La procura di Palermo ha chiesto che i vertici di M5S in Sicilia vengano processati per la vicenda delle firme false presentate a sostegno delle liste in occasione delle elezioni amministrative del 2012.
Cosa accadde la notte del 3 aprile
Tutto - ricostruiscono Repubblica e Il Fatto Quotidiano - inizia ai primi di aprile del 2012: bisogna correggere un errore materiale nella lista per le Comunali di Palermo perché il luogo di nascita di Giuseppe Ippolito, uno dei candidati al consiglio, è sbagliato. Il 2 aprile gli attivisti vengono convocati nella sede del moVimento in via Sampolo, i moduli vengono divisi e le firme ricopiate materialmente da quelli che contenevano l'errore.
Lo zampino delle Iene
A sollevare la vicenda fu una serie di servizi delle Iene, in cui venne intervistato Vincenzo Pintagro, attivista della prima ora e grande accusatore che ha raccontato di essere stato testimone della ricopiatura delle firme.
Chi è stato incriminato
- Il deputato nazionale Riccardo Nuti, ex capogruppo alla camera
- Giulia Di Vita, deputata nazionale
- Claudia Mannino, deputata nazionale
- Samantha Busalacchi, attivista
- Pietro Salvino, marito di Claudia Mannino
- Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo (che non è coinvolta nel caso).
- Giuseppe Ippolito, candidato M5S
- Stefano Paradiso, candidato M5S
- Toni Ferrara, candidato M5S
- Alice Pantaleone, candidata M5S
- Francesco Menallo, avvocato ed ex militante M5S,
- Giovanni Scarpello, cancelliere
- Claudia La Rocca, deputata regionale
- Giorgio Ciaccio, deputato regionale
I ruoli
- La Rocca e Ciaccio collaborano con la Procura
- Nuti, Di Vita e Mannino si appellano alla facoltà di non rispondere e in una memoria difensiva sottolineano la loro innocenza.