Iter travagliato e con continui momenti di tensione per il ddl anticorruzione. Prima Forza Italia abbandona i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera per protesta contro la decisione dei due presidenti pentastellati di dichiarare inammissibili tutti gli emendamenti azzurri alla riforma della prescrizione. Poi sono le fibrillazioni interne ai due alleati di governo a stoppare l'iter del provvedimento: al centro del nuovo fronte che si è aperto nei giallo-verdi una norma leghista che mira a modificare il reato di peculato. Per il Pd, che grida allo scandalo, sarebbe una norma 'salva-leghisti', perché se approvata andrebbe a vantaggio di alcuni esponenti del partito di via Bellerio sotto processo.
"Questo emendamento modifica la norma sul peculato in modo che se i fondi in questione sono stati utilizzati sulla base di una legge o di un regolamento, magari di una regione, non c'è più reato. Quindi questa norma cancella il reato di peculato per qualcuno", spiega la dem Alessia Morani, e i nomi che vengono fatti sono quelli dell'esponente di governo Rixi, l'ex presidente del Piemonte Cota e il capogruppo attuale Molinari. La Lega non proferisce parola, non risponde alle insinuazioni né alle accuse, ma nel momento in cui sia i due relatori M5s che il governo, con il sottosegretario Ferraresi, danno parere contrario all'emendamento, ne chiede l'accantonamento, ovvero la modifica viene di fatto congelata per evitare di metterla ai voti e, con i 5 stelle contrari assieme alle opposizioni, vedersela bocciare. Del resto, la pentastellata Angela Salafia, capogruppo M5s in commissione Giustizia, era stata chiara: "È una iniziativa della Lega, non del Movimento 5 Stelle, ma non diventerà mai legge". In serata la Lega ne annuncia il ritiro.
Inevitabilmente ora però l'attenzione si sposta sugli articoli del ddl relativi ai partiti, dal 7 in poi (sui quali i relatori non hanno ancora dato i pareri), sui quali i leghisti hanno presentato diversi emendamenti, anche soppressivi, che puntano a modificare sostanzialmente alcune norme, in maniera non certo 'delicata' per i 5 stelle, in quanto le proposte leghiste vanno ad incidere sui movimenti, sui siti on line e ne risulterebbe una stretta anche per Rousseau. Al momento, nessuno di questi emendamenti è stato ritirato.
Approvata la riforma della prescrizione
Passando al merito dell'esame del ddl, le commissioni hanno approvato la riforma della prescrizione, rinviandone l'entrata in vigore al 2020, come prevede l'accordo siglato tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Dunque, stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio, senza distinzione alcuna tra sentenza di condanna e di assoluzione. È stato poi approvato l'arresto in flagranza per i corrotti e viene istituita la figura dell'agente sotto copertura. Confermato il dietrofront della maggioranza sulla norma che obbligava i corrotti a restituire, per ottenere la sospensione condizionale della pena, la somma promessa. Nella nuova formulazione approvata si parla invece di somma ricevuta per farsi corrompere o data per corrompere.
Durissimo il giudizio di Forza Italia che accusa la maggioranza di "violazione del regolamento": "Sono settimane che i lavori delle Commissioni vengono piegati arbitrariamente alle esigenze della maggioranza. Quest'ultima composta da un partito attivo nell'omicidio del processo penale, e da un altro impegnato a fare da palo silente ma comunque complice di questo grave delitto".