Nessuno vuole rovesciare le leggi del mare, noi vogliamo solo farle rispettare". Il neo ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio, interviene sulla polemica che sta spaccando l'Europa in tema di migrazione e accoglienza. Lo fa in una intervista all'Agi in cui traccia le linee che intende seguire come responsabile delle Politiche agricole alimentari e forestali (e presto anche del Turismo). Il senatore della Lega risponde a dieci domande sulle questioni più urgenti e delicate che dovrà affrontare il suo dicastero e il governo Conte, a partire dalla questione degli immigrati al rapporto con la Ue, dalle sanzioni alla Russia, alla difesa del Made in Italy.
Il tema dei migranti è al centro dell'attenzione e motivo di scontro in Europa. Come affrontare la questione dei flussi migratori che in agricoltura sono legati anche all'annoso tema del caporalato?
"Serve una risposta dall'Europa che fino a oggi è stata totalmente assente. L'Italia è stanca di affrontare da sola un problema enorme come questo. Qualche settimana fa la Francia ha detto che avrebbe chiuso i porti e nessuno ha mosso una critica. Se lo dice Macron va bene, se lo fa Salvini invece no. Vorrei precisare una cosa: nessuno vuole rovesciare le leggi del mare, anzi noi vogliamo solo farle rispettare. Vogliamo far rispettare le regole. Il caporalato non è tollerabile, mai. Nessuno può pensare che lo sfruttamento nei campi possa essere permesso. Anche per questo dobbiamo impedire che le persone arrivino qui e siano poi vittime dei caporali".
Matteo Salvini ha detto che l'ex titolare dell'Interno ha fatto un buon lavoro. Al di là della distanza politica, come giudica l'operato del suo predecessore all'Agricoltura?
"No comment. Come per ogni amministratore ci sono punti di forza e di debolezza anche se mi sembra che abbiano provveduto a nascondere i problemi sotto il tappeto in modo che se ne occupasse... il sottoscritto".
La questione del rapporto tra Italia e Ue è centrale nel governo a cui appartiene. In qualità di ministro dell'Agricoltura quali sono le sue priorità e quali battaglie intende combattere in Europa?
"Difendere gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori italiani. È questa la mia battaglia. Lavorare perché abbiano un reddito all'altezza della qualità che ogni giorno rende grande l'Italia. Il 18 giugno sono stato al Consiglio Ue per dire con chiarezza che non accettiamo compromessi al ribasso sulla politica agricola europea. Gli investimenti in questo settore sono fondamentali per i territori. L'Europa deve capirlo e deve cambiare. Non può ragionare in modo burocratico su ciò che va sulle nostre tavole".
Lei è anche il ministro per il Made in Italy. La difesa di questo marchio è fondamentale per il nostro Paese. Qual è la situazione attuale e come intende difendere la produzione nostrana e combattere i falsi?
"Il marchio Italia è unico, per questo ci copiano. Ma i falsi sono una piaga da oltre 60 miliardi di euro e vanno combattuti su tutti i fronti. Faremo sentire la nostra voce e lavoreremo in sinergia con le associazioni di categoria, difendendo il lavoro e il reddito dei nostri produttori. Dobbiamo portare all'estero il vero prodotto italiano. Oggi esportiamo 41 miliardi di euro di agroalimentare, non ci possiamo accontentare".
Le sanzioni dell'Europa alla Russia penalizzano enormemente il settore agricolo italiano e l'export ne risente in maniera significativa. Che interventi si possono attuare in Italia e qual è la linea d'azione del governo in Europa?
La Lega su questo tema ha sempre assunto una posizione chiara: le misure economiche restrittive attualmente in vigore contro la Russia vanno superate. E lo ha ribadito il premier Conte nel suo discorso di insediamento alle Camere. A beneficiarne sarà l'Italia e in primis il comparto agroalimentare. Voglio citare qualche dato. Dal 2014 è stato bloccato l'export di frutta a verdura, formaggi, carne e salumi. In sostanza le sanzioni le hanno pagate le nostre imprese agricole".
