Giuliano Pisapia era sceso in campo per unire quanto era rimasto a sinistra del Pd e ricondurlo a un dialogo costruttivo con il governo Un compito tutt'altro che facile, però, se gli interlocutori sono i bersaniani di Mdp-Articolo Uno, che dal Pd erano usciti per frizioni di carattere anche personale. Le tensioni con gli ex scissionisti sono tornate a salire mentre si avvicina la legge Finanziaria e si discute quale atteggiamento tenere in Aula.
Il 12 settembre, durante la riunione nella sede di Articolo uno a Roma, era stata siglata la tregua tra i fuoriusciti dal Pd e Campo progressista, la formazione che fa riferimento all'ex sindaco di Milano. Assemblea costituente in autunno e richiesta al governo di una svolta sulle politiche economiche le decisioni prese dal coordinamento. Dialogo proseguito nei giorni successivi ma che ora, secondo quanto apprendiamo, rischia di interrompersi. Pisapia, riferiscono fonti parlamentari, è sempre piu' tentato dal rilanciare il progetto originario, la formazione di un campo largo. Si sta pensando anche ad una nuova manifestazione da organizzare al Brancaccio. Replicare non l'iniziativa dei Comitati per il No del duo civico Falcone-Montanari ma la kermesse che si tenne il 9 marzo nel teatro romano, dal titolo 'La prima cosa bella'. In quella Convention nazionale Campo progressista lanciò il suo piano aperto alla società civile. Poi, dopo la fuoriuscita di Bersani dal Pd, si aprì il canale per un nuovo soggetto politico.
"Così non si può procedere"
"Le condizioni per andare avanti sono a rischio, così non si può procedere", sta spiegando ai suoi l'ex sindaco di Milano, che ha messo in dubbio la sua partecipazione alla festa di Articolo Uno che si terrà a Napoli fino a domenica. Diversi i nodi sul tavolo. Il primo è la volontà di Mdp di allargare a Sinistra italiana. "Ci hanno posto una sorta di aut aut, ma noi su questa strada non ci possiamo stare", riferisce un fedelissimo di Pisapia. L'atteggiamento da tenere nei confronti del governo è un altro problema insoluto. Perché l'avvocato milanese non intende rompere con l'esecutivo e, invece, Articolo uno vuole prima del Def avanzare le proposte a Gentiloni e andare ad una trattativa serrata. Ma è anche la legge elettorale ad aver ampliato le distanze. Perché Pisapia - sottolineano ancora le nostre fonti - ritiene che si debba aumentare la quota maggioritaria, ma anche che il 'Rosatellum' bis va nella direzione auspicata da tempo, visto che apre alla spinta alle coalizioni.
D'Alema: "Pisapia si candidi, sarebbe più forte"
L'assunto che Pisapia ripete ai fedelissimi è che il Pd deve cambiare agenda, direzione e soprattutto la politica economica, che con Renzi al momento non c'è alcun rapporto e nessuna eventualità di finire in un listone insieme. L'ex sindaco di Milano non intende però chiudere a una discussione sulla legge elettorale, così come vuole mantenere un dialogo con la sinistra del Pd, in attesa di nuove primarie. E, mentre le tensioni a sinistra riprendono a salire, a chiedere a Pisapia un impegno più concreto è uno dei pezzi da novanta di Mpd, Massimo D'Alema. In un'intervista al Corriere, pur ribadendo di non avere alcuna intenzione di allearsi con il Pd, l'ex leader della Quercia suggerisce all'avvocato di candidarsi al Parlamento: "Sarebbe un leader più forte se si mettesse in gioco personalmente". "Indipendentemente dalla sua storia", ha detto D'Alema, "Pisapia porta uno stile unitario, una cultura di governo, una naturale ritrosia rispetto alle asprezze dello scontro politico, che in un panorama dominato da leadership chiassose ne fa una figura positiva. Dovrebbe essere un leader più coraggioso". Ovvero, "esporsi di più, prendere in mano il processo unitario. Spingersi in avanti. Non possiamo permetterci di avere alla sinistra del Pd due liste in conflitto tra loro sull'orlo della soglia di sbarramento. Sarebbe un suicidio".