rottura del tabù rispettato coscienziosamente fino ad ora, vale a dire il dogma dell’autonomia. Meglio soli che male accompagnati, quindi sempre soli: è stata questa la linea vigente fino alla fine dello spoglio abruzzese.
Non sarà più così, anche se “questo processo non si concluderà dall’oggi al domani e richiederà mesi e impegno da parte di tutto il Movimento per poi arrivare alla formulazione di proposte da votare su Rousseau". Tutti dovranno essere coinvolti: "Abbiamo anche da migliorare la presenza del governo e dei parlamentari sul territorio, di questo parleremo alla prossima assemblea dei parlamentari". Chissà se cambieranno anche i criteri per la selezione delle candidature alle politiche, un giorno. Meno parlamentarie, più valutazioni sulla presa dei singoli nei confronti dell’elettorato di riferimento.
Deciderà lui
Nel frattempo escono le nuove regole in vista delle europee. Sarà Luigi Di Maio a scegliere i capilista per le circoscrizioni plurinominali, anche se poi il nome dovrà essere ratificato dagli iscritti su Rousseau. Sempre al capo politico M5s spetterà inoltre l'ultima parola su tutte le candidature. Insomma, le liste le farà lui.
Lo si legge sul “Regolamento per le Europee del 26 maggio 2019”: "Il Capo Politico, sentito il Garante, provvede alla scelta dei candidati capilista nelle singole circoscrizioni plurinominali rispettando il criterio della residenza, del domicilio personale o professionale e/o del centro principale degli interessi vitali della persona nella circoscrizione plurinominale di riferimento. I candidati predetti potranno essere scelti anche tra i candidati che hanno avanzato la loro candidatura per le circoscrizioni plurinominali e in ogni caso dovranno rispettare i criteri dell’Art 1. I nomi dei capilista così identificati saranno ratificati - viene precisato - dal voto degli iscritti su Rousseau”.
Anche sulla 'compatibilità' delle candidature l'ultima parola spetta sempre a Di Maio: "Come previsto dallo Statuto, il Capo Politico, sentito il Garante, ha facoltà di valutare la compatibilità della candidatura con i valori e le politiche del Movimento 5 Stelle". E così ci sarà, nelle mani di Di Maio, anche la funzione di controllore e garante dell’ortodossia. Non un particolare secondario.