Applausi al governo, fischi al Pd. Anche se poche, le voci che hanno contestato il segretario dei democratici Maurizio Martina sono state tanto rumorose da finire su tutti i quotidiani oggi in edicola.
Tutti raccontano il cambiamento radicale del clima politico in Italia. A partire proprio dalla differenza tra l’ovazione che ha accolto Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini e i fischi ai dem.
Lo rappresenta bene l’immagine sportiva data dal deputato dem Stefano Esposito: “Il popolo ora è contro di noi. Sono cambiate le regole, non è più calcio è rugby. E se non ti adegui finisce che devi appendere le scarpe al chiodo” (Corriere della Sera). Il tema occupa anche molto spazio negli editoriali dei quotidiani. A cominciare proprio dal Corriere, che in prima pagina ne ha due.
“L’ovazione a Luigi Di Maio e Salvini è senz’altro un dato politico importante, perché accade ben di rado che ai funerali solenni venga riconosciuto un tale tributo a chi governa”, scrive Marco Imarisio sul Corriere. “Ma non rappresenta certo una cambiale in bianco, semmai è la prova di quanto forte sia il bisogno di giustizia, che non va confusa con la vendetta, dopo un disastro del genere”.
“Gli applausi di Genova a Di Maio e Salvini ci dicono che la tragedia ha unito il Paese intorno al governo”, scrive sempre sul Corriere Antonio Polito. “Dopo due mesi di governo gli elettori sono ancora più convinti di aver fatto la scelta giusta. Caricano sui nuovi politici grandi aspettative, riconoscendo loro, se non ancora competenza e buon governo, certamente dirittura morale e schiena dritta […] Di Maio e Salvini hanno vinto la battaglia dell’opinione pubblica in queste ore tragiche” ma “dovrebbero ricordare che anche Silvio Berlusconi, all’inizio del suo governo nel 2008 fu accolto come un salvatore all’Aquila, sconvolta da un terribile terremoto. Dopo l’emergenza e i proclami, arriva però sempre il momento delle scelte concrete, quando bisogna sporcarsi le mani con la realtà”.
“Fossimo in Conte, in Di Maio e in Salvini, però, eviteremmo di dormire sugli allori e sugli applausi come se fossero dovuti e eterni”, commenta Marco Travaglio nel suo editoriale per Il Fatto Quotidiano. “Anzi, ne saremmo sinceramente sgomenti per il carico di responsabilità che comportano. Se la sciagura del ponte fosse accaduta non 70 giorni, ma sette mesi dopo la nascita del governo giallo-verde, molti applausi si sarebbero trasformati in fischi e insulti”. La stagione anti sistema è finita, perché ora il sistema sono loro. E sta a loro dimostrare che è un sistema nuovo, diverso e migliore. Chi ieri li applaudiva si aggrappava disperatamente all’ultimo brandello di ponte, cioè di Stato, rimasto in piedi fra tante macerie e morti. Ma a sua fiducia è tutt’altro che infinita. Come la sua pazienza”.
“Speriamo che Salvini ma soprattutto Di Maio non interpreti gli applausi come un assegno in bianco. Perché è proprio il contrario: richiede una restituzione e anche con data ravvicinata” Francesco Gervasoni su Il Messaggero. “Gli applausi vogliono dire: mantenete la vostra diversità ma dimostrate, nel caso di Genova, di risolvere questo grave disagio nel minor tempo possibile. Quindi fate ricostruire il ponte e poi occupatevi della concessione”.