Il centrodestra dovrebbe presentarsi in delegazione congiunta lunedì alle 11 all'appuntamento con Sergio Mattarella, terzo e ultimo giro di consultazioni per la formazione del governo.
Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sfileranno, ancora una volta, insieme nella Loggia della vetrata. Ma i tre leader dei partiti della coalizione, risultata prima il 4 marzo, sono divisi, allo stato attuale, sulle posizioni da tenere: dovrebbero discuterne in una riunione stasera a Palazzo Grazioli, a Roma.
La proposta di Salvini a Di Maio
Il leader della Lega ha detto nei giorni scorsi di essere pronto a fare un "passo avanti" e a rendersi disponibile a un eventuale pre-incarico di governo. Ipotesi che unirebbe tutta la coalizione, dal momento che la presidente di Fratelli d'Italia lo ha proposto dal 5 marzo e il Cavaliere non si è mai dichiarato contrario.
Il principale ostacolo a questa possibilità arriva dal pallottoliere delle Camere e dal fatto che alla coalizione mancano i numeri che Sergio Mattarella a questo punto pretende, con nomi e cognomi dei parlamentari disposti a sostenere un simile esecutivo. Nella Lega continua, quindi, il pressing sui 5 stelle affinché accettino la proposta avanzata ieri da Salvini di dare vita a un "governo a tempo" che faccia "bene e in fretta poche cose" (legge elettorale, scongiurare l'aumento dell'Iva, gestire gli sbarchi estivi di migranti, cancellare la legge Fornero e 'licenziare' la legge di stabilita').
Nella mente del segretario leghista, che venerdì scorso si è sentito al telefono con Luigi Di Maio, questo governo dovrebbe essere guidato da una figura gradita a entrambi i partiti, che non necessariamente sieda in Parlamento, un professore con un orientamento politico definito, al quale Lega e M5s possano 'staccare la spina' quando lo ritengano necessario.
Salvini potrebbe essere disposto a sostenere un governo di questo tipo anche senza l'appoggio del centrodestra al completo. E questo è un tema che rende ancora più teso l'incontro con gli altri leader del centrodestra.
Il M5s, per ora, dice no
Al momento, i pentastellati sarebbero orientati a rifiutare la proposta di un 'governo di traghettamento', almeno stando alle dichiarazioni di Danilo Toninelli e Vito Crimi, in attesa che si pronunci Di Maio. Ma non è detto che la posizione rimanga negativa e che qualcosa non cambi col passare delle ore, con i colpi di scena ai quali il dialogo tra Salvini e Di Maio, avviato dopo il 4 marzo, ci ha abituati.
I 5 stelle dicono di essere orientati piuttosto al voto. Soluzione evocata, venerdì, anche dal 'capitano' leghista, che vede come fumo negli occhi la possibilità di un 'governo del presidente', 'alla Monti'. Ancora di più poi nell'ipotesi - come anticipato da loro stessi - che i 5 stelle stiano all'opposizione.
Salvini non sarebbe disposto ad appoggiare un esecutivo del genere neanche con l'astensione. E sarebbe abbastanza certo che i 'suoi' tengano davanti al voto dell'aula, se Mattarella sottoporrà la sua 'creatura' alla fiducia delle Camere. Anche se in via Bellerio qualche sospetto circola, non tanto sui parlamentari del Nord ma sui neoeletti al Sud (spesso provenienti da altre esperienze politiche).
I rischi di una spaccatura
Su questa eventualità il rischio che il centrodestra si spacchi prima delle consultazioni è forte. Non tanto dalla parte di FdI, ma di FI, con Berlusconi che vedrebbe con favore, per esempio, un 'governo istituzionale' guidato dalla presidente azzurra del Senato, Elisabetta Casellati. E, pur di non sottoporre il partito alla prova del voto in tempi brevi, potrebbe rispondere positivamente all'appello al senso di responsabilità ai partiti che potrebbe arrivare da Mattarella.
In questo caso il centrodestra si spaccherebbe. Non per 'mano' di Salvini, però, ma del Cavaliere. Al leader leghista rimangono poche ore per convincere Di Maio, ma anche i 'vecchi' alleati di centrodestra a unirsi alla sua proposta.