Pare che la ‘manina’ ci sia stata, e che non fosse proprio una manina tecnica ma politica. A tre giorni dalla denuncia a Porta a porta del vicepremier Luigi Di Maio, comincia a definirsi la vicenda che ha portato nel decreto fiscale l’introduzione dello scudo fiscale per i capitali all’estero.
Quella ‘manina’, secondo un’indiscrezione pubblicata oggi dal Corriere della sera, sarebbe quella di Massimo Bitonci, eletto con la Lega e sottosegretario al ministero dell’Economia. Scrive il Corriere: “Ma prima del consiglio dei ministri, interviene un’altra mano (manina?), quella del collega Massimo Bitonci. Che introduce il condono per gli evasori. Il sottosegretario sostiene di aver inviato il documento alla collega dei 5 Stelle Laura Castelli. Comunque sia andata, prima del consiglio, si raggiunge una sorta di accordo. Il premier Giuseppe Conte fa una sintesi dell’accordo politico. Nel frattempo gli uffici inviano il testo scritto con il dettaglio, che consegnano a Conte. Il quale non lo legge pubblicamente, secondo la versione di Palazzo Chigi, ma riassume i contenuti essenziali. Riassunto che non mette in allarme Luigi Di Maio, presente e verbalizzante” (Corriere della Sera).
Per approfondire: Breve storia della manina che ha cambiato il decreto fiscale
Di Maio però si accorge di quello che nel decreto fiscale era in pratica diventato un condono quasi tombale. Va in televisione da Vespa e scoppia il primo grosso caso politico nella coalizione di governo. A qualche giorno dalla festa del Movimento 5 stelle al Circo Massimo. E in queste ore si cerca ancora una mediazione ancora difficile, con un Consiglio dei ministri fissato per il pomeriggio di sabato 20 ottobre a cui al momento non si sa ancora se parteciperanno tutti i capi dei dicasteri.