Fatta la pace sulla partita per il Pirellone, con il sì di Berlusconi al candidato leghista Attilio Fontana, e archiviata con un po' di fatica la polemica sull'obbligatorietà dei vaccini (dopo Forza Italia, anche Fdi aveva attaccato la proposta di Salvini di abolirla), la corsa - sondaggi alla mano, sempre spedita - del centrodestra verso l'election day del 4 marzo inciampa nella scelta del candidato alla guida del Lazio, dove si svolgerà la sfida regionale più incerta del 2018.
Vecchie ruggini tra ex An
A scompaginare le carte, prima ancora che iniziasse la trattativa, è stata, a metà dello scorso novembre, la candidatura, con una lista civica, del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, uomo di destra, eletto nel 2004 consigliere provinciale con Alleanza Nazionale. Pirozzi ha avuto l'appoggio esplicito del Movimento nazionale per la sovranità, sigla che raccoglie due ex esponenti della destra sociale, Gianni Alemanno e Francesco Storace, da anni in polemica con Giorgia Meloni per ruggini che riguardano, tra le altre cose, il patrimonio della Fondazione An. La numero uno di Fratelli d'Italia era rimasta freddamente a guardare, in attesa di evoluzioni, mentre il leghista Matteo Salvini da una parte aveva espresso stima per Pirozzi, dall'altra - secondo alcuni retroscena - aveva proposto di candidarlo in Parlamento nelle sue liste, un po' per disinnescare la grana e un po' per guadagnare un volto che sfondasse nel Centro-Sud. Lo stallo prosegue finché, proprio mentre Fdi sembrava vicina ad appoggiare Pirozzi, Silvio Berlusconi, con un colpo di teatro dei suoi, tira fuori dal cilindro il nome di un altro ex An, l'oggi senatore forzista Maurizio Gasparri.
Dopo Gasparri, spunta Rampelli
La polemica investe il centrodestra in piene festività natalizie. E Gasparri, finora, se ne è sempre tenuto fuori, evitando di menzionare la questione sui canali social e sostenendo di non saperne nulla se interpellato dai cronisti. Per Berlusconi ne va degli equilibri della coalizione. Se la Lega avrà la Lombardia, con Fontana, se Fdi ha avuto Musumeci, vincitore in Sicilia, il candidato al governo del Lazio dovrà appartenere a Forza Italia. Ma nel Lazio il partito di centrodestra più votato è Fratelli d'Italia, replica la Meloni, che propone il nome del suo fedelissimo Fabio Rampelli. "La sintesi non si è ancora trovata proprio perché stiamo lavorando con la stella polare dell'unità", spiega l'ex ministro della Gioventù, "noi abbiamo messo sul piatto il nostro capogruppo Fabio Rampelli, una persona di assoluta capacità e molto conosciuta e popolare nel Lazio". Tuttavia, precisa, "abbiamo anche detto che siamo disposti a fare un passo indietro se poi ci dovesse essere maggiore convenienza su un altro candidato".
E i sondaggi che dicono?
Il messaggio a Berlusconi è chiaro: se tu molli Gasparri, io mollo Rampelli e si può cercare una convergenza su Pirozzi. I sondaggi del resto non mentono: il centrodestra diviso non ha alcuna speranza di arrivare al ballottaggio. Secondo una rilevazione di Izi pubblicata da Repubblica, il candidato del Pd, l'attuale presidente Nicola Zingaretti, risulta primo tra i candidati con il 35% delle preferenze, con la pentastellata Roberta Lombardi al 28%, Pirozzi al 23% e Gasparri al 12%, una percentuale inferiore a quella accordata a livello nazionale a Forza Italia. Insomma, anche uniti, la vittoria contro Zingaretti è tutt'altro che scontata. Ma Berlusconi non vuole darla vinta a nessuno e chiede a Pirozzi di ritirarsi. Quotidiani di area, come Libero, pubblicano retroscena velenosissimi secondo i quali il primo cittadino del paese simbolo del sisma sarebbe addirittura una quinta colonna del governatore uscente. In una partita giocata tutta sui rumor e sulle mezze voci, dal cilindro del Cav salta fuori un altro coniglio: Guido Bertolaso, uomo per tutte le stagioni, già lanciato senza successo per la corsa al Campidoglio. Secondo il Messaggero, la nuova proposta per mettere d'accordo tutti sarebbe un ticket Pirozzi-Bertolaso con quest'ultimo nel ruolo di vicepresidente.
Bertolaso: "Un ticket con Pirozzi? Fake news"
L'interessato, replica sdegnato sul proprio profilo Facebook. L'ex capo della Protezione Civile è impegnato in Sierra Leone e non rientrerà nell'agone politico. "Fra le migliaia di 'fake news' che mi hanno riguardato in questi otto anni", afferma l'ex capo della Protezione civile, "quella che mi riferiscono oggi è fra le piu' ridicole e, permettetemi, offensive! Fra l'altro proprio oggi è stato firmato il protocollo per avviare il 118 in Sierra Leone, progetto al quale lavoro da due anni. Chi vuole incontrarmi è bene che acquisti un 'ticket' per quella destinazione!".
Pirozzi non rinuncia. "Manco se me lo chiede Berlusconi"
Pirozzi da parte sua resta inamovibile. In un'intervista a Klaus Davi - che ha avuto risalto mediatico per aver riaperto l'ennesima polemica su meriti e demeriti di Mussolini (bene le opere pubbliche, male le leggi razziali e l'alleanza con Hitler) - il sindaco di Amatrice ha dichiarato che non si ritirerebbe nemmeno se il Cavaliere glielo chiedesse personalmente. "Nessuna legge dello stato vieta una mia candidatura"; ha detto, "per fortuna viviamo in una democrazia. Se Berlusconi mi chiamasse ad Arcore ci andrei e se mi chiedesse personalmente di non candidarmi gli direi in faccia che non rinuncio. Che non cambio idea. Non sono una persona che gioca con certe cose. Sono coerente." E c'è chi sostiene che questo colloquio, seppur solo al telefono, sia già avvenuto. Chi invece ha avuto un incontro faccia a faccia con Pirozzi è stata oggi la candidata grillina, Roberta Lombardi, recatasi ad Amatrice. Per un colloquio nel quale non si è parlato solo di ricostruzione ma anche di una partita elettorale che rimane apertissima.