La Lega tiene il punto e non cede sulla legittima difesa. E così, a fare un passo indietro, almeno per il momento, sono i 5 stelle che ritirano i tre emendamenti presentati in commissione Giustizia del Senato. Secondo quanto viene riferito da fonti della commissione, e confermate da fonti della Lega in merito alle posizioni dei due alleati, i pentastellati prima che la commissione stessa e il governo dessero il parere sulla ammissibilità o meno dei 71 emendamenti presentati, hanno ritirato le loro tre proposte di modifica a prima firma Francesco Urraro.
Cosa volevano i Cinque Stelle
Gli emendamenti 5 stelle miravano a modificare nella sostanza il testo base sulla legittima difesa, predisposto dal relatore Andrea Ostellari (Lega). In particolare, le modifiche pentastellate avrebbero inciso sulle ipotesi di non punibilità per legittima difesa, riducendole. Una linea non condivisa dai leghisti che, al contrario, da sempre puntano ad allargare le ipotesi di legittima difesa, fino a farla scattare anche se in presenza di semplice "grave turbamento". Ipotesi, questa, che invece veniva eliminata in uno dei tre emendamenti dei 5 stelle.
Il nodo è politico
Il testo dovrebbe approdare in Aula al Senato il 23 ottobre, ma - viene spiegato da fonti di maggioranza – fino all’ultimo non è stato escluso che potesse slittare. Il 'nodo' da sciogliere è tutto politico e interno alla maggioranza giallo-verde. Le sorti del provvedimento dipenderanno da quanto i due alleati di governo riusciranno a trovare una mediazione tra le due posizioni. I leghisti, infatti, da sempre portano avanti la battaglia sulla legittima difesa che deve essere "sempre presunta". Più cauta la linea dei 5 stelle.
Un grave turbamento
E, di fatti, i tre emendamenti pentastellati miravano proprio a 'ridimensionare' il testo base: innanzitutto la modifica più consistente è quella che riguarda le correzioni apportate dal testo base all'articolo 55 del codice penale che disciplina l'eccesso colposo: per i leghisti è sufficiente dimostrare di trovarsi in uno stato di "grave turbamento" perché scatti la legittima difesa.
Una certa idea della legittima difesa
Un'impostazione, però, non condivisa dagli alleati di governo che, al contrario, chiedevano che venisse eliminata la non punibilità in caso di "stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto".
Un'altra modifica riguardava l'articolo 1 del testo base, quello che modifica l'articolo 52 del codice penale sulla 'difesa legittima': per i pentastellati non sarebbe stata sufficiente una generica 'violenza' perché scattasse la non punibilità, bensì i 5 stelle ritenevano che fosse necessaria una "violenza alla persona".
Un comma in più per il codice
Il testo base del leghista Ostellari aggiunge infatti un comma all'articolo 52 del codice penale: "agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone". L'emendamento dei 5 stelle, invece, prevedeva che ci fosse la legittima difesa qualora ci si difendesse per respingere "l'intrusione posta in essere con violenza alla persona o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone".