Aggiornamento del 13 settembre 2018, ore 17,00: Una precedente versione di questo articolo conteneva una frase che descriveva l'abbigliamento e l'acconciatura dell'eurodeputata olandese Judith Sargentini. La frase ha urtato la sensibilità di alcuni lettori che ci hanno scritto. Per questo abbiamo deciso di rimuoverla. Ci scusiamo con i lettori che abbiano avvertito la frase come inopportuna.
La Storia la ricorderà per quell'immagine: le mani sul volto, il capo chino e i singhiozzi, mentre intorno a lei centinaia di deputati europei la applaudono per essere riuscita dove nessuno finora aveva osato: mettere in 'stato d'accusa' un intero Paese per aver violato i principi dell'Unione europea.
Una brava persona
E' la prima volta che il Parlamento europeo invita il Consiglio dell'Ue ad agire contro uno Stato membro per prevenire una minaccia sistemica ai valori fondanti dell'Unione e a fare da relatrice è stata Judith Sargentini, una deputata olandese poco più che quarantenne dalle radici italiane e con la fama di essere una gran brava persona.
Non è un modo di dire: è stata proclamata "Angelo dell'Anno" da PerspectieF, l'organizzazione giovanile di ChristenUnie per il suo impegno per il commercio equo (il riconoscimento viene assegnato a un politico che si è impegnato negli ideali cristiani l'anno scorso, ma lei, parlamentare di GroenLink, non rappresenta un partito cristiano) e nel 2013 ha vinto il premio di 'Politico equo dell'anno' per il suo impegno a favore dei Paesi in via di sviluppo.
Mercoledì mattina ha spiegato agli europei perché l'Ungheria del populista Viktor Orban deve preoccupare e la sua relazione è stata approvata da 448 colleghi.
Le radici italiane
Discendente di una famiglia italiana che vive ad Amsterdam da sei generazioni, viene da quella che lei stessa definisce "una famiglia politicamente molto consapevole". Suo padre, antimilitarista convinto, si rifiutò di fare il servizio militare e quando aveva appena sette anni la portò a manifestare contro le armi nucleari. Quando ne aveva 15, aderì alle file giovanili del Partito socialista pacifista (dove conobbe il suo primo ragazzo) e nel 1999, presa la laurea in Storia alla Università di Amsterdam decise che il suo futuro era la politica.
Entrata nel consiglio comunale di Amsterdam nel 2002, è stata capogruppo dal 2006 e il primo approccio con L'Unione europea è stato con il lavoro di lobbista per l'Istituto olandese per il Sudafrica (Niza), dove lavorava per i diritti umani, la cooperazione allo sviluppo e la democratizzazione dell'Africa australe.
Le piccole battaglie, la grande vittoria
E' vegetariana, quando è ad Amsterdam si muove solo in bici (ma questo è tutt'altro che straordinario: gli olandesi fanno la fortuna dell'industria delle biciclette) e conduce una feroce battaglia contro il riscaldamento globale al punto di cercare di convincere i suoi concittadini che riscaldare il patio in inverno è uno spreco di energia e di soldi.
Nel 2017 è stata nominata dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni come relatrice per esaminare l'avvio di procedure contro l'Ungheria. E in una tiepida mattina di settembre ha messo all'angolo uno dei più controversi leader europei. Per poi scoppiare a piangere. Si dice che non abbia intenzione di ricandidarsi nelle elezioni europee del maggio 2019. Ma quelle lacrime e quel fragoroso applauso potrebbero averle già fatto cambiare idea.