La Commissione europea non vuole entrare in "uno scambio politico di accuse" con l'Italia sul crollo del ponte Morandi di Genova ma sottolinea comunque che "l'Italia è uno dei principali beneficiari della flessibilità all'interno del patto di stabilità e crescita". Ciò, "ha permesso all'Italia di investire e spendere negli ultimi anni molto di piu'". Queste considerazioni si leggono in una nota diffusa dopo le dichiarazioni del ministro dell'Interno Matteo Salvini, contro i vincoli Ue sulla spesa per infrastrutture.
"Abbiamo più volte incoraggiato gli investimenti in Italia"
"Secondo le regole fiscali concordate - si legge ancora nella nota dell'Ue - gli Stati membri sono liberi di stabilire priorità politiche specifiche, ad esempio lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture e l'Ue ha incoraggiato gli investimenti in infrastrutture in Italia".
Inoltre Bruxelles, rispondendo anche alle critiche del ministro dell'Interno Matteo Salvini sui vincoli imposti per gli investimenti, ricorda che per l'Italia sono stati stanziati "2,5 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 in fondi strutturali e di investimento europei per infrastrutture di rete, come strade o ferrovie". Nell'aprile 2018, inoltre la Commissione ha approvato un piano di investimenti per le autostrade italiane, che "consentirà di portare avanti circa 8,5 miliardi di euro di investimenti, anche nella Liguria", sottolineano da Bruxelles.
Perché l'Unione Europea con Genova non c'entra nulla
Salvini è tornato sul tema dell'Ue anche durante la diretta a In Onda, su La 7, incolpando da un lato l'Ue per i vincoli, ma puntando il dito anche contro le amministrazioni locali e regionali italiane, che "spesso non sanno fare il loro lavoro".
Ma è possibile ritenere comunque l'Ue responsabile, in qualche modo, di quello che è successo a Genova? Un articolo del Sole 24 Ore ripercorre il rapporto tra Italia e Ue a proposito dei cosiddetti "vincoli di bilancio", stabilendo che non ci sarebbe alcun legame tra l'Europa e la gestione nazionale dei ponti (e le sue negligenze). Anzi, si legge nell'articolo, "Bruxelles ha alzato la voce sull’incremento del budget per i collegamenti e sullo stato di salute delle infrastrutture italiane".
I 500 miliardi del piano Junker e le raccomandazioni all'Italia
Il riferimento è ai 500 miliardi del piano Juncker, ma anche alle "raccomandazioni ai governi". "In effetti il pressing dell’Europa si è fatto sentire, semmai, proprio per il rinnovamento delle infrastrutture e la mobilitazione di investimenti pubblici e privati nel settore. Il piano di investimenti per l’Europa, il cosiddetto Piano Juncker, è stato lanciato nel 2014 dalla Commissione europea con l’obiettivo di smuovere 315 miliardi di euro in finanziamenti privati nel 2015-2017 attraverso la garanzia del Fondo europeo per gli investimenti strategici".
Il programma, stando ai dati forniti dalla Commissione europea al quotidiano economico milanese, è andato oltre le aspettative, "con l’attesa di almeno 335 miliardi di euro mobilitati al 2018 e l’estensione del piano fino al 2020 (con un target di 500 miliardi di euro). Le infrastrutture stradali non sono l’unico segmento a beneficiare delle risorse, ma i progetti finanziati finora avranno ricadute - in positivo - su un totale di 95 milioni di viaggiatori su scala Ue".