Il gioiello della corona si chiama Lega, ed il principe della corona Matteo Salvini. Il regno ancora non c’è, ma qualcuno scommette che verrà conquistato molto presto: un 30 percento dei parlamentari europei che sbarcheranno a Strasburgo dopo le elezioni del prossimo maggio. Allora nascerà, nuova Camelot, l’internazionale dei sovranisti, il sogno a cui lavora Steve Bannon da quando è stato defenestrato dalla Casa Bianca. E Salvini, da qualche giorno, è ufficialmente della partita.
Lui e Bannon si sono visti a Milano, come a Milano sempre Salvini si era incontrato con il premier ungherese Viktor Orban, in un colloquio chiaramente preparatorio. Al termine Bannon e il suo principale consigliere, Mischael Modrikamen, un politico belga che nel suo paese ha fondato il Partito del Popolo, hanno espresso grande soddisfazione, aggiungendo che da parte del leader della Lega c’è entusiasmo per il progetto. Come anche c’è grande desiderio di collaborare con i leader populisti del Vecchio Continente, siano essi in Ungheria come in Austria o in Polonia, Finlandia e Danimarca. Un lungo elenco, con qualche riga lasciata in bianco, e la cosa fa riflettere.
Il Movimento è servito
L’uscita forzata dalla Casa Bianca e il distacco dalla sua stessa creatura, il sito di verità alternative chiamato Breibart, non hanno significato la fine della carriera politica di Bannon. Sono state, semmai, un nuovo inizio, e la scelta di un nuovo campo di gioco: l’Europa. All’inizio dell’estate l’ex ufficiale della marina americana ha annunciato la nascita di una Cosa di destra, da lui ribattezzata Il Movimento (“The Movement”), allo scopo dichiarato di farne l’internazionale sovranista nel Continente. Una sorta di esportazione del trumpismo nella patria dei liberal, che qui come da nessun’altra parte corrispondono alla descrizione che tradizionalmente ne danno i conservatori americani: “Liberal, lilies, limos” (“liberal, mammole e limousine”).
Non è un partito, il Movimento, nemmeno nelle intenzioni del suo fondatore. Si tratterebbe piuttosto di una centrale di coordinamento pronta a fornire, attraverso la sua Fondazione, materiale in termini di dati e documenti programmatici a tutti coloro che vi facessero richiesta, purché si tratti di forze che lottano contro, nell’ordine: la globalizzazione, l’Europa, George Soros, Angela Merkel ed Emmanuel Macron.
Buone prospettive
Inutile precisare che il vento è favorevole e l’ottimismo, in vista delle elezioni di maggio, cresce. Non sono solo i sondaggi che in Italia danno la Lega ben oltre il 32 percento, ma il fatto che, nei fatti l’internazionale sovranista si è costruita da sé, e basta allungare la mano per cogliere il frutto. Polonia e Ungheria sono i paesi in cui per primi si è manifestato il fenomeno. Da allora tutto il Gruppo di Visegrad si è convertito alla causa. Si è aggiunta poi la Slovenia e, soprattutto, l’area baltico-scandinava dove i populisti sono al potere in Finlandia e in Norvegia, danno il loro determinante appoggio esterno al governo in Danimarca e la prossima settimana potrebbero divenire il primo partito in Svezia (otto anni fa erano al 4 percento).
Una spinta talmente forte da far pensare a qualcuno, a Bruxelles, che lo stesso Salvini potrebbe puntare a divenire addirittura presidente della Commissione Europea.
Ma qualche dubbio circola
Esiste comunque l’altra faccia del Movimento, la cui strada non sarà irta di ostacoli, ma non è nemmeno del tutto in discesa. A guardar bene l’elenco dei paesi con cui si intende collaborare, infatti, mancano due tessere fondamentali del mosaico europeo: Francia e Germania.
Si tratta dei due principali paesi europei, per generale riconoscimento, destinati ad esercitare una influenza diretta su molti degli stessi governi sovranisti che hanno visto o vedranno la luce in questi anni. Strano che Bannon non si sia già aperto dei canali ufficiali né nell’uno, né nell’altro. Anche perché le società Francia e Germania sono già un terreno ben arato da due partiti politici di destra come il Fronte Nazionale di Marine le Pen e Alternative fuer Deutschland.
Il Fronte Nazionale, dopo l’affermazione in corrispondenza delle ultime presidenziali francesi (battuti al ballottaggio in una tornata che ha visto la scomparsa dei socialisti), ha cambiato il nome ed accentuato i toni neogollisti, mettendo la mordacchia a quelli – demaistriani – delle origini. Ma questo non giustifica la freddezza di questi mesi: è ricorrente nella destra l’alternare estremismo e moderatismo, senza che la sostanza della politica cambi. Le Pen e Bannon si sono incontrati con grande eco sui giornali lo scorso marzo, ma da allora non si sono registrati salti di qualità. Ci deve essere qualcosa di diverso, e magari più profondo. Ma non è ancora emerso.
Quanto alla Germania, la faccenda è già venuta a galla. Ai sovranisti tedeschi è bastata leggere l’intervista al Daily Beast con cui a luglio Bannon ha annunciato la nascita della sua creatura per reagire in modo per lo meno freddo. “Di sicuro non abbiamo bisogno di un allenatore”, ha commentato asciutto alla Welt il leader del partito, Joerg Meuthen, rispondendo alla domanda se il suo partito apprezzasse l’idea di un appoggio del Movimento. Verrebbe da dire: vogliono essere padroni a casa loro. Che poi è la quintessenza del sovranismo.