Tre dei sei membri della commissione d'inchiesta sul crollo del Ponte Morandi nominata dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, hanno ricoperto in passato incarichi che, di fatto, li mettono ora nelle condizioni di dover indagare anche sul loro stesso operato. E uno di loro addirittura aveva lavorato per Autostrade, accusata dal governo di avere responsabilità del disastro costato la vita a 43 persone.
Si tratta, sottolinea l'Espresso, dell'ingegnere Bruno Santoro, dirigente del ministero "pagato fino al 2013 per prestazioni professionali dalla società di gestione", dell'architetto Roberto Ferrazza, provveditore per le opere pubbliche di Piemonte-Valle d'Aosta-Liguria e del professore associato della facoltà di ingegneria dell'Università di Genova, Antonio Brencich.
"La singolarità è doppia perché dal 2015, cioè appena due anni dopo la fine del rapporto con Autostrade, al 2018 Santoro è anche direttore della 'Divisione 3 – Qualità del servizio autostradale' nella Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, cioè il massimo organismo di sorveglianza. E dal marzo di quest'anno è direttore della 'Divisione 1 – Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione', nella stessa Direzione generale del ministero", spiega il settimanale. La Divisione 1, secondo quanto ha precisato il ministero, non avrebbe però "alcuna competenza sui progetti di manutenzione straordinaria" in oggetto.
L'incarico di Santoro per Autostrade riguardava "una prestazione professionale per 'Direzione e coordinamento lavori, collaudo e manutenzione opere pubbliche'", leggiamo sull'Espresso, "l'incarico, iniziato il 30 ottobre 2009 e terminato il 30 ottobre 2012, è stato retribuito al dirigente da Autostrade per l'Italia con un importo di cinquantamila euro; a questo si aggiunge un secondo conferimento che appare nella lista delle autorizzazioni del ministero per il 2010. Si tratta di un incarico analogo per direzione e collaudo dal 13 gennaio 2010 al 13 gennaio 2013 per un ulteriore compenso di ventimila euro. Un totale di settantamila euro in quattro anni".
Ferrazza e Brencich, da parte loro, "il primo febbraio scorso, rispettivamente da presidente e da relatore esperto, hanno firmato il verbale del comitato tecnico amministrativo che ha approvato il progetto di ristrutturazione del ponte Morandi". "Pur consapevoli della 'riduzione d'area totale dei cavi dal 10 al 20 per cento' e rilevando 'alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo', né loro due né altri componenti del comitato hanno ritenuto di dover prescrivere misure di sicurezza come la deviazione del traffico pesante e la riduzione delle corsie di marcia in attesa del completamento dei lavori", denuncia il periodico, "esattamente come era invece accaduto prima delle opere di rinforzo realizzate circa vent'anni fa".