La Commissione europea nelle sue proposte relative al quadro finanziario dell'Ue per il periodo 2021-2027 ha prospettato un taglio del budget per l'agricoltura quantificabile (secondo il Centro Studi di Confagricoltura) in una diminuzione del 12% di aiuti diretti e del 25% per i programmi di sviluppo rurali. Cosa farà l'Italia per far cambiare idea alla Commissione?
"È una partita lunga e difficile, ma la giochiamo con la massima determinazione. Noi abbiamo un'agricoltura diversificata, molto varia, che spesso opera in condizioni di enorme difficoltà, con aziende piccole e diffuse nel territorio che difendono l'ambiente. Tutto questo va considerato, non possiamo subire tagli lineari senza scelte qualitative. Dobbiamo fare squadra con Francia e Spagna a tutela delle produzioni del Mediterraneo ed evitare l'abbandono delle terre. Senza agricoltura non c'è la bellezza dei nostri paesaggi rurali".
La Commissione europea vuole compensare i tagli alla politica agricola comune (Pac) previsti per il prossimo ciclo di bilancio con un aumento degli investimenti nella ricerca sui temi dell'innovazione digitale a supporto della filiera agroalimentare (diffondere uso big data in agricoltura, assicurare tracciabilità dei prodotti, ecc.). Qual è la sua idea in proposito?
"La ricerca è fondamentale. Ma la vogliamo fare per le aziende attive, non aspettare che chiudano per omologarci a un modello internazionale. Quindi noi saremo sempre a favore dell'aumento delle risorse per la ricerca, ma non vanno toccate quelle per le imprese".
Le diverse filiere agricole stanno affrontando una seria crisi. Quali interventi e in quali settori sono a suo giudizio prioritari?
"Stiamo analizzando i dossier. Se penso a un settore emblematico delle politiche sbagliate a livello europeo penso al riso, che da pavese conosco molto bene. Grazie a dei pessimi accordi europei veniamo invasi di riso di Paesi asiatici che non rispettano le nostre regole sanitarie e lavorative. Non si puo' andare avanti così, danneggiando le nostre imprese agricole in maniera folle. Le arance dal Marocco o l'olio dalla Tunisia fanno parte della stessa storia. Prima devono venire i produttori italiani".
Il settore vitivinicolo è centrale nell'economia italiana e occupa circa il 50% del business. Ha qualche proposta specifica per sostenerlo e per promuoverlo?
"Vino significa Italia in tutto il mondo. In questi anni molto è stato fatto in termini di internazionalizzazione del brand Italia, penso ad esempio al Vinitaly o all'ottimo lavoro sul Prosecco, e su questo continueremo a lavorare. Ma al contempo è importante rafforzare la promozione a livello nazionale di quelle eccellenze locali che in questi anni hanno faticato a fare rete e che in mancanza di una guida sono andate in ordine sparso. Serve puntare su promozione e marketing territoriale. In questa ottica la delega al Turismo sarà fondamentale".
Veniamo a quest'ultimo punto: lei ha annunciato che presto il Turismo passerà sotto la sua guida e diventerà un ministero che lei vorrebbe con portafoglio. Può spiegare meglio i motivi, le modalità e i tempi di questo passaggio e come i ministeri di Agricoltura e Turismo lavoreranno in sinergia.
"Il decreto ad hoc che porta il Turismo sotto il Mipaaf è pronto. E' questione di giorni. Il binomio agricoltura e turismo mira a valorizzare i due punti cardine del Made in Italy, il cibo e le bellezze artistiche e naturali. Ci e' sembrata la scelta più giusta visto che l'Italia è un Paese unico capace di abbinare il suo patrimonio di biodiversità con quello enogastronomico. L'export agroalimentare si promuove anche e soprattutto attraverso il marketing territoriale: il nostro obiettivo è quello di creare nella mente dei turisti l'idea che l'Italia la si può mangiare e bere anche a casa propria. Naturalmente sappiamo bene che la competenza sul Turismo è delle Regioni, sarà nostro compito valorizzare il loro ruolo".