La crisi istituzionale che si è aperta domenica sera con il naufragio del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte ha lasciato spiazzati anche gli analisti più sgamati della stampa italiana. Sui giornali del giorno dopo vengono analizzate con attenzione le parole del Presidente, Sergio Mattarella, ma viene anche riportata la reazione dura del leader della Lega, Matteo Salvini e si dà conto della volontà di alcune forze politiche di chiedere l'impeachment del Capo dello Stato.
Appello alle Camere
"Non c'è dubbio che la mossa di Mattarella celi anche un altro intento: far leva sul senso di responsabilità dei gruppi parlamentari perché accettino di far approvare dal futuro gabinetto tecnico quantomeno la legge di Stabilità e magari anche una nuova legge elettorale" scrive il Corriere, "così da tornare alle urne all'inizio del nuovo anno. Il fatto è che Cinquestelle e Lega dispongono dei numeri per bloccare una simile operazione, e si preparano a impedire il disegno del Quirinale per non perdere la loro golden share ed evitare che in corso d'opera si consolidino nelle Camere altri equilibri, capaci di far durare la legislatura"
"La messa in stato d'accusa di Mattarella evocata dai Cinquestelle e da Fratelli d'Italia" si legge ancora sul quotidiano di via Solferino, "è solo una spregiudicata manovra tattica. Serve ai due partiti per uscire dall'angolo in cui a vario titolo sono stati cacciati dalla Lega. È un modo per riacquisire autonomia e visibilità: Di Maio ne fa uso per non perdere la leadership grillina minacciata dal movimentista Di Battista; la Meloni per non perdere i voti minacciati dal movimentismo di Salvini. Che non a caso si smarca da M5S e FdI. Certo, anche il capo del Carroccio punterà contro il Colle, ma lo farà sfruttando un'altra arma, capace a suo giudizio di catalizzare il consenso: è l'economista Savona, che è già diventato l'icona del leader sovranista"
Di chi è la colpa?
"I due vincitori del 4 marzo, M5s e Lega, non possono accusare che se stessi per il fallimento" scrive il direttore, Luciano Fontana. Le due forze politiche sono responsabili di una "escalation culminata con l'indicazione al ministero dell'Economia, il più delicato, vista l'enormità del nostro debito pubblico, di un sostenitore della possibilità di uscire dall'Euro, un tena mai sottoposto ai cittadini in campagna elettorale"
"L'ultima capriola, però, potrebbe essere fatta nelle prossime settimane" ipotizza Repubblica, "L'asse populista è pronto a diventare un unico soggetto politico. La sovrapposizione parziale ma consistente dei due elettorati spinge verso una coalizione, non solo di governo ma elettorale. M5S e Lega potrebbero diventare un partito unico. O una alleanza stabile che stabilizzi il fronte sovranista e antieuropeo. Se allora la "corsa" tra Di Maio e Di Battista è già iniziata, lo è anche la voglia di Salvini di "salvinizzare" definitivamente il Movimento.
Il peso dei mercati
Il 'no' di Mattarella a Savona, scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, "avrebbe avuto un senso fino a sabato, ma suonava fasullo dopo la lettera" dell'economista voluto dalla Lega alla guida del ministero dell'economia. E sul ruolo che potrà avere Carlo Cottarelli, il Quotidiano Nazionale avverte che "servirà a placare le reazioni dei mercati. Difficilmente a garantire una stabilità finanziaria che vada oltre le emergenze e le misure di bilancio minime per tenere sotto controllo i conti ed evitare, ad esempio, l'aumento del'Iva".
Per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, "in realtà il naufragio è figlio di di un pasticcio ben più ampio e rischioso, a partire dal premier non eletto e totalmente inadeguato, da un programma velleitario nella forma quanto generico e privo di coperture nella sostanza (...) Mi viene il dubbio che Matteo Salvini non abbia rinunciato a Paolo Savona proprio per far saltare il banco con addebito di colpa a terzi"
Per Marco Gervasoni, sul Messaggero, "i conflitti di legittimità sono quelli che, nella storia, hanno provocato la mutazione (e anche la degenerazione) delle rivoluzioni virtuali in incontrollabili scontri di piazza. Bisognerà dunque stemperare il cima e condurre il Paese al voto che sembra ormai inevitabile e imminente, evitando ulteriori divaricazioni nel Paese".
Cosa ha detto Salvini
Intervistato dal Corriere e da Repubblica, il leader della Lega non ha nascosto il proprio umore ('arrabbiato' sul primo, 'incazzato' per il secondo) e messo in dubbio non solo l'alleanza Berlusconi, ma la tenuta stessa della democrazia italiana. "Sono troppo incazzato, ma sicuro di aver fatto la cosa giusta: ci hanno chiesto di rinunciare a un ministero pur di far partire il governo. Ma una poltrona non vale la dignità, è un'idea del Paese che è stata soffocata dopo essere stata approvata nelle urne" dice a Repubblica.
"Stiamo assistendo a qualcosa di incredibile, senza precedenti. Qualcuno ha deciso che la democrazia in Italia doveva essere sospesa, che il voto del 4 marzo non contava niente. È la prima volta nella storia che un governo nato col consenso popolare, finalmente eletto dai cittadini dopo i tanti imposti dal palazzo, venga stroncato alla vigilia del giuramento perché qualche signore dello spread ha così deciso. Perché non può essere ministro dell'Economia un professore, reo di aver scritto e detto che questa Europa è in mano a pochi e non fa gli interessi dei cittadini italiani"
Salvini punta il dito contro "Berlino, Bruxelles, Francoforte" e i signori "del Fondo monetario internazionale. Emblema di quei poteri forti per i quali l'Italia o si allinea a certi diktat o non ha diritto di dar seguito alla volontà popolare". E al Corriere dice: "Questo è senz'altro un attacco alla democrazia che non mi sarei mai aspettato" e, sulle elezioni che verranno: "Silvio Berlusconi che parla come se fosse la Merkel mi ha fatto cadere le braccia. Ma come? Io ho tenuto unita la coalizione, mi sono seduto con i 5 stelle soltanto dopo il suo via libera, ho portato nel programma del governo anche la voce degli alleati e lui parla così?".