Nella campagna elettorale della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, spiccano due apparenti incongruenze che rispondono invece a uno schema tattico preciso.
- Benché i sondaggi inchiodino il suo partito a una percentuale pari grossomodo al 5%, l'ex ministro della Gioventù continua ad asserire con fermezza di essere in corsa per la poltrona di Palazzo Chigi.
- Pur avendo posizioni pressoché sovrapponibili a quelle della Lega su buona parte dei temi della campagna elettorale, Meloni si propone esplicitamente come il giusto mezzo fra l'approccio moderato ed europeista di Berlusconi e quello intransigente e sovranista di Salvini.
La logica? Qualora la coalizione di centrodestra riesca davvero a conquistare una maggioranza sufficiente a governare, l'obiettivo della leader di Fdi sembra quello di proporsi come candidato premier di compromesso nel tentativo di disinnescare lo scontro tra Berlusconi e Salvini sulla scelta del presidente del Consiglio, carica la cui designazione è contesa dai due capi partito. Una contesa tutta virile dalla quale Giorgia Meloni ha buon gioco di prendere le distanze facendo sfoggio di senso pratico femminile. "Si è distanziata dalla sfida machista tra Berlusconi e Salvini, accusando entrambi di comportarsi in modo infantile", osserva il Guardian, che le dedica un articolo intitolato "Giorgia Meloni, il volto gentile dell'estrema destra italiana in ascesa" nel quale asserisce che non è affatto impossibile che, in caso di vittoria del centrodestra, possa essere proprio lei a diventare presidente del Consiglio, considerando che Berlusconi è interdetto dai pubblici uffici e Salvini risulterebbe avere un'immagine troppo estremista per essere papabile.
"Ha guadagnato il sostegno dei delusi di sinistra"
"Fratelli d'Italia è il partito minore della coalizione ma la sua leader Giorgia Meloni punta in alto", leggiamo sul quotidiano britannico, "la quarantunenne, che sta proponendo un'immagine più morbida nello sforzo di allargare i consensi del suo partito, vorrebbe essere la prima donna premier d'Italia". "I numeri indicano che le chance che questa ambizione venga soddisfatta sono remote ma la campagna elettorale è stata positiva per Meloni", prosegue il Guardian, "in particolare, ha toccato i tasti giusti nell'Italia centrale e nel più povero Sud, aree dove Matteo Salvini ha faticato a consolidarsi. La sua retorica sul 'Prima gli italiani', l'atteggiamento euroscettico e le promesse di lavorare per la salvaguardia della famiglia tradizionale e il miglioramento delle condizioni di vita degli italiani medi piuttosto che per favorire le grandi aziende, la hanno aiutata a guadagnare sostegno di elettori da tempo delusi dalla sinistra".
"Sebbene il suo linguaggio sia un po' meno esplicito di quello di Salvini", aggiunge il Guardian, "la Meloni ha opinioni egualmente nette sugli immigrati. È contro la concessione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e ha dato la colpa della mancata qualificazione dell'Italia ai mondiali alla presenza di "troppi giocatori stranieri" nel campionato italiano". "Chi avrà la poltrona principale se l'alleanza di Berlusconi raggiungerà la maggioranza del 40% richiesta per governare è quello che si chiedono tutti", conclude la testata albionica, "un ruolo di governo per lei non è stato ancora discusso ma, in quella che è la più imprevedibile delle corse elettorali, la possibilità che diventi la prossima guida dell'Italia potrebbe non essere oziosa come appare".