Qualcosa si muove a destra. Qualcosa si muove in quella destra che "non vuole morire salviniana", perché, prendendo in prestito le parole di Salvatore Merlo sul Foglio, “sicurezza, serietà e responsabilità non sono valori da estremisti di destra: la migliore cura per i razzisti e per chi campa elettoralmente con la paura sarebbe una destra civilizzata”. Impossibile una destra così? Beh, a un’osservazione superficiale sembrerebbe di sì. Ma poi si ripensa all’editoriale di Alessandro Sallusti che, parlando di Matteo Salvini sul “Giornale”, ha vagheggiato addirittura il rischio nazismo. E tornano in mente coloro non hanno non potuto applaudire la vice presidente della Camera, Mara Carfagna, quando, ricordando tra le altre cose che “la propaganda gonfia il consenso nell’immediato, ma non produce effetti sul medio periodo” ha 'silenziato' Matteo Salvini. Se infine ci si accorge di un evento previsto per il prossimo 27 ottobre, ci si può rendere conto che, invece sì, qualcosa sta davvero succedendo. Sotto traccia, senza clamori.
Dall’appello pubblico, apparso su Repubblica, del direttore artistico di Caffeina, Filippo Rossi, al “recupero della forza liberatrice di una buona destra, che sia antisalviniana, laica, inclusiva, una destra moderna, affidabile, autorevole ma non autoritaria, che si richiami a Paolo Borsellino”, che ha fatto registrare positivi riscontri e adesioni da tutta Italia, prende il via l’esperimento “Viva l’Italia. Discorsi per un’altra politica”. Tra i relatori, oltre a Luigi Di Gregorio, Antonio Rizzo, Adriana Galgano, anche un Piercamillo Falasca che in un post su Facebook spiega così la linea di confine: “Il patriota difende l'Italia e la sogna migliore, il nazionalista gonfia il petto, aggredisce gli altri e fa male al Paese”.
“Uno spazio per menti libere che vuole essere soprattutto un punto di ripartenza. Un laboratorio politico-sociale che invita alla riflessione e aspira a porsi come un contenitore di differenti esperienze, tutte accomunate da un forte disagio per i modi e i contenuti a cui al giorno d’oggi è stata ridotta la politica. Un’occasione per superare l’omologazione del pensiero e dare voce alla vivacità della diversità”, spiegano gli organizzatori. Sul palco del Teatro Caffeina di Viterbo, con Filippo Rossi e Chiara Moroni si alterneranno (sabato 27 ottobre) gli interventi e i contributi di professori, giornalisti e osservatori politici.
“Un’altra politica: sarà questo il tema intorno al quale ruoteranno gli interventi e i confronti - dice Rossi - dato che l’evento non ridurrà lo spettro della discussione unicamente a destra. È possibile oggi un’altra politica, pensata e praticata con ideali, realismo e concretezza? Crediamo che ci sia una forte necessità di cambiare nel nostro Paese soprattutto la politica intesa come massificazione del pensiero e rifiuto violento della diversità, strumenti troppo spesso usati per nascondere l’incapacità di combattere battaglie di civiltà sul piano sociale e culturale”. E ancora: “Matteo Salvini incarna alla perfezione un’estrema destra capace solo di esaltare i problemi senza trovare le soluzioni, capace solo di vivere sulle paure dei più senza scommettere sul coraggio di pochi. Salvini è la destra per come l’ha sognata la sinistra per anni: un incubo. Ma un grande paese come l’Italia non può sottostare senza reagire a questa idea caricaturale, deforme di destra. Un fenomeno da baraccone”.
“Viva l’Italia non vuole offrire ricette semplicistiche e solo apparentemente efficaci rispetto ad una politica che oggi sta costruendo una società deresponsabilizzata, iniqua, familista e bloccata - aggiunge il direttore artistico di Caffeina - vuole essere una proposta di metodo per riportare al centro del dibattito pubblico realismo e competenze, pensiero critico, inclusività e libero confronto”. Qualcosa si muove, nella scommessa che abbia ragione Flavio Tosi: “È evidente che si apre uno spazio per una forza europea, responsabile e seria. Troppi cittadini non sono più rappresentati...”.
E anche nel tentativo di dare qualche risposta all’esortazione di Aldo Cazzullo: "Serve la capacità di sentire il Paese, interpretare il sentimento popolare senza farsene condizionare, elaborare una proposta per le nuove generazioni guardando al domani e non al consenso immediato. Non sono processi che si improvvisano, o che si affidano alla pseudodemocrazia del clic. Ma già con le candidature alle prossime Europee il centrodestra, se ancora esiste, dovrebbe dare un segnale. L’alternativa è pagare all’ondata populista un prezzo altissimo”.
“Noi non abbiamo tutte le risposte. Ma sentiamo l’urgenza di porci le domande. Non vogliamo proporre ricette, ma coinvolgere in un metodo di discussione e di azione, tutti coloro che osservando la politica di oggi scuotono la testa”, spiega poi Chiara Moroni, docente all’Università della Tuscia, analista politico ed esperta di comunicazione. “Anche se la politica è afflitta da continue emergenze noi crediamo che sia possibile trovare ad esse soluzioni attraverso progetti e fini, politici e sociali, di più ampio respiro. Noi crediamo nella Politica”.