Giuseppe Conte difende il rinvio dell'approdo in Consiglio dei ministri del decreto su reddito di cittadinanza e quota 100 spiegando che sulla seconda misura il governo vuole "fare le cose per bene". Dagli Stati generali dei consulenti del lavoro, il presidente del Consiglio dedica ampia parte del suo intervento al provvedimento bandiera del Movimento 5 stelle sostenendo che si tratta di un "manifesto politico" e non di una "estemporanea promessa elettorale".
La misura, spiega è al vaglio della Ragioneria dello Stato, il governo ci sta lavorando da tempo perché "complessa". "Le ragioni del differimento al prossimo Consiglio dei ministri della prossima settimana è che tendiamo a fare le cose per bene. È una riforma complessa che studiamo da mesi", scandisce, ma "non ci sono problemi". Di questa misura "beneficerà non soltanto la stabilità sociale ma anche la produttività", assicura, spiegando di "comprendere le perplessità espresse da alcuni" sulla misura, e confermando che i datori di lavoro avranno diritto a detrazioni fiscali.
"La dignità sociale non può prescindere da un'occupazione stabile, ecco perché abbiamo lavorato per incrementare i contratti a tempo indeterminato. Noi non siamo contrari ai contratti a tempo determinato ma la precarizzazione a vita non può essere l'orizzonte di una politica economica sociale con la 'p' maiuscola", aggiunge poi.
"Quota 100? La stiamo impostando"
Conte poi parla anche dell'altra misura prevista nel decreto che fa seguito alla manovra, ovvero l'intervento sulle pensioni, bandiera della Lega di Matteo Salvini. "Quota 100 la stiamo impostando. Era giusto intervenire in sé" a riformare il sistema delle pensioni "ma anche per il ricambio generazionale", sostiene. A questo proposito, il presidente del Consiglio ribadisce che, nell'incontro avuto a fine anno scorso a Palazzo Chigi, una "importante azienda dello Stato - faccio il nome, Eni - ha anticipato che, nel 2019, per ogni uscito" con quota 100 "ci saranno 2/3 assunti".
Rispondendo ai cronisti al termine del suo intervento, poi il premier non si sottrae alle domande sui temi di divisione all'interno del governo. Sulle trivellazioni sostiene che "sicuramente il governo esprime una sensibilità diversa rispetto al passato". "Evidentemente faremo anche una riflessione e valuteremo", ma "c'è comunque una sensibilità comune nel governo a rivedere le autorizzazioni alle trivelle perché non è questa secondo noi la soluzione da offrire al Paese per rafforzarne la capacità energetica".
Infine, sul fronte Tav, cerca di gettare acqua sul fuoco. "Tutto il governo si esprimerà. Adesso il lavoro istruttorio è stato completato. Io, confesso, non l'ho ancora letto, lo studierò, lo studieremo tutti e definiremo un percorso di valutazione trasparente, comunicato ai cittadini, ed espliciteremo la decisione del governo. Non è un problema che scenda in piazza la Lega o il Movimento, che scendano in piazza i cittadini".