In Italia c'è grande interesse e reale economia intorno alla sostenibilità e ai temi ambientali, il nostro Paese è il primo produttore di prodotti alimentari biologici, ma tutte queste questioni non hanno mai portato a risultati elettorali soddisfacenti per i partiti “verdi” che si sono succeduti negli anni. Alle ultime elezioni europee, quelle del 2014, nessun eurodeputato italiano ha raggiunto il gruppo dei Verdi europei, che con i suoi 52 componenti è il quinto per consistenza dopo Popolari, Socialdemocratici, Conservatori e Liberali.
Solo quasi tre anni dopo le elezioni, un transfugo del Movimento 5 Stelle, Marco Affronte, ha aderito al gruppo, diventando l’unico “verde” italiano a Strasburgo. Ora i Verdi europei stanno scaldando i motori per affrontare le elezioni del maggio 2019, con la consapevolezza di essere ancora forti in Ue e sperando di conquistare qualche voto anche in Italia, anche su istanze proeuropee e a favore delle donne. La presidente del partito europeo è un'italiana di Brescia, anche se è nata in Messico, vive a Bruxelles con un compagno belga e parla 5 lingue.
In questa intervista all’Agi si dice convinta che un’alleanza di forze che aderiscano in Italia alle priorità dei Verdi europei può puntare l'anno prossimo al 4%. Monica Frassoni, ex eurodeputata e attuale copresidente del Partito dei Verdi europei, oltre che presidente dell’Alleanza europea per il risparmio energetico (Euase) e del Centro europeo di assistenza elettorale, è a Milano questa domenica per parlare di Europa in un dibattito organizzato dal gruppo consiliare progressista.
Come si fa a convincere un elettorato antieuropeo dell’importanza dell’Europa? Servono i dibattiti?
“Penso che in questo momento noi che abbiamo una responsabilità europea, e io sono presidente di uno dei cinque partiti europei più importanti, dobbiamo mobilitarci per contrattaccare questa diffusissima sottocultura antieuropea. In modo completamente superficiale si dice che l’Unione europea è la causa di tutti i mali e la si utilizza come una specie di alibi negativo, perdendo di vista tutte le cose positive che rappresenta come ideale e come sogno. Ma anche dal punto di vista politico concreto, si sottovaluta l’importanza che un’Unione europea, che funziona davvero, può avere per tutti noi. Dobbiamo dimostrare con i fatti e le parole che c’è un modo diverso di vedere l’Europa, ne’ quella di Juncker ne’ quella di Salvini. Per questo sono sempre disponibile a parlare in tutte le occasioni che mi vengono offerte”.
Il clima in Italia non è favorevole all’Europa, e i partiti di governo sono antieuropei. Come valuta la situazione?
“Credo che oggi ci siano due elementi in parte contraddittori. Da una parte c’è un grande interesse per l’Unione europea: diversamente da prima, quando tutti erano passivamente pro europei oggi tutti sono passivamente anti europei. Le prossime elezioni europee sono fra 9 mesi e mai era successo prima di parlarne così tanto. Credo che in questo momento ci sia molta confusione, soprattutto in quella parte del mondo politico e dell’opinione pubblica che non si ritrova nel neo nazionalismo fascistoide, anche un po’ xenofobo, di Salvini e compagnia: ha un’ambizione chiara di smantellare l’Ue, nei suoi aspetti più importanti che sono uno spazio legale comune e il fatto che c’è uno spazio di potere europeo sovranazionale ci sono regole da rispettare perché sono state decise di comune accordo. E’ su questo, più che sull’immigrazione, che Salvini è d’accordo con Orban e questa pericolosa alleanza di nazionalisti punta a smantellare l’Europa. Ma neanche ci si riconosce nell’Ue così com’è: non ha ancora fatto nessun atto reale di revisione delle politiche di austerità degli anni della crisi”.
Quindi la percezione negativa dell’Europa è motivata?
“La percezione è basata essenzialmente sulle fake news e su una sola real news, che sono le politiche sbagliate dell’inizio della crisi. Noi verdi non ci riconosciamo nell’una ne’ nell’altra ma per le prossime elezioni la nostra intenzione è di contribuire a fare emergere quella parte di forze politiche, sociali, associative, di opinione pubblica secondo le quali si possono realizzare veri cambiamenti di direzione politica e istituzionale dell’Unione europea, non smantellandola ma rafforzandola. Per farlo, bisogna conquistare il potere”.
Che cosa pensa di come l’Europa ha gestito il tema dell’immigrazione? Si dice che l’Italia è stata lasciata sola.
“Una responsabilità che avremo in questa campagna elettorale è quella di spostare l’attenzione dalla migrazione come fonte di tutti i problemi assieme all’Europa. Salvini e i suoi amici sono riusciti a far passare l’idea che noi dobbiamo vivere in una società monocolore e uniforme che non dobbiamo aver nessun interesse a conoscere gli altri. L’ha chiamata macedonia, mi pare. Questo atteggiamento di chiusura e di mancanza di curiosità è un enorme impoverimento dell’Italia. Se ci si illude che chiudersi in una valle ci permetterà di vivere meglio, vuol dire avere un’idea della società completamente sballata.
Quanto all’Italia, da sempre refuto nel modo più radicale l’idea che sia stata lasciata sola: semplicemente, non è vero. Basta guardare i numeri degli arrivi e delle richieste di asilo in Germania, oltre al denaro europeo che abbiamo ottenuto per far fronte alla questione: non solo in termini di flessibilità, ma anche di soldi diretti con le attività di Frontex. Il problema è che in Italia le leggi creano illegalità, come la famosa Bossi-Fini che mai è stata superata. La gestione è stata fatta nell’emergenza, le procedure sono troppo lunghe e l’unica cosa che funzionava, il sistema di protezione Sprar, è sempre meno accettato da sindaci e cittadinanza a causa della retorica sulla pericolosità dei migranti.
Di questo però l’Unione europea non ha colpa. La narrativa deleteria dell’Italia lasciata sola ha anche il difetto di aver sottovalutato il fatto che Orban e compagnia, i grandi amici di Salvini, sono responsabili del naufragio del sistema di ricollocamento, perfettamente legale, che sarebbe stata cogente per tutti”.
L’immigrazione è considerata il principale problema italiano, come crede si debba affrontare?
“Continuiamo a raccontarci che è il grande problema dell’Italia, anziché la criminalità organizzata, la corruzione, l’evasione fiscale, il fatto che abbiamo un problema di crescita serio che dipende anche dal fatto che i nostri ragazzi sono meno bravi degli altri e quando sono bravi se ne vanno. Queste cose sono molto più pesanti dell’immigrazione ma la gente pensa che ci sia il 30% dei migranti, anche se il numero di non supera il 6-8%, e se gli illegali stanno aumentando è proprio perché le circolari di Salvini permettono più facilmente di cadere nell’illegalità. Quello che il governo sta facendo è alimentare un clima di nervosismo rispetto all’immigrazione, per aumentare il consenso per loro anche se il problema non lo risolvono: pensano che l’unica soluzione sia buttarli fuori tutti, cosa ovviamente non possibile”.
Quali sono le priorità su cui chiederete voti alle prossime elezioni europee?
“Il primo tema è il “green new deal”, l’urgenza della transizione ecologica del nostro sistema economico e sociale per far fronte ai cambiamenti climatici e alla scarsità delle risorse. Questo rappresenta un potentissimo motore di attività economica nuova, di nuovi mercati, di lavoro non delocalizzabile, di cambio radicale di priorità. Governare i cambiamenti climatici di per se’ produce una nuova leadership europea e l’Italia non deve perdere l’occasione di essere un paese di punta, perché siamo la seconda green economy dopo la Germania e il primo paese per riciclo.
La seconda priorità è la società aperta di cui ho già parlato e il terzo la questione delle donne: ci deve essere un protagonismo reale delle donne in politica. Questa offerta elettorale in Italia deve avere il riferimento dei verdi europei, la partecipazione dei verdi italiani, piccoli ma vitali, e con esperienze amministrative in città importanti come Milano, e potrebbe convogliare anche piccoli partiti come Possibile, l’Italia in Comune di Pizzarotti, Futura e tanti individui, ma certo non i 5 Stelle che hanno accettato lo scardinamento del criterio democratico sposando una linea neonazionalista e assolutamente sottomessa rispetto alla linea di Salvini. Offriamo un gruppo politico europeo che ha dimostrato di poter vincere sul campo: non solo sui diritti, come l’ultima relazione Sargentini contro Orban ha evidenziato, ma anche su temi come la privacy e il pacchetto europeo dell’energia. Non siamo ambientalisti barricaderi, e lavoriamo volentieri con un’industria sostenibile”.