I soldi spariti della Lega? Nessun mistero, né illecito: sono stati spesi tutti in politica. Ed è tutto certificato. Parola di Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali del Carroccio, che in un’intervista al Corriere della Sera dice: ”Come si fa a dire che quei soldi sono spariti? È tutto certificato, pubblicato sul nostro sito. Non c'è un solo euro che non sia stato speso in politica. E' una grande presa per il c... Noi siamo parte lesa". Il riferimento è alla vicenda dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali alla Lega di cui la Cassazione ha chiesto il sequestro. "Io - dice Calderoli - sono peggio di San Tommaso, quindi ho voluto verificare tutti gli estratti conto della Sparkasse di Bolzano. Vi assicuro che non c'è un euro in entrata o in uscita che non sia certificato e giustificato. Le uscite sono tutte fatturate a soggetti per noi storici. Sondaggi, stampa, manifesti, affissioni...".
La colpa non è del partito
Calderoli insiste su un punto: “Se qualcuno ha sottratto ai fondi d ella Lega 500 mila euro, o 800 mila, come fai a contestarmi un finanziamento di 49 milioni, basato sul numero di voti presi? Non deve risponderne la Lega, ma gli interessati. E comunque ok, paghiamo i 500 mila... Ma perché 49 milioni?”. Poi il leghista ha definito “frasi a effetto” l’ipotesi della magistratura di una presunto labirinto di 100 conti correnti in 40 banche: “Se abbiamo 1.500 sezioni - continua - e ciascuna ha un suo conto corrente è evidente che stiamo parlando di numeri grossi, ma questo non configura illeciti. Quando poi una procura, che per natura è portata a essere accusatoria, dice che può anche essere tutto regolare, vuol dire che stiamo parlando di movimenti assolutamente corretti”.
Come si è arrivati al sequestro
L’inchiesta, deflagrata nel 2012, riguarda il periodo tra il 2008 e il 2010, anni durante i quali, si legge sul Fatto Quotidiano, sarebbero stati presentati rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici. In particolare, si legge nella sentenza della Cassazione dello scorso 4 luglio, il tesoro della Lega è stato accumulato grazie a una truffa sui fondi parlamentari e, per questo motivo, va sequestrato. Per i giudici, il sequestro deve andare avanti fino a raggiungere i quasi 49 milioni. E questo deve avvenire dovunque siano o vengano trovati i soldi riferibili al Carroccio: su conti bancari, libretti, depositi. Si tratta di denaro utilizzato in gran parte per le spese personali della famiglia Bossi.
L’inchiesta sulle spese dei Bossi era stata ribattezzata“The Family” come il nome appuntato sulla copertina di una cartella conservata nell’ufficio che il tesoriere Francesco Belsito aveva alla Camera. Da quell’indagine era nato il processo che si è concluso con la condanna di Bossi a due anni e tre mesi e di Belsito a due anni e sei mesi. Insieme a Belsito i giudici milanesi hanno condannato il senatur a due anni e tre mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e sei mesi. Erano tutti imputati di appropriazione indebita per aver usato, secondo l’accusa, fondi del Carroccio per fini personali. Il magistrato aveva argomentato che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega era “un modo di agire consolidato e già concordato dal Segretario federale” con il tesoriere da lui scelto “come persona di fiducia”, e cioè prima con Maurizio Balocchi e poi con Belsito.
Cosa resta ancora da chiarire
1) L’ipotesi riciclaggio: Sulla presunta sparizione dei soldi leghisti, ricorda la Stampa, è stata aperta dai primi giorni del 2018 un’inchiesta per riciclaggio. L’ipotesi degli investigatori genovesi è che i soldi ottenuti in varie tranche dopo le richieste truffaldine di Bossi e Belsito, e incamerati materialmente sotto le gestioni di Maroni e Salvini, non siano stati spesi tutti, ma messi al sicuro con una serie di artifici proprio per schermarli dalla successiva azione della magistratura. In particolare, i finanzieri sospettano che una serie di operazioni ambigue siano avvenute attraverso la Sparkasse di Bolzano: da qui, a fine 2016, 10 milioni sono stati investiti nel fondo Pharus in Lussemburgo, e 3 sono rientrati all’inizio di quest’anno. Su quel viavai è arrivata una segnalazione di operazione sospetta alle autorità antiriciclaggio italiane. E i militari ritengono che dietro quei flussi di denaro potrebbe esserci il Carroccio, che si tratti di fondi leghisti mascherati. Questa la tesi dei magistrati.
2) La sede fantasma: Via delle Stelline 1 a Milano è l’indirizzo della sede fantasma del partito di Salvini. E lui, il segretario, ne ignora l’indirizzo. O così dice. La “Lega per Salvini premier” è il partito fotocopia del vecchio Carroccio. Come riporta Il Fatto Quotidiano, è stato fatto nascere a dicembre grazie a un escamotage parlamentare di Roberto Calderoli, grazie al quale la macchina da guerra di Salvini è stata dotata di un nuovo contenitore: altro simbolo, altri colori, altro statuto, altro programma, altri gruppi parlamentari, altro codice per il 2×1000, altro bilancio. Altra sede e stesso segretario. Ma soprattutto, nelle intenzioni dei suoi promotori è lo strumento che può garantire la capacità di raccogliere fondi e quindi la possibilità stessa di fare politica. Con la nuova Lega, osserva il Fatto, i magistrati avrebbero a che fare con un soggetto diverso e non potrebbero intervenire. Curioso però che Salvini non ne conosca l’indirizzo: “Via delle Stelline? Non so di cosa stia parlando. Approfondirò”, ha replicato ad alcuni giornalisti in Viminale.
3) Il nuovo soggetto: Tra le exit strategy sul tavolo c’è anche l’ipotesi di creare un nuovo soggetto, il terzo a questo punto, a rompere qualsiasi cordone con il passato. Cambiando personalità giuridica. Non più Lega Nord per l'Indipendenza della Padania ma semplicemente Lega. Con un nuovo soggetto politico che possa prevedere un congresso fondativo. Ma sempre con lo stesso simbolo presentato alle Politiche e con il nome di Salvini in bella evidenza.
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