C’è una norma che prevede, in caso di impossibilità di nominare il presidente della Rai, anche lo scioglimento del Cda e il commissariamento dell’azienda di viale Mazzini. Uno scenario apocalittico che, spiegano fonti ben informate sul 'dossier', al momento rientra solo come una ipotesi remota sul tavolo. Ma la norma è prevista e ne sono a conoscenza anche i componenti del Consiglio d’amministrazione e la Commissione di vigilanza Rai. L’allarme è scattato da tempo anche tra i vertici istituzionali.
Calma piatta, ma non è un buon segno
Al momento sul nodo della presidenza Rai è tutto fermo. L’orologio si è stoppato dopo lo strappo di FI sul nome di Foa con la decisione della maggioranza giallo-verde di non cambiare cavallo. La Lega infatti non ha intenzione di arretrare e potrebbe usare lo spauracchio del commissariamento per cercare di ammorbidire la posizione del partito azzurro, dando la responsabilità dell'impasse a Berlusconi.
A fine mese Berlusconi e Salvini potrebbero vedersi. E non è del tutto escluso che il primo possa poi, dietro richiesta del segretario della Lega, premere sui componenti della Commissione di vigilanza affinchè modifichino la linea in nome dell'unità del centrodestra. Però è stato lo stesso Cavaliere, la sera stessa dello strappo in Vigilanza, a ribadire che Forza Italia non voterà mai il giornalista italo-svizzero alla presidenza di viale Mazzini.
I vertici della Rai – anche su indicazione della Vigilanza – si limiteranno, fino a quando non si scioglierà questo nodo, a portare avanti la gestione ordinaria, senza procedere per esempio alle nomine delle testate giornalistiche. Tuttavia per ora è braccio di ferro e non ci sono novità, con il Pd che ha chiesto un incontro ai presidenti di Camera (Fico ha già fatto sapere tramite interviste la sua posizione) e Senato. E se non cambierà qualcosa a settembre – un’altra ipotesi, stando ai ‘boatos’ di Montecitorio, è che Foa venga ‘dirottato' alla direzione di una rete – ecco che il rischio del commissariamento potrebbe essere piu’ di una ipotesi remota. Nella Lega c’è la convinzione che alla fine Berlusconi cambierà posizione, ma in quel caso dovrebbe superare le resistenze di tutti i ‘big’ azzurri.
Salvini non molla
Per ora in ogni caso Salvini mantiene il punto su Foa. E parlamentari del partito di via Bellerio sottolineano come il governo, e quindi il ministro dell'Economia, non intendono intervenire. Nonostante il malessere del Movimento 5 Stelle.
Intanto le tensioni tra FI e Lega sfociate a Roma dopo la nascita del governo giallo-verde – dalla Rai al dl dignità – e che a settembre potrebbero aumentare con la manovra, hanno provocato la prima spaccatura sul territorio. La Lega, dopo un incontro di due giorni fa tra il segretario regionale Bellachioma, Salvini e Giorgetti, ha deciso di correre da sola in Abruzzo “per vincere”.
Il rapporto con Fi si incrina ulteriormente
Una situazione che quasi sicuramente si ripeterà in Alto Adige e in Sardegna. Lo scontro è scoppiato proprio dopo la frattura sulla Rai, con Salvini che il giorno dopo ha fatto sapere di non chiudere piu’ le porte a chi vorrà fuoriuscire da FI. La Sardone in Lombardia e la Mussolini sono cosi’ uscite allo scoperto, mentre il partito azzurro ha risposto annunciando l’arrivo di 150 amministratori. Nelle fila di FI sul territorio sono nate anche componenti come quella ‘Forza Salvini’ e ci sono movimenti sia da destra –molti ex An – che dal centro (nella Lega c’è chi vuole riallacciare i contatti con Fitto per creare un ‘satellite' moderato da affiancare in futuro alla Lega) che potrebbero spostare gli equilibri anche in vista delle Europee.
Un ‘big’ della Lega non nasconde che dopo la nomina di Tajani a vicepresidente di FI i rapporti tra i due partiti si siano ulteriormente deteriorati. Ed oggi è arrivato l’annuncio in Abruzzo. “Ci auguriamo che la Lega ci ripensi”, ha spiegato il coordinatore azzurro della regione Nazario Pagano. “Cosi’ faranno vincere i Cinque stelle”, spiegano i vertici azzurri. Con FI sempre piu’ in pressing sull’alleato affinchè rispetti il programma del centrodestra concordato prima del 4 marzo. è di ieri lo scontro tra Tajani e il ministro Toninelli sulla Tav.