Un post pubblicato su Medium. Dentro una lettera aperta al presidente del gruppo parlamentare europeo dell’Alde: “Mr. Verhofstadt, lasci stare. Non faccia accordi con Beppe Grillo”. Guy Verhofstadt è il politico belga che dopo l’ok per l’ingresso degli europarlamentari grillini nel suo gruppo è stato al centro della polemica politica, non solo in Italia. In queste ore, dopo accesi dibattiti interni l'accordo è saltato.
Da quello che risulta all’Agi nelle ore precedenti i parlamentari libdem hanno scritto a quelli che sarebbero diventati poi firmatari della lettera aperta. Un testo ben informato, che conteneva anche un documento riservato con i punti dell’accordo tra Grillo e Verhofstadt. “Quell’accordo era una trappola. Può essere interpretato in ogni maniera. E in sé non vuol dire nulla” ha detto all’Agi Alessandro Fusacchia, 38 anni, ex capo di gabinetto del ministero dell’Istruzione. È lui ad aver pubblicato il post su Medium insieme ad altre cinque persone, tutti italiani, tutti vicini politicamente all'area liberal democratica dell'Albe.
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“Perché lo abbiamo fatto? Perché riteniamo che sarebbe stato un grosso errore. Noi conosciamo bene il gruppo liberal democratico europeo. Abbiamo contatti con loro. Ieri notte c'è stato un tam tam intenso con i parlamentari, che ci hanno scritto. Sappiamo come la pensano, ed è come la pensiamo noi, e sono forse l’ultimo baluardo che sostiene il senso vero dell'Unione europea e della moneta unica. Grillo la pensa in maniera opposta, e che venga dall’Ukip non è un caso”. L'Ukip, il partito di Nigel Farage, quello che ha guidato il Regno Unito fuori dall’Ue. E a cui Beppe Grillo il 9 gennaio ha inviato una lettera: “Caro Nigel, le nostre strade si sono divise. Tu hai ottenuto la vittoria della battaglia principale. Il Movimento 5 Stelle invece la sua battaglia deve ancora vincerla”.
Il gioco politico: la corsa per la presidenza, contro due italiani
È proprio questa battaglia che contestavano. Aver condiviso il percorso anti europeista di Farage per poi tentare di legarsi al partito più europeista di Bruxelles. Che conta 68 deputati (nessuno italiano) e che con i 17 dei 5 Stelle sarebbe diventata la terza forza politica in Parlamento. “Numeri che avrebbero potuto consentire a Verhofstadt di essere eletto presidente”, dice Fusacchia. Il belga infatti è in corsa per la presidenza del parlamento europeo contro i socialisti, guidati dal democratico Giovanni Pittella, e i conservatori guidati da Antonio Tajani. Entrambi italiani. Entrambi avversari politici in Italia dei 5 Stelle.
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Sarebbe stata una mossa di realpolitik, da entrambe le parti. Da parte di Verhofstadt per essere eletto. E dei 5Stelle per contare di più in Europa. E magari rivendersi in Italia il peso determinante nell’elezione del presidente del Parlamento europeo, contro due candidati cresciuti nella politica italiana. Non è un caso che nel post con cui Grillo ha chiesto ai suoi iscritti di votare la sua decisione si parla di volontà di acquisire "un peso specifico nelle scelte che si prendono”. Di essere "l'ago della bilancia su decisioni importanti". O di intervenire "nelle sessioni plenarie, nella conferenza dei presidenti" per non “occupare una poltrona con le mani legate". I voti li ha ottenuti. Ma non sono serviti a nulla.
"La nostra è stata la reazione di chi all'Europa ci crede davvero"
La decisione ha scosso non poco le acque anche tra i parlamentari dell’Alde. Molti parlamentari lo hanno espresso pubblicamente. E questa lettera, insieme alla pubblicazione di un documento interno riservato, ne è stata una conseguenza. “Noi abbiamo lavorato finora per supportare le forze liberal democratiche europee" conclude Fusacchia. "Sono quelle che credono nell’Europa. Nell’euro. Nella necessità di ripensare l’Ue. Noi siamo convinti che questa Europa vada cambiata. Ma per renderla politicamente più unita. Ma i 5 Stelle c'entrano poco con i principi dell'Alde. E li avrebbero corrosi dall'interno”.