Forza Italia al momento tiene il punto ed è pronta ad andare allo scontro con l'alleato leghista sul nome di Marcello Foa. Per il secondo giorno consecutivo, non ci sarebbero stati contatti sul nodo della presidenza Rai tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che tra domenica sera e lunedì si è sottoposto ad "analisi e controlli di routine" all'ospedale San Raffaele di Milano. Il vice premier leghista, che invece si trova al mare con il figlio Federico, non ha chiamato e non risponde alle telefonate.
Non vuole neanche sentir parlare di Rai - riferiscono i suoi - sta "alla finestra e aspetta il voto" in commissione di Vigilanza, convocata per mercoledì mattina. Mentre Pd e Leu fanno un nuovo appello agli altri partiti di opposizione, FI e FdI, affinché non partecipino al voto in commissione di Vigilanza Rai. Appello respinto già da FdI, che, con Giorgia Meloni, ha sciolto la riserva e annunciato il sì del suo partito (che ha due parlamentari in commissione) a Foa.
Il primo scoglio: il voto in cda
Il giornalista, amministratore delegato in uscita del Corriere del Ticino, intanto oggi dovrà superare il primo scoglio: il via libera del consiglio di amministrazione della Rai. Sarà probabilmente il consigliere in quota leghista, Igor De Biasio, a indicare il suo nome. La sua elezione dovrebbe quantomeno passare con 4 a 2 (considerando a favore: De Biasio, l'ad Fabrizio Salini, la consigliera indicata da M5s Beatrice Coletti e quello vicino a FdI Gianpaolo Rossi; contrari la consigliera Rita Borioni e Riccardo Laganà ed escludendo il voto dello stesso Foa).
Se otterrà il lasciapassare del cda, Foa dovrà quindi sottoporsi al parere vincolante della commissione di Vigilanza. L'organismo bicamerale è convocato mercoledì con un ordine del giorno generico, ovvero comunicazioni del presidente, l'azzurro Alberto Barachini. Odg che a questo punto potrebbe non essere modificato inserendo il voto sulla presidenza Rai, nel caso in cui FI e Lega non trovassero una quadra in tempo. Per essere confermato, Foa deve ottenere i voti della maggioranza di due terzi dei componenti della commissione, ovvero 27. La maggioranza M5s-Lega ne ha solo 21: sono quindi fondamentali i sette voti di FI, che per ora non retrocede.
Tajani ribadisce il no. "Questione di metodo"
Ieri Berlusconi ha schierato il 'carico' di Antonio Tajani, a ribadire che il suo partito non voterà il nome indicato dal governo. "Avremmo voluto un metodo completamente diverso da quello seguito visto che la legge prevede che non sia il governo a decidere il presidente ma il Parlamento attraverso la commissione di vigilanza perché il legislatore ha voluto che il presidente della Rai fosse un elemento di garanzia", ha lamentato il presidente del Parlamento europeo. "Siamo rimasti delusi dal metodo, non siamo stati informati della scelta che il governo aveva fatto - ha continuato - anche visto che noi abbiamo fatto delle proposte che potevano raccogliere un ampio consenso ma non siamo stati ascoltati. È il metodo che non ci piace. Non ci possono essere imposizioni ma scelte sempre condivise per questo siamo rammaricati ma siamo costretti a votare no, e non lo facciamo a cuor leggero ma siamo obbligati a ricordare che vanno sempre rispettate le regole".
Ma Pd e Leu non si fidano
"La maggioranza M5s-Lega deve imparare che ci sono limiti invalicabili. Il presidente della Rai deve essere un nome di garanzia per tutti, come espressamente impone la legge. Per questo invitiamo le forze di opposizione e specificatamente Forza Italia, a valutare la possibilità di non partecipare al voto della Vigilanza, che il governo ha colpevolmente considerato scontato. Per queste ragioni Marcello Foa non può essere un presidente di garanzia della Rai", hanno scritto, in una nota congiunta, i capigruppo del Pd di Camera e Senato Graziano Delrio ed Andrea Marcucci ed i capigruppo di Leu Federico Fornaro e Loredana De Petris. Con questa mossa - spiegano fonti dem - Pd e Leu vorrebbero evitare franchi tiratori nelle votazione che avviene a scrutinio segreto.
Sicuramente Foa avrà i due voti di Fratelli d'Italia. "Non condivido il metodo adottato finora, un metodo che con il cambiamento ha poco a che fare. Ma sentir parlare dal partito democratico di lottizzazione della Rai dopo quello fatto da Renzi è veramente ridicolo", ha obiettato Meloni. "Alla fine la sinistra ci ha convinto a votare Marcello Foa presidente della Rai".
Di Maio e Di Battista difendono Foa: "Il vero fascismo è il pensiero unico"
In difesa del giornalista italo-svizzero sono intervenuti i pentastellati Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. "Vorrei sapere quale è la motivazione per cui Foa non puo' essere il presidente della Rai", ha detto il ministro al Lavoro. "Se mi si dice che è sovranista ricordo sempre che sovranità è una parola che sta nella Costituzione della Repubblica italiana al primo articolo e per anni è sembrato che si fosse in torto quando si difendevano gli interessi della nazione. Sovranità significa difendere per la prima volta gli interessi degli italiani, se questo è un reato allora arrestateci tutti perché noi abbiamo iniziato a farlo".
E in soccorso di Foa si è lanciato anche Di Battista. "Che cos'è il fascismo ai giorni nostri? Andare in camicia nera per ricordare un regime - grazie a Dio - morto e sepolto? Pronunciare frasi senza senso su fantomatiche 'pacchie finite' per provocare i giornali che puntualmente ci cascano? Ma per favore. Oggi il fascismo è l'omologazione al pensiero dominante, è il primato della finanza sulla politica, dei mercati sulla carne e sul sangue delle persone", ha scritto, in un post sul blog delle Stelle. "Guardate cosa sta succedendo a Marcello Foa. Come era prevedibile i giornali (soprattutto quelli di De Benedetti) lo stanno trattando come un pazzo complottista, come un pericoloso populista, come un rischio per la democrazia. E perché tutto questo? Per le sue opinioni". "Foa non viene criticato per il curriculum, per l'esperienza, per le sue capacità. No, sono le sue idee ad essere un pericolo. E soprattutto la sua libertà", ha concluso.