È il giorno della mobilitazione contro un disegno di legge che non piace quasi a nessuno e che anche all'interno della compagine che l'ha proposta è oggetto di dissenso al limite dello scontro. Il nome che la burocrazia gli ha affibbiato è ddl 735 ma il nome in codice è Legge Pillon, dal nome del senatore leghista e fondatore del Family day, Simone Pillon, che l'ha presentata il 1 agosto 2018 con l'intenzione di rivoluzionare l'istituzione dell'affidamento dei figli in caso di separzione.
Una proposta, come scrive il Messaggero, avversata da più parti, tanto che in decine di piazze italiane - 100 secondo alcuni - si sono date appuntamento per manifestare l’associazione femminista 'Non una di meno' e altre organizzazioni che si occupano di violenza contro le donne e tutela dei minori. L’8 novembre in un’intervista il vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio ha detto che si potrebbe modificare il disegno di legge nei prossimi mesi “perché così non va”, anche se sei senatori del Movimento 5 stelle sono tra i firmatari del ddl.
Il testo prevede tempo diviso a metà tra mamma e papà, salvo diverso accordo, contributo diretto alle spese del figlio, mediazione familiare per le coppie ad alta conflittualità e contrasto alla cosiddetta 'alienazione familiare', cioè quando un genitore allontana il figlio dall'altro.
I punti principali del disegno di legge sull'affido condiviso portano su tutte la firma del senatore Pillon noto per le prese di posizione contro le unioni civili e l’aborto
Il testo presentato fa discutere perché — spiega il Corriere della Sera - se dovesse essere approvato, porterebbe alla cancellazione dell'assegno di mantenimento, all'istituzione del doppio domicilio per il minore e introdurrebbe l'obbligo della figura del mediatore familiare in caso di minori
Cosa prevede la proposta
- Doppia residenza - L'assegno di mantenimento sparisce perché i figli avranno due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà. Ciò significa che, salvo diversi accordi tra i genitori, i figli dovranno trascorrere non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la madre che con il padre. In questo modo si garantisce, secondo il ddl, un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali.
- Mediazione familiare - I coniugi con figli minori per ottenere la separazione dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore familiare. La proposta normativa introduce e regolamenta questa figura stabilendo ruoli e competenze del mediatore che dovrà guidare gli ex coniugi a gestire, nel miglior modo possibile per i figli, la separazione. Il ddl fissa la durata massima della mediazione a sei mesi e stabilisce che gli incontri col mediatore saranno a pagamento.
"Il mantenimento non sarà fifty-fifty: il genitore che guadagnerà di più contribuirà di più", spiega Pillon sottolineando che ogni genitore, d'ora in poi "saprà che ogni euro sarà speso per il figlio e non per l'ex coniuge" - spiega Pillon all'Agi. "Il che non significa che sparirà l'assegno di mantenimento per l'ex coniuge ma solo che le spese per il minore saranno pagate direttamente", prosegue.
"Infine prevediamo primo incontro gratis con un mediatore familiare per le coppie ad alta conflittualità e in seguito incontri con tariffe fissate dal ministero della Giustizia - conclude -. E forme di contrasto alla alienazione genitoriale: un genitore che dipinge male l'altro, cercando di mettergli il figlio o la figlia contro dovrà risarcire entrambi e potrebbe perdere anche la responsabilità genitoriale".
I dati Istat
La proposta punta a riscrivere la legge del 2006, una norma che rivoluzionò il concetto di "assegnazione" dei figli nelle separazioni e nei divorzi. L'ultimo report Istat su separazioni e divorzi mostra infatti che su almeno un fronte la legge del 2006 ha cambiato radicalmente le cose: se nel 2005 i figli minori affidati esclusivamente alla madre erano più dell’80%, nel 2015 la percentuale è crollata all’8,9% e nell’89% dei casi il giudice ha sancito l’affido condiviso. Ma i bambini nella maggior parte dei casi continuano in effetti a trascorrere più tempo con le madri.
Nessun mutamento invece sul fronte dell’assegnazione della casa coniugale - fa notare Il Fatto Quotidiano - che quando c’è un figlio minore nel 69% dei casi va alla ex moglie in quanto genitore collocatario, e della quota di separazioni con assegno di mantenimento corrisposto dal padre, che si è mantenuta stabile al 94%.
Le manifestazioni nelle piazze italiane
La proposta "finisce per considerare i bambini e le bambine dei pacchi postali" ha spiegato l'ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, scesa in piazza a Roma insieme al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il segretario uscente del Pd Maurizio Martina, la consigliera regionale Marta Bonafoni, Pippo Civati e Marco Furfaro. Molti i volti della politica locale che hanno voluto manifestare la propria contrarietà al ddl Pillon a fianco delle associazioni Udi, Telefono Rosa, Arci e Arcigay. Le organizzatrici considerano il disegno di legge "retrogrado nei confronti del diritto di famiglia, tenta di riformare la legge 54 sull'affidamento condiviso non tenendo in conto l'interesse del minore".
A Milano alcune centinaia di persone si sono riunite in piazza della Scala per protestare contro il Ddl. Diverse bandiere sono presenti in piazza, tra cui quella di Liberi e Uguali, del Movimento Milano Civica e della Cgil. Presenti anche associazioni come Arci e alcuni rappresentanti dei centri sociali come il Cantiere. Hanno aderito, oltre a molte associazioni di donne, anche il Pd Milano Metropolitana e la Uil Milano e Lombardia.
"È un Ddl maschilista e sessista, ingiusto perché tutela il genitore più forte economicamente. A Pillon e agli altri promotori diciamo 'non saremo le vostre ancelle'", dichiara Giziana Vetrano, coordinatrice del Torino Pride, tra le associazioni che hanno aderito al Comitato torinese per il ritiro della proposta di legge Pillon. Centinaia di persone oggi pomeriggio hanno riempito piazza Carignano, a Torino, per dire no al decreto che - come dicono gli organizzatori - "smantella il diritto di famiglia". "Chiediamo di ritirare immediatamente il decreto - ha aggiunto Vetrano - nella stessa maggioranza di governo c'è chi non è d'accordo, è giunto il momento che facciano sentire la loro voce".