Sergio Mattarella fa trasparire tutta la sua irritazione quando, parlando con Roberto Fico, ricorda che dare un governo al Paese è un dovere per i partiti, tanto più due mesi dopo le elezioni.
Stop quindi ai balletti di dichiarazioni, tweet e comizi, servono assunzione di responsabilità e serietà. Anche ripetere che si può andare a un governo centrodestra-M5s dopo aver fatto fallire per tre volte questa ipotesi, viene considerato una perdita di tempo, per usare un eufemismo. Mentre la chiusura da parte di Di Maio a un accordo con la Lega suffraga la deduzione fatta al Colle, per il quale l'opzione Lega-M5s è per ora preclusa.
Il mandato a Fico
Insomma, tutto quel che succede dopo che il Capo dello Stato ha affidato a Roberto Fico un mandato esplorativo mirato, non fa che confermare che la confusione nel cielo della politica è grande. Proprio per questo Mattarella ha voluto usare un metodo cartesiano, trasparente e il più possibile esplicito per trovare un bandolo in questa matassa intricata che è diventata la crisi post-voto.
A metà delle ennesima giornata in cui si sono incrociate dichiarazioni di apertura e di chiusura di lusinghe e di sfida di un partito verso l'altro, dopo quel voto in Molise da tanti indicato come crinale fondamentale della politica, il capo dello Stato compie il quarto passaggio del percorso che dovrebbe portare l'Italia ad avere un nuovo esecutivo in carica.
Un perimetro ristretto
Ma già l'essere arrivati a questo quarto tentativo preoccupa il Presidente; e la spiegazione che fornisce al Presidente della Camera per motivare come si sia giunti sul suo nome e su mandato così ristretto (solo il perimetro M5S-PD e in due soli giorni se si esclude il 25 aprile) fa capire che l'esercizio di pazienza è stato supremo.
Innanzitutto, il Presidente ha chiarito di aver preso gli elementi per sbrogliare l'intrico di questi giorni dalle indicazioni giunte dai partiti con le loro dichiarazioni nelle sedi istituzionali: i due giri di consultazioni e l'esplorazione della Casellati. Il materiale fornito dalle elezioni sono tre schieramenti, nessuno dei quali ha da solo la maggioranza. Il primo schieramento è risultato il centrodestra, che ha ipotizzato un accordo con il M5s.
Tutti i 'no' di questi (quasi) due mesi
Ma due consultazioni al Colle e una a Palazzo Giustiniani hanno dimostrato impraticabilità di questa strada. Il secondo gruppo più votato alle elezioni, i 5 Stelle, ha proposto anche un accordo con la sola Lega, ma Matteo Salvini si è detto non disponibile a trattare senza tutto il centrodestra. Mattarella ha atteso invano altri tre giorni, urne molisane comprese, per vedere se in modo "pubblico, esplicito e significativo" i partiti interessati avrebbero dichiarato che c'erano novità. "Queste novità - ha spiegato a Fico nel colloquio di oggi al Quirinale - non sono emerse". E la riprova sono le parole di Di Maio, che rendono inutile il malumore di Salvini e la richiesta al Colle di avere più tempo.
L'unica strada ancora non percorsa, tra quelle possibili, è un accordo tra M5s e Pd, stando alle dichiarazioni ufficiali del leader grillino. Certo, Mattarella non si nasconde che le possibilità di successo siamo scarse, ha registrato il fuoco di sbarramento di una gran parte dei dem ancora prima che Fico alzasse la cornetta per chiamarli alle consultazioni. Ma ha anche registrato le parole più caute di Maurizio Martina.
Nessuna previsione
Comunque il Capo dello Stato procede passo dopo passo: nessuno al Quirinale azzarda ipotesi su quel che succederà da giovedì se Fico dovesse fallire. Non si anticipano né tempi né soluzioni. A tutti, nei palazzi della politica, è chiaro che se anche il presidente della Camera non avesse successo e se non arrivassero novità da Salvini e Di Maio, non resterebbe che un governo di responsabilità.
E a tutti è noto che difficilmente avrebbe una maggioranza certa. Ma i paletti del Presidente sono fissati da tempo: no a un esecutivo di minoranza, no a elezioni anticipate in estate, preoccupazione per eventuali elezioni in autunno con il rischio di un esercizio provvisorio e un esito uguale a quello del 4 marzo. Ma per ora si attende di verificare il tentativo di Fico, sapendo che ogni atto politico ha delle conseguenze e non va dato per scontato.