Per chi, in campagna elettorale, ha attaccato Matteo Salvini accusandolo di razzismo è una vera e propria beffa. Il primo senatore nero della storia d'Italia proviene infatti dalle file della Lega. Si tratta del nigeriano Toni Iwobi, responsabile Immigrazione del partito di via Bellerio, tra le cui file milita da 25 anni, ovvero da quando il Carroccio era ancora un partito secessionista e la mutazione genetica imposta da Salvini sarebbe sembrata improponibile. È lui stesso ad annunciare ai sostenitori la sua elezione a Palazzo Madama nella circoscrizione di Bergamo-Brescia.
La nomina risale al 2014, quando la Lega decise di istituire un dipartimento per la sicurezza e l'immigrazione e di metterci a capo Iwobi. Una nomina che fu vista come una risposta a quella, avvenuta l'anno precedente, della congolese Cecile Kyenge come ministro dell'Integrazione nel governo Letta. Il battesimo del fuoco fu la manifestazione del 18 ottobre contro l'operazione Mare Nostrum al grido "Stop invasione", slogan che Iwobi ha sfoggiato più volte anche sulle magliette. Una contraddizione? Niente affatto. Salvini ha sempre replicato alle accuse di xenofobia affermando di volere il rimpatrio dei clandestini e di considerare "italiani" gli immigrati regolari. Come Iwobi, che ha speso in Italia 40 dei suoi 62 anni. E ha sempre avuto le idee chiare. "Ci sono due tipi di immigrazione: quella regolare, che ben venga, e quella clandestina che è reato ovunque tranne che in Italia. Perché importare nuovi poveri senza poter garantire loro un futuro?", fu la sua dichiarazione programmatica.
Una lunga militanza
Arrivato in Italia nel '76 con un visto da studente, di religione cattolica, Iwobi guida ora un'azienda informatica e un'associazione, 'Pax Mondo', che si occupa di cooperazione con i paesi africani. Terminato il corso di studi a Perugia, Iwobi si trasferì a Bergamo, dove incontrerà la donna che diventerà sua moglie e dalla quale avrà due figli. A cambiare la sua vita, nel 1990, è l'incontro con Antonio Magri, fondatore del sindacato autonomo lombardo. Nel 1993 diventa militante e viene nominato assessore ai servizi sociali a Spirano, diventando poi capogruppo. Nel 2012 tenta il salto in Regione e risulta secondo nei non eletti con 2 mila voti. Due anni dopo l'incontro con Salvini, che gli farà spiccare il salto che lo ha portato a Palazzo Madama.
"Lo ius soli? Una follia"
Perché si è innamorato della Lega?, gli chiese Libero in un'intervista del 2014. "Per il federalismo", fu la risposta, "la Nigeria ha 36 Stati autonomi e confederati. È un progetto che funziona in Africa, perché non dovrebbe funzionare qui, che siamo nel primo mondo?". Iwobi non ci sta ad accomunare i clandestini con gli immigrati regolari. "Mi sono fatto da solo, col sudore della fronte", spiegò, "l’integrazione è fatta di doveri, non solo di diritti. Il ministro Kyenge parla di ius soli? Una follia. Intanto un bambino italiano con due genitori stranieri sarebbe già un problema secondo me. Ma soprattutto ci sarebbe l’invasione di immigrate che verrebbero a partorire qui, solo per avere la cittadinanza automatica. Sarebbe un caos incontrollabile. E poi chi pagherebbe i servizi sociali per tutti questi nuovi concittadini, visto che non ci sono più soldi neppure per le famiglie italiane? Chi li manterrebbe, chi garantirebbe un futuro qui a tutti questi nuovi italiani? Qualcuno se l’è chiesto?".
"Sono sicuro che farà più Toni in un mese per gli immigrati regolari che la Kyenge in un'intera vita", dichiarò Salvini dopo la nomina, "e se qualcuno definisce ipocrita questa operazione, è perchè il vero razzismo sta a sinistra". "Ci sono molti leghisti neri che non vogliono farsi vedere", aggiunse Iwobi. Che già allora non era una novità. Fu infatti leghista anche il primo sindaco nero d'Italia, Sandy Cane, eletta nel 2009 prima cittadina di Viggiù. Il primo nero in assoluto a entrare in Parlamento fu invece l'accademico congolese Jean-Leonard Touadi, eletto alla Camera come indipendente nel 2008 con l'Italia dei Valori e passato successivamente al Pd e a Civica Popolare, che lo ha candidato alla presidenza della Regione Lazio. Seguì nel 2013 la stessa Kyenge, esponente del Pd, prima deputata e poi europarlamentare. Il primato assoluto, però, spetta al Partito Comunista Italiano, che nel 1989 portò a Strasburgo la somala Dacia Valent.