Un miliardo per ogni anno del sistema "38+62": l'introduzione di quota 100 nel sistema pensionistico rischia di minare la solidità del sistema previdenziale italiano. È l'allarme lanciato dal presidente dell'Inps Tito Boeri, nell'audizione alla commissione Lavoro della Camera. Ma la cosa suscita, una volta di più, le ire di Matteo Salvini.
“Operazioni spericolate”
"È un'operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro”, sono le parole che oggi hanno riacceso una polemica vecchia quanto l’attuale governo
Secondo Boeri "non possiamo permetterci incrementi ulteriori del nostro debito pensionistico rispetto a quelli associati al crollo delle nascite e al calo dell'immigrazione regolare, non possiamo neanche introdurre nuove disparità di trattamento, soprattutto dopo una crisi profonda come quella che ha attraversato il nostro Paese negli ultimi 10 anni".
“E allora si presenti alle elezioni”
Pronta la replica del vice presidente del consiglio e ministro dell’interno. “Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni”, ribatte Salvini.
E poi rincara: “Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo”.
Un decreto chiamato Dignità
Il momento di più forte attrito si era registrato a metà luglio, in occasione del varo del Decreto Dignità. Boeri aveva fatto intendere tutte le sue perplessità, prospettando la perdita di 8.000 posti di lavoro dell’amministrazione pubblica. E anche qui Salvini non aveva usato le mezze misure.
"Se il presidente dell'Inps non è d'accordo su niente delle linee politiche del governo, si dimetta", aveva detto da Mosca, “So per certo che ci sono alcuni organismi, penso all'Inps, con cui non ho da fare polemiche personali, perché non mi interessano, che però hanno una visione della realtà che è assolutamente lontana da quella degli italiani, da quella del mondo del lavoro, del mondo delle pensioni".
La Fornero, sempre quella. Ma anche i migranti
A dividere i due, oggi come allora, la Legge Fornero sulle pensioni. "Quando il presidente dell'Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, gli immigrati ci servono, perché ci pagano le pensioni” aveva scandito Salvini, “questo decreto crea disoccupazione, in un mondo normale se non sei d'accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell'Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti".
Una risposta indiretta
La replica di Boeri era stata affidata ad un taglio obliquo: "Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all'opinione pubblica”.
Il fatto è che Tria e Di Maio avevano appena definito 'priva di basi scientifiche' la posizione dell’Inps e, di fatto, anche della stessa Ragioneria generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell'Inps". Per definire tutti i membri del governo da parte di Boeri ci si affida ad un pesante paragone: “Siamo ai limiti del negazionismo economico”.
Poi, il giorno dopo, il Presidente dell’Inps si presenta alla commissione finanze della Camera e afferma, pesante, di non accettare minacce da parte di chi dovrebbe tutelare la sua sicurezza personale. In pochi hanno avuto dubbi sull’identità del destinatario del messaggio. Oggi la nuova puntata